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Antonio Tajani: “Mission impossible, il vero danno per l’Italia è stato il forfait alle Olimpiadi” (la Repubblica)

«Su, era una mission impossible…». Finisce con Antonio Tajani che cita Tom Cruise, il capolinea è una presa d’atto che non è rassegnazione: «Abbiamo comunque difeso e promosso l’immagine dell’Italia». Secondo il ministro degli Esteri il passo falso dell’Italia nella gara per l’assegnazione dell’Expo «è una brutta notizia ma purtroppo piuttosto attesa».

Possiamo considerare l’esito della corsa per l’Expo una sconfitta per la nostra diplomazia?

«Guardi, abbiamo fatto tutti il nostro dovere: il governo, la diplomazia, il Comune di Roma e la Regione Lazio, le associazioni degli imprenditori. Ci siamo battuti. Ma era una partita che non si poteva vincere. Sapevamo bene quale sarebbe stato l’esito. Questo governo ha ereditato la scelta di candidarsi fatta da altri. Quando siamo arrivati molti Paesi avevano già preso impegni con i nostri competitor, entrambi fortissimi».

Perché Roma non poteva vincere?

«Non era in discussione la qualità del progetto. Ma ci sono delle rotazioni, l’Italia ha ospitato l’Expo pochi anni fa. Bisogna accettare anche i risultati negativi. Auguri a Ryad. Ci saremo con il nostro padiglione. Come saremo nel 2025 a Osaka».

Quanto è forte il rischio di un contraccolpo d’immagine?

«Non credo ci sarà. Abbiamo organizzato la Ryder cup, ci saranno le Olimpiadi invernali, gli Europei di calcio. Mi lasci dire che è stato un errore avere rinunciato ai Giochi a Roma: avremmo avuto più chance di successo rispetto alla gara per l’Expo».

Massolo, ex segretario generale della Farnesina e capo del comitato organizzatore, ha parlato di «deriva mercantile» dietro la vittoria di Ryad. Vuole commentare?

«No».

Il tema della giustizia resta in primo piano. L’Anm ha criticato il provvedimento sulle pagelle ai magistrati. Il presidente Santalucia dice che giudice e pm non sono «scolari».

«Non c’è alcuna offesa nei confronti dei magistrati. Tutti noi siamo soggetti a valutazione: i politici sono giudicati dagli elettori, i militari dai loro superiori, e via dicendo per le altre professioni. Lo stesso discorso vale peri test psico-attudinali».

Che pero sono saltati. Chili ha proposti e chili ha bocciati?

«Non so se la proposta sia stata di Mantovano, non ho partecipato al pre-consiglio dei ministri. Con Nordio si è stabilito che non era il caso che questa misura andasse nella legge delega. Non era il momento giuridico, ecco. Ma i test plico-attitudinali li fa chiunque partecipa a un concorso pubblico. Sarà un riflesso del fatto che sono padre di una psicoterapeuta, ma onestamente non vedo motivo di irritarsi. Il dibattito di questi giorni non fa che riproporre l’urgenza di una riforma della giustizia».

Un vostro cavallo di battaglia che arranca dietro premierato e autonomia.

«Stiamo parlando di tre grandi riforme che devono viaggiare di pari passo. Forza Italia auspica che le nuove norme sulla giustizia procedano speditamente. Nel giro di un anno, al massimo un anno e mezzo, la riforma della giustizia può e deve essere portata a compimento. La separazione delle carriere non mortifica i magistrati ma esalta il ruolo del giudice terzo. Essere garantisti non significa non mandare i delinquenti in galera, ma magari non farvi finire qualche innocente. E questa riforma non può non contenere le norme sulla giustizia civile. È inammissibile che oggi ci siano tre milioni di cause pendenti: i ritardi pesano per tre punti sul Pil».

A quali misure pensate?

«Digitalizzazione, nuove prassi amministrative. È una sfida che non può vederci soccombere, ne va anche della credibilità di fronte all’Europa».

L’opposizione giudiziaria al governo fu uno dei temi-chiave delle campagne di Berlusconi. Crosetto lo ripropone oggi. È davvero attuale?

«Non so quali siano le notizie di cui Crosetto è in possesso, non ne abbiamo parlato: io sono a Bruxelles e lui negli Stati Uniti. Che ci siano alcuni magistrati politicizzati mi sembra un fatto. Berlusconi fu combattuto anche con inchieste e processi incomprensibili. Mi auguro solo che quella stagione sia finita. Guido è una persona seria, parla di riunioni di magistrati in cui si sono espressi giudizi non positivi sul governo. Ma le toghe hanno il dovere dell’equilibrio. La separazione dei poteri deve rimanere un principio cardine del nostro ordinamento».

Salvini ha presentato la kermesse dell’ultradestra invitando tutte le forze che non vogliono i socialisti al governo dell’Ue. Voi andrete?

«Non siamo stati invitati e quella è una kermesse di Id. Ricordo che io ho guidato il Parlamento europeo senza i voti del Pse, dopo aver sconfitto un candidato socialista. Con un’alleanza fra popolari, conservatori e liberali. Altre forze non sono in sintonia con il Ppe. Ma forse neppure con la Lega, che con una sua ministra, Locatelli, porta avanti politiche opposte a quelle di Afd che vuole classi separate per i bambini disabili. Una cosa che fa ribrezzo».

A Firenze, ci sarà anche Wilders, fresco di vittoria in Olanda.

«Wilders è lo stesso esponente politico che diceva che non bisognava dare soldi del Pnrr all’Italia. Posizione difficilmente sostenibile, mi pare».

  • Autore: Emanuele Lauria
  • Testata: la Repubblica

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