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Tajani: «I nostri soldati a Gaza con la pace» (Nazione-Carlino-Giorno)

ROMA

Ministro Tajani, che cosa risponde alla segretaria del Pd Elly Schlein, che ha detto che «l’Italia dovrebbe evitare nuovi invii di armi ad Israele perché non si può rischiare che siano usate per crimini di guerra»?

«Che è una affermazione basata su una cosa che non esiste, perché l’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. È tutto bloccato. Il periodo in cui sono state inviate più armi ad Israele è stato durante il governo Conte. Ma da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale militare di qualsiasi tipo. E quindi, Schlein parla di cose che non esistono. È pura propaganda. Al Partito democratico dovrebbero essere meglio informati».

Se l’Onu chiama, tradizionalmente l’Italia c’è. Lei ha detto che potremmo mandare i nostri militari a Gaza se si deciderà di inviare una forza di pace nella Striscia. È una eventualità reale?

«Intanto bisogna concludere la guerra e creare una amministrazione temporanea sotto l’egida delle Nazioni Unite, una missione che secondo me dovrebbe essere guidata da un Paese arabo. In questo quadro, se ci verrà chiesto, noi siamo pronti a coinvolgere i nostri militari, in una missione di pace. Del resto, c’è la missione in Libano, c’è la presenza di Carabinieri a Gerico, in Cisgiordania. L’Italia ha una buona conoscenza dell’area. Dopo la guerra dobbiamo dare vita a uno Stato palestinese che riconosca Israele e che sia riconosciuto da Israele. A questo mi riferisco: nella fase di transizione una delle ipotesi è avere una presenza di forze delle Nazioni Unite che garantiscano pace e stabilità».

L’Italia è determinata a difendere il traffico marittimo nel Mar Rosso con una missione navale. Ma che missione sarà? La Germania ha detto che sarà solo difensiva, senza attacchi al suolo in Yemen. È così?

«Lunedì mi incontrerò a Bruxelles con i ministri degli Esteri dell’Unione europea. Come per le sanzioni ad Hamas per l’attacco terroristico ad Israele, presenteremo un documento preparato con Francia e Germania. Lo abbiamo scritto insieme al ministro della Difesa Crosetto. Il governo è unito nel difendere l’interesse nazionale e l’obiettivo è unire i Paesi europei sulla nostra proposta di creare una nuova missione marittima europea. Una missione che dovrà proteggere la libertà di navigazione e il traffico marittimo essenziale per i nostri porti e il nostro export. Per accelerare i tempi si potrebbero allargare fino a Suez i compiti dell’attuale missione che garantisce la libertà di navigazione ad Hormuz. Il tutto con la partecipazione della Ue ma non solo, penso ad esempio alla Norvegia. Sarà una missione difensiva, forte e vigile, che scorterà il traffico mercantile. Missioni di guerra nello Yemen non ce le ha chieste nessuno».

Veniamo al quadrante dell’Europa orientale, altro focolaio di crisi. I Paesi baltici hanno detto che intendono costruire difese comune contro la Russia. Quanto grande è la minaccia di una azione russa contro paesi Nato, ventilata da Mosca e ripresa in uno studio dello stato maggiore tedesco?

«Le minacce di Putin non vanno mai prese sottogamba, anche se non credo che lui voglia aprire un altro fronte di guerra. Mi sembra più una mossa propagandistica a fini interni. È comunque giusto preparare dei piani militari per ogni evenienza ed è ovviamente fondamentale aiutare l’Ucraina anche perché se Kiev non dovesse prevalere con la Russia si allontanerebbe la prospettiva di una pace giusta e aumenterebbe il rischio di ulteriori azioni militari del Cremlino, che potrebbero interessare paesi come la Georgia o la Moldavia e, in via ipotetica, i Paesi baltici. Anche se prima di fare una azione contro la Nato io credo che Putin ci penserebbe non una ma cento volte».

Sul fronte politico italiano, la Lega insiste per eliminare il limite dei due mandati per sindaci e governatori. Siete disponibili a parlarne?

«Sui sindaci mi pare ci sia la disponibilità un po’ di tutti. Per i governatori invece la situazione è diversa, dato che sono eletti direttamente e hanno dei poteri che non ha neppure il Presidente del Consiglio. Serve una democrazia che sia equilibrata. Per questo bisogna essere molto prudenti. Quindi, vedremo, se ne discuterà in Parlamento, però io ho molte riserve».

  • Autore: Alessandro Farruggia
  • Testata: Nazione-Carlino-Giorno
  • Luogo: Roma

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