Ministro, recentemente ha mandato gli ispettori in Congo per verificare la situazione del rilascio dei visti. Nei mesi scorsi analoghe iniziative sono state prese per altri Paesi. Che quadro è emerso da queste ispezioni?
«L’immagine che ne è venuta fuori è quella di un quadro profondamente deteriorato. Di una situazione preoccupante. Soprattutto in Congo».
Ha già preso provvedimenti?
«Ho immediatamente disposto il rientro immediato di due funzionari, ho ordinato la sospensione temporanea del servizio visti nazionali a Kinshasa e ho dato stringenti disposizioni a tutti gli uffici della rete al fine di rafforzare la capacità delle nostre sedi d’intercettare le richieste fraudolente di visti e prevenire fenomeni corruttivi. E non è finita qui, presto ci saranno altri provvedimenti».
Al Congo e al traffico di visti potrebbe essere legata anche la vicenda dell’ambasciatore Luca Attanasio, brutalmente assassinato in quel Paese africano assieme il carabiniere Vittorio Iacobacci. Può dirci qualche cosa in tal senso?
«Il Viminale si occupa della parte amministrativa di queste ispezioni. Con i nostri funzionari, però, facevano parte della missione anche esperti dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Hanno visto le carte e indagato. Noi, da parte nostra, abbiamo messo tutto a disposizione degli inquirenti che decideranno come muoversi».
Dal punto di vista amministrativo cosa avete trovato in Congo?
«Troppi visti concessi in maniera superficiale. C’erano pratiche con fascicoli vuoti, altre con incartamenti distrutti. Altri ancora con una serie di documenti contraffatti. Sinceramente non mi aspettavo una situazione di simile gravità».
Che farà il governo per estirpare questo malcostume?
«L’obiettivo prioritario del governo è quello di contrastare ogni forma di ingresso irregolare in Italia. Vogliamo scegliere noi chi entra nel nostro Paese e non lasciare la scelta a trafficanti e reti criminali. Per farlo, però, dobbiamo attuare una profonda revisione delle procedure interne e dare forza alle nostre sedi consolari».
Ministro, durante la nostra inchiesta alcuni diplomatici hanno lamentato soprattutto la carenza di personale e l’eccessivo ricorso alla figura del “contrattista”. Avete intenzione di intervenire?
«Ambasciate e Consolati offrono un significativo contributo alla lotta contro reti di malaffare ai danni del nostro Paese. Lo dimostrano le regolari segnalazioni di frodi, che spesso vengono perpetrate grazie all’aiuto delle organizzazioni criminali presenti in Italia. Per rafforzare i controlli, però, bisogna dotare i nostri uffici delle risorse di cui hanno bisogno. Abbiamo avviato un percorso di incremento degli organici, perché serve personale qualificato».
La situazione è davvero così complessa?
«La carenza di organico in alcune sedi è davvero preoccupante. In Niger per esempio, mentre è scoppiata la guerra civile, l’ambasciatrice si stava trasferendo in Corea, il più alto in grado era un bravissimo colonnello dei carabinieri, che di fatto si è trovato a fare le veci di un ambasciatore. Ci sono altre ambasciate, soprattutto in Sud America, dove il personale è ridotto al lumicino. Ma tutto questo per fermare il malaffare non basta».
Si spieghi…
«Abbiamo chiuso un accordo con la Polizia di Stato per avere agenti all’interno delle nostre sedi diplomatiche più esposte, in modo da rafforzare i controlli sulle richieste di visti d’ingresso nel nostro Paese. Lo abbiamo messo nel decreto legge sull’immigrazione, che attualmente è in prima lettura alla Camera».
Quali saranno i prossimi passi?
«Dopo le ispezioni a Kinshasa e Brazzaville e quelle che avevo ordinato ad agosto in Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh, ho già previsto di inviare ulteriori ispezioni in alcune aree che hanno un contesto ambientale particolarmente delicato, quali alcuni Paesi dell’America Latina».
Quindi tolleranza zero verso i furbetti del visto, anche per tutelare quelli che hanno diritto a chiedere il permesso di entrare in Italia…
«Non dobbiamo dimenticare che i visti servono anche a facilitare il commercio e gli investimenti, oltre che a permettere scambi culturali e flussi turistici di qualità. Anche per tutelare tutto questo vogliamo rafforzare i canali legali e sicuri di migrazione dei lavoratori stranieri, a vantaggio del sistema produttivo italiano».