GAETA «A casa sua Salvini può fare quello che gli pare. Ci mancherebbe. La Lega ha la sua famiglia politica e Marine Le Pen ne fa parte. Noi facciamo parte di un’altra famiglia politica e Marine Le Pen non sarà mai un nostro alleato». Antonio Tajani chiude la tre giorni dei giovani di Forza Italia «Azzurra libertà» ed è del futuro del partito che guida e che confida di poter guidare anche dopo il congresso di febbraio, che vuole parlare. Ma non può dribblare l’annuncio che, praticamente in contemporanea, arriva a Gaeta attraverso i canali social di Matteo Salvini: Le Pen sarà a Pontida.
Interpellato dal Corriere, Tajani ribadisce il no convinto a un’alleanza in Europa delle forze del centrodestra italiano con la leader del Rassemblement national, associandola al partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland. Ma distingue i due partiti dalla Lega. «I nostri valori – spiega – sono alternativi sia rispetto a Le Pen sia rispetto a AfD. I loro valori, peraltro, sono molto diversi anche da quelli della Lega, secondo me. Quindi per Forza Italia con la Lega tutti gli accordi possibili. Con Le Pen e AfD ogni accordo è assolutamente impossibile». Di più: «Nessuno farà mai un accordo di governo con Le Pen e con AfD».
Quello del posizionamento di Forza Italia distinto e alternativo rispetto agli alleati di governo e ponte indispensabile per un’intesa tra conservatori e popolari in Europa è argomento centrale di Tajani in vista delle elezioni. «Noi guardiamo a quella parte di italiani che in larga parte si sono astenuti, agli ex elettori democristiani e socialisti delusi dal Pd o dal M5S che ora percepiscono come forze di sinistra o di estrema sinistra. Ci rivolgiamo a quegli italiani che credono nei valori liberali, cristiani, garantisti, riformisti che Forza Italia incarna, che vogliono costruire con noi la grande dimora, il “centro di gravità permanente” della politica italiana. Forza Italia è questo: il porto sicuro che garantisce stabilità e serietà al governo del Paese».
Un disegno che non esclude accordi e «prelievi» da altre forze politiche, ma con una prescrizione netta: «La nostra lista resta quella di Forza Italia, con il nostro simbolo e l’imprescindibile riferimento al Ppe. Siamo pronti a ospitare rappresentanti dei movimenti, della società civile o esponenti dell’area popolare nelle nostre liste. Tanti stanno arrivando. Da noi troveranno porte aperte. Ma non rincorriamo nessuno. Non ci interessa far dispetti». Del disegno di allargamento non fa parte Renzi: «Appartiene a un’altra famiglia. È diverso da noi. Ha il suo partito. Vedremo quanto varrà nelle urne».
Funzionerà la strategia del segretario, anche se questa volta Forza Italia si presenta alle elezioni senza poter più contare sul fondatore, scomparso a giugno? «È dal 1994 che ci sottostimano. Anche prima delle ultime elezioni ci davano al 4% e invece abbiamo preso 1’8,5, come la Lega. Sono ottimista perché mi fido degli elettori, non delle previsioni di avversari, interessati o menagramo». Il segretario, anche nel suo discorso di chiusura di «Azzurra libertà», ribadisce gratitudine nei confronti di Berlusconi e l’impegno a preservarne l’eredità. Ma, forse per la prima volta, si affranca: «Ora – arringa dal palco – dobbiamo camminare con le nostre gambe».
Una riflessione a margine dei lavori di partito, Tajani, nel suo ruolo di ministro degli Esteri, la fa sulla Cina e sul l’uscita dalla Via della Seta. «I1 partenariato strategico avviato da Berlusconi nel 2004 e negli anni rinforzato e trasformato, resta – dice -, la Via della Seta è il paragrafo di un più ampio capitolo. E si è rivelato non vantaggioso per noi ma solo per loro. Non è determinante per i nostri rapporti con la Cina che vogliamo restino positivi».