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Tajani: «Diritti a chi ha studiato qui» (Il Messaggero)

Ministro Tajani, è stato il primo a stigmatizzare lo sfregio ad Egonu. Crede che non sia il colore della pelle a definire l’italianità?

«Credo che, se una persona è cittadina italiana in base alla legge, lo è come tutti gli altri, qualsiasi siano il suo aspetto e le sue origini. Non esistono italiani di serie A e di serie B. Guardi che il mio è un cognome arabo. Probabilmente deriva da un architetto che nel ‘400 è arrivato in Italia dal Nord Africa. La tijaniyya è una corrente spiritualista sufi dell’Islam. Quanti sono gli italiani che hanno origini, magari anche remote e inconsapevoli, in altre parti del mondo? Bisogna conoscere la nostra storia ed essere obiettivi, realistici, lungimiranti».

Aprendo le porte e dando la cittadinanza a tutti come vuole certa sinistra?

«Assolutamente, no. Io sono impegnato in maniera molto convinta contro l’immigrazione irregolare e nella difesa della legalità da ogni fenomeno criminale, lo spaccio e tutto il resto, che può essere legato anche agli ingressi incontrollati e al permissivismo dell’accoglienza senza se e senza ma. E guai ad essere lassisti nella concessione della cittadinanza. Ma la forza del nostro Paese e le sue potenzialità economiche derivano anche dalla capacità di saper integrare persone che arrivano da fuori. Il modello dell’antica Roma è di una modernità impressionante. Diventare cittadino romano era un sogno per milioni di persone e la legge regolava questo sogno. La grande apertura, senza discorsi di etnia o razza ma restando rigidissimi nella pretesa del rispetto delle regole, è quella che rende una nazione competitiva».

La Lega attacca su queste cose. Dice che lei è uguale alla Schlein e insieme volete lo ius soli o altre «scorciatoie».

«Non è così. La nostra posizione è sempre stata a favore dello ius scholae, che non è una scorciatoia né una cosa di sinistra. Anzi, noi siamo contro lo ius soli, perché è demagogico. In ogni caso, la riforma della cittadinanza non è all’ordine del giorno dell’attività di governo».

Sennò si creano problemi gravi con Salvini che insegue Vannacci temendo forse che il generale faccia un partito più a destra del suo?

«Noi colpiamo gli avversari, non gli alleati. E ci interessa parlare del merito delle proposte. Ragionare sullo ius scholae, che è sempre stato un principio caro a Berlusconi, non è una svolta a sinistra né vuole essere uno strumento polemico. La dignità della persona – di chi ha svolto un percorso scolastico in Italia, sente di appartenere a questo Paese e lo dimostra quotidianamente con il suo impegno, con la conoscenza della nostra lingua e con l’adesione spirituale e concreta nei valori della nostra cultura e della nostra Repubblica – non ha nulla a che vedere con destra, sinistra o in generale con le diatribe politiche. Quello che conta, più di ogni differenza di aspetto o di storie, è il rispetto delle leggi e il sentirsi parte dell’identità italiana. Il patriottismo non è una questione etica, è un vincolo morale. Il coro che ha cantato l’Inno di Mameli nella festa dei 30 anni di Forza Italia era guidato da una donna di colore. È sbagliato l’assioma per cui non può esistere una destra conservatrice che crede nella forza e nelle potenzialità di chi ha altre origini ma appartiene completamente al Paese in cui ha scelto di vivere e per cui ha scelto di lavorare. Era forse di sinistra il premier conservatore britannico, Sunak, di origini indiane? Ed era di sinistra il suo ministro degli esteri, James Cleverly, ex ufficiale dell’esercito inglese con madre della Sierra Leone. E Snella Braverman, ministra degli interni in quello stesso esecutivo conservatore, origini indiane a sua volta, era una pericolosa sinistrese? Smettiamola di usare, in queste questioni così profonde, categorie che non significano nulla».

La Lega è agli antipodi da voi.

«Ben venga il dibattito. Proprio perché siamo per la difesa dei diritti, siamo intransigenti nei confronti di chi non rispetta le regole. In questo non vedo alcuna differenza con i nostri alleati. Sull’immigrazione illegale e sulla criminalità, anche quella ad opera delle organizzazioni straniere che delinquono in Italia, siamo per la tolleranza zero. Il rispetto per le persone, e il riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti quando sono meritati, non ha nulla a che vedere con il lassismo verso chi compie reati e non si comporta da cittadino italiano come si deve. Noi siamo un popolo accogliente e variegato, questa è una grande ricchezza culturale. Lo sa quanti carabinieri e militari di colore abbiamo negli organici delle forze armate?».

Saranno migliaia.

«Sono cittadini, c’è chi li chiama “nuovi italiani”, che fanno rispettare le leggi e difendono la patria esattamente come tutti gli altri. Ci sono anche monumenti, in giro per l’Italia, in memoria di appartenenti alle nostre truppe coloniali che, pur venendo da altri Paesi, hanno combattuto per l’Italia. Alcuni di questi sono anche stati decorati con le medaglie al valore».

Ma sono i figli di Berlusconi che spingono Forza Italia a tutta questa cultura dei diritti, a costo di creare scontri con qualche alleato?

«È una cultura che Forza Italia ha sempre condiviso con il suo fondatore. Fa parte del nostro Dna. E comunque, voglio dirlo una volta per tutte: quelli di Marina e Pier Silvio sono contributi, non sono imposizioni. Le do una notizia. Il 13 settembre, per l’inaugurazione della settimana dello sport nel mondo, intendo nominare ambasciatrici dello sport italiano le campionesse olimpiche della pallavolo».

Come ci si sente ad essere considerato un immigrazionista?

«È un’ideologia che non ci riguarda proprio. Il punto è dare diritti a chi li merita e rispetta le regole. Un’integrazione ben controllata e seria è fondamentale anche per la crescita economica del nostro Paese. Le imprese italiane hanno bisogno di immigrati regolari, e gestire gli arrivi è cruciale: cosa che il governo sta già facendo attraverso il decreto flussi e anche il Piano Mattei va in questo senso».

Ma la crescita ha bisogno solo di manodopera?

«Non lo penso affatto. Serve una vera politica industriale e una politica monetaria che aiuti le imprese. Condivido ciò che ha detto al vostro giornale Patuelli, presidente Abi. La Bce, per impedire la recessione e favorire la crescita, tagli con determinazione i tassi. Così da agevolare l’accesso al credito per famiglie e imprese. Anche i dati che vengono dalla Germania in queste ore confermano la necessità della riduzione del costo del denaro, per impedire la recessione di quel Paese che rischierebbe di essere contagiosa».

Non è che la cultura dei diritti porterà il partito, magari per far contenti i figli del Cav, nel centrosinistra?

«Siamo e saremo sempre alternativi alla sinistra. Siamo il centro alleato della destra ma vogliamo essere ancora di più un elemento di equilibrio. La nostra lealtà alla coalizione di governo e il sostegno all’esecutivo sono per noi fuori discussione. Abbiamo battaglie importantissime da portare. Le dicevo della centralità della persona, ebbene la nostra battaglia sul sovraffollamento delle carceri rientra in questa visione».

  • Autore: Mario Ajello
  • Testata: Il Messaggero

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