Costruire il futuro dell’industria e del nostro Paese Intervento Antonio Tajani
C’è un dato che inizia a preoccupare sempre di più chi segue le sorti dell’economia italiana: la produzione industriale del nostro Paese ha registrato a novembre 2024, ultimo dato disponibile, il 22esimo mese consecutivo di calo. Il cuore della crisi è nel settore auto: in 11 mesi la produzione è stata pari a 295mila vetture, in calo del 42% rispetto al periodo precedente. Per trovare numeri inferiori si deve tornare al 1956, quando se ne produssero 28mila. Se il Pil italiano ha recuperato il livello pre-Covid già nel 2023, il valore aggiunto industriale rimane ancora sotto del 2,9% rispetto al 2019. Questi numeri ormai ci parlano di una difficoltà dell’industria italiana che sembra essere qualcosa di pericolosamente strutturale. Qualcuno parla di rischio di “desertificazione industriale”: non voglio adoperare termini estremi, in politica non è responsabile ricorrere al terrore delle parole. Ma se non prenderemo le contromisure giuste, e se non lo faremo tutti insieme con i Paesi dell’Europa unita, il rischio ci sarà. Il Pil italiano in questi anni ha mantenuto posizioni, senza cadere in recessione come in altri Paesi europei. Abbiamo realizzato il record di export a 626 miliardi di euro, diventando la quarta economia esportatrice al mondo. E il record di occupati, al 62% della popolazione. La nostra industria ha resistito, con un valore aggiunto per occupato più alto che in Germania, Francia e Spagna. Il Made in Italy è un enorme patrimonio industriale da tutelare e su cui continuare ad investire. Ma di fronte a nuove difficoltà dobbiamo reagire, subito. In Italia e nella Ue. Insieme al Partito Popolare Europeo, riteniamo che il 2025 debba essere l’anno delle decisioni coraggiose per un’Europa competitiva e sicura. Per questo Forza Italia vuole lavorare a un “Piano Industriale per l’Italia e per l’Europa per la Crescita e l’Innovazione”, e lo presentiamo oggi in un convegno a Milano.
Abbiamo delle priorità che confrontiamo con il mondo dell’industria e dell’impresa:
- Rafforzare e difendere i pilastri italiani del manifatturiero e del Made in Italy (Food, fashion, forniture, design e tecnologia);
- Prioritizzazione dei settori industriali strategici per sicurezza, salute e sviluppo sociale del Paese (come farmaceutico, difesa/aerospazio e IT).
- Sviluppo di nuove politiche per la Riduzione del costo dell’energia. Misure di disaccoppiamento tra prezzo elettrico e quello del gas. Una quota maggiore dei ricavi Ets destinata alle industrie energivore per sostenere, ad esempio, l’idrogeno verde o la cattura del carbonio. Riduzione della dipendenza strategica nell’approvvigionamento delle materie prime. Potenziamento dell’attrazione dei capitali finanziari. Sviluppo, formazione e retention delle nuove competenze (Stem, in particolare) per il lavoro e la ReD.
- Riduzione sostanziale della burocrazia per le imprese, PA e giustizia funzionante in Italia. Vogliamo ridurre anche la burocrazia Ue, con il principio “una regola dentro, due fuori”. Il nostro obiettivo immediato è arrestare il declino industriale. Dal 2008 abbiamo perso 547 mila occupati nell’industria: perdendo posti di lavoro perdiamo anche quell’inestimabile tesoro di conoscenze e saper fare che questi lavoratori qualificati danno al nostro Paese. Nel medio termine, far ricrescere la quota di Pil generata dal settore manifatturiero fino al 20%, livello che riteniamo idoneo a garantire una solida e diffusa base industriale in Italia (e in Europa). Per recuperare questo livello è necessario rendere più conveniente produrre in Italia riducendo i costi di produzione su tutto il territorio nazionale, dando una mano al Nord, al Centro e al Sud, regione quest’ultima che ha ancora enormi spazi di crescita. Chiediamo alla Ue di lavorare a misure volte a mantenere la competitività dell’industria automobilistica europea, in particolare misure per evitare possibili sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di emissione del 2025. E di rivedere il bando per i motori a combustione del 2035, seguendo l’approccio della neutralità tecnologica. Bisogna riformulare con urgenza la proposta di legislazione europea sui farmaci sviluppata dalla precedente Commissione, rafforzando ed allungando la copertura brevettuale, anziché accorciarla, per essere attrattivi e competitivi come Usa e Cina. Non mi dilungo nell’elenco dei provvedimenti da prendere; la lista è lunga ma anche quasi universalmente conosciuta. Il messaggio che deve arrivare dalla Politica adesso è che dobbiamo muoverci, non c’è più tempo da perdere: se il “deserto” avanza dobbiamo fermarlo piantando nuovi “alberi”, ridando direzione di marcia e fiducia ai nostri imprenditori e ai nostri cittadini. Costruendo il futuro dell’industria costruiremo il benessere dell’Italia.