Per Antonio Tajani la questione nomine europee passa da una scelta che deve fare il (suo) Ppe: aprire ai Conservatori di Giorgia Meloni o ai Verdi. Lui ha chiara la risposta: stare con la premier italiana.
Cosa spetta all’Italia nella Commissione?
«Un commissario di peso che sia vicepresidente».
Meloni farà parte dell’accordo sui vertici dell’Ue?
«Lei guida un governo con tre forze che la pensano diversamente. Meloni conosce la nostra posizione, noi siamo per il secondo mandato di Ursula von der Leyen, poi sarà lei a trovare una sintesi che rappresenti anche le nostre idee».
Meloni quindi non deve trattare soltanto come leader di Fratelli d’Italia?
«Le trattative le sta facendo lei, come è giusto che sia, ma è ovvio che le nostre posizioni la rafforzano nel negoziato».
In Parlamento in teoria ci sono i numeri per eleggere von der Leyen.
«Sì, ma bisogna allargare la maggioranza».
A chi?
«Ai Conservatori e non ai Verdi».
Meloni ha sfidato il Ppe, non vi conviene guardare a sinistra.
«Ha ragione. Le elezioni hanno parlato chiaro: sull’ambiente serve una terza via, che non sia negazionista, ma nemmeno estremista come quella di Greta Thumberg e Franz Timmermans. E quindi non ci si può alleare coni verdi».
Non tutto il Ppe la pensa così.
«Manfred Weber sì. Giovedì al summit del partito porterò questa posizione e spero che passi».
Le elezioni in Francia possono cambiare le cose?
«Formalmente no, il presidente resterà Macron. Certo, politicamente avranno un peso».
L’estrema destra è un pericolo?
«Non faccio pronostici, ma auspico che prevalgano le forze europeiste».
Marine Le Pen ha ammorbidito alcune sue posizioni sulla Nato e sull’Ue. Non basta?
«Ha fatto bene a cacciare i tedeschi di Afd, ma le sue idee sulla Nato e sull’Unione europea restano lontanissime dalle mie. Posizioni inconciliabili».
L’approvazione dell’autonomia differenziata ha aperto una crepa dentro Forza Italia. Tra i vostri deputati c’è persino chi non ha votato.
«C’è un’esigenza di rassicurare. Io capisco benissimo le preoccupazioni del Sud, ma Forza Italia, prima al Senato e poi con gli ordini del giorno approvati alla Camera, è già intervenuta per migliorare la legge».
Non votare una legge così importante è un gesto politico rilevante.
«Noi avevamo lasciato una sorta di libertà di coscienza su questo tema. L’indicazione del partito era di votare sì, loro hanno deciso di non votare. Ma i numeri per approvare il ddl c’erano in ogni caso. Sono emerse preoccupazioni che io comprendo benissimo e alle quali voglio rispondere».
Come risponde?
«Al prossimo Consiglio nazionale proporrò l’istituzione di un osservatorio sulle Regioni, formato dai capigruppo, i presidenti di Regione e la ministra Maria Elisabetta Casellati che dovrà monitorare il percorso della legge e controllare che i nostri ordini del giorno votati in Parlamento siano applicati. Vogliamo vigilare».
Vigilare perché non vi fidate?
«No, ma vogliamo fugare le preoccupazioni e mostrare che l’applicazione dell’Autonomia differenziata è un percorso lungo».
Alla Lega, in particolare al governatore veneto Luca Zaia, non piace sentir parlare della vostra “vigilanza”. C’è qualcosa di pericoloso nell’Autonomia differenziata?
«Dire “vigiliamo” non è un’offesa, non facciamo niente contro qualcuno. Ma l’autonomia è una cosa da maneggiare con estrema cura, tenendo conto delle preoccupazioni del Sud. Siamo al governo in Lombardia e Piemonte, in Veneto no perché Zaia non ha voluto, però lo voglio rassicurare: vogliamo soltanto far rispettare le regole».
L’Autonomia vi crea problemi con gli elettori?
«No. Forza Italia deve essere garante che vengano tutelatati l’unità nazionale e gli interessi di tutti i cittadini. Il risultato elettorale mostra che siamo un partito equilibrato da un punto di vista territoriale».
Il sorpasso sulla Lega cambia qualcosa all’interno del governo?
«Rafforza la maggioranza, perché andiamo a occupare uno spazio che oggi è libero: tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. Io non scherzo quando dico che voglio arrivare al 20 per cento, lo spazio c’è».
Aggredendo i voti dei centristi?
«Anche quelli delusi dalla svolta a sinistra del Pd. Schlein e Fratoianni prendono voti alla loro sinistra, fondamentalmente dai 5 stelle e lasciano un vuoto nei moderati. Noi peraltro sommando i voti della Südtiroler Volkspartei, che si è presentata con noi, siamo diventati il terzo partito italiano».
Meloni deve tenerne conto?
«Come elemento positivo, non di disturbo. Questa novità dà sicurezza al governo, copriamo l’area di centro, senza prendere i voti a Salvini e Meloni».
Volete un ministro in più?
«No, erano elezioni europee e io mi sono limitato a ricordare a Meloni la nostra posizione sull’Ue».
Direte la vostra sulle nomine? Su Fs Salvini non vuole intrusioni.
«Ripeto: bisogna tenere conto che Forza Italia è la seconda forza».