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Di Maio: “La guerra in Ucraina dimostra che serve Unione europea ancora più rapida e coesa” (MF)

L’ isola di Ventotene è un luogo di importanza storica e simbolica: uno dei luoghi dove è nata l’idea di Europa unita. Nel 1941, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, inviati al confino dal regime fascista, trasformarono questa piccola isola nella culla di una grande idea europea, che ha portato nel Vecchio Continente più di 70 anni di pace e prosperità: un regalo di cui i recenti, tragici avvenimenti in Ucraina ci fanno ancor più apprezzare l’eccezionalità e la grandezza. L’attacco russo all’Ucraina è un’aggressione inqualificabile che condanniamo nei termini più forti. Il governo italiano, in stretto raccordo con partner e alleati in ambito Ue, G7 e Nato, sta agendo su tutti i fronti in risposta a questa crisi: dando fattivo sostegno al governo ucraino; opponendosi con fermezza alla condotta russa, anche tramite lo strumento delle sanzioni; aiutando, sia in Italia che nei paesi confinanti dell’Ucraina, le tante persone che fuggono dalla guerra; ma anche attivandosi in ogni sede opportuna per promuovere il dialogo e la cessazione delle ostilità.

La coesione e la fermezza con cui l’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno reagito all’aggressione russa all’Ucraina, a difesa dei valori che sono al cuore del progetto europeo oltre che dell’ordine internazionale, dimostra come da questa congiuntura drammatica possa trovare slancio una nuova fase di crescita della nostra casa europea che, muovendo verso una politica comune – per esempio – nei settori della salute, dell’energia, della difesa, contribuisca a realizzare un’effettiva autonomia strategica dell’Unione Europea. Già l’emergenza pandemica ci ha insegnato l’enorme valore aggiunto del lavorare insieme, mettendo a fattor comune le nostre forze per affrontare le sfide meglio e più rapidamente. Di fronte al conflitto in Ucraina, l’Unione Europea e i suoi Stati membri si sono attivati tempestivamente e in maniera compatta e solidale per assicurare sostegno a 360 gradi alle autorità di Kiev, alla popolazione ucraina nel Paese e a coloro che sono stati costretti a lasciarlo per sfuggire alla guerra. Per la prima volta, l’Unione Europea ha deciso l’attivazione della Direttiva sulla Protezione Temporanea in favore dei profughi ucraini, decisione che l’Italia ha sostenuto. Sono 5,4 milioni i profughi registrati in uscita dall’ Ucraina, per la maggior parte diretti verso l’Europa. A oggi l’Italia ne ha accolti oltre 100.000. Con lo stesso spirito, l’Unione Europea è chiamata a rispondere alle molteplici ripercussioni del conflitto, anzitutto in termini di sicurezza energetica europea. Per questo a Bruxelles siamo a favore di meccanismi di solidarietà per il gas naturale per poter compiere passi in avanti verso un approccio comune in materia di stoccaggio e acquisti. Sosteniamo, a livello europeo, l’esigenza di imporre un tetto sul prezzo del gas, per mitigare l’impatto dell’impennata dei prezzi su famiglie e imprese. Siamo così oggi tutti più consapevoli non solo dell’importanza ma anche della necessità di un’Europa coesa al suo interno e forte nel parlare all’esterno con una voce sola, un’Europa che sia più della somma delle sue parti. Iniziative come la Scuola d’ Europa contribuiscono a rendere questa visione una realtà, consolidando il sentimento di un’appartenenza condivisa. Alla base dell’idea di Europa ci sono i cittadini, e l’Unione Europea si costruisce a partire dalle comunità, dai quartieri, dalle città. L’essere europei parte dall’impegno di ciascuno di noi nella vita di tutti i giorni. Ciò vuol dire esercitare il diritto di voto (per chi di voi già può farlo e per chi lo farà molto presto), secondo coscienza ma in modo consapevole e informato, e partecipare attivamente al processo di formazione delle decisioni e delle politiche pubbliche. È perciò molto importante che la Scuola d’Europa abbia preso parte alla Conferenza sul Futuro dell’Europa, un inedito esercizio di partecipazione democratica e un’opportunità unica per disegnare l’Europa del domani partendo da idee e proposte dei cittadini. Ora che questo esercizio si avvia a conclusione, ne vediamo il potenziale di riforma della nostra Unione. Una riforma che riteniamo possa focalizzarsi su priorità sia di ordine sostanziale — per un’Europa più unita, forte e autonoma ma anche più inclusiva e solidale, traendo le necessarie lezioni dall’esperienza della pandemia e dalla risposta alla crisi ucraina — che di metodo, per rendere l’Unione capace di decidere in modo efficace e rapido sulle questioni che più toccano la vita dei cittadini.

Come governo italiano, abbiamo sempre creduto in questo esercizio, promuovendo la più ampia partecipazione soprattutto dei giovani. Per questo, a novembre abbiamo organizzato un grande evento a Roma con giovani studenti universitari provenienti da tutti gli Stati membri Ue e dai sei paesi dei Balcani. Si è trattato di un momento di incontro e dialogo che ha contribuito a rilanciare il dibattito sulle prospettive europee dei Balcani e a creare una rete transnazionale di giovani uniti dalla volontà di lavorare insieme su progetti comuni.

A dicembre, sempre nel contesto del nostro contributo alla Conferenza sul Futuro dell’Europa e del tradizionale appuntamento dei Med Dialogues a Roma, abbiamo organizzato un analogo Forum questa volta coinvolgendo i giovani dei paesi del Mediterraneo per elaborare idee e proposte per un futuro di pace e sviluppo condiviso tra le due sponde del Mare Nostrum. Immagino tra di voi oggi la stessa speranza consapevole per il futuro della nostra Europa che ho colto nei giovani che hanno partecipato a questi eventi. Da parte nostra, come governi, come leader politici, come istituzioni, confermo l’impegno ad accogliere e mettere in pratica le raccomandazioni che i cittadini formuleranno a esito della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Anche grazie a progetti come questa Scuola, potremo costruire uno spirito sempre più forte di cittadinanza europea, per salvaguardare e sviluppare ulteriormente la casa comune che è l’Unione Europea.

 

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