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Tajani: «È stato davvero il Papa di tutti» (Avvenire)

Tajani È stato davvero il Papa di tutti (Avvenire)
Tajani È stato davvero il Papa di tutti (Avvenire)

«Il vicepremier rilancia l’impegno su pace e migranti. «La Liberazione? Sarò alle Fosse Ardeatine»

Roma – Il Papa è di tutti. È stato un errore, ed è un errore ancor più in questo momento, attribuirgli un’etichetta politica». Dalle parole di Antonio Tajani, prima ancora che il rapporto avuto da ministro degli Esteri e da segretario di Forza Italia, traspare l’affetto personale, da credente, per il successore di Pietro che interloquiva con la politica mettendoci tutto sé stesso, il cuore innanzitutto. Pace e migranti i temi più spinosi, sui quali Tajani promette rinnovato impegno, con iniziative specifiche, anche per onorare la sua memoria. Quanto alle polemiche sul lutto nazionale e il 25 aprile, «io mi recherò alle Fosse Ardeatine», anticipa. Nessun oblio, quindi.

Che ricordi le vengono in mente?

«Tanti ricordi. Ma uno in particolare, un incontro nel 2017 con la comunità di San Vincenzo de’ Paoli: era sorpreso di trovare un politico alla Messa di una comunità impegnata nell’aiuto agli emarginati e ai tossicodipendenti. Piacevolmente sorpreso di vedere un politico impegnato accanto ai poveri, al tempo ero presidente del Parlamento europeo e mi aveva già conosciuto in questa veste. In un suo discorso del marzo 2023 auspicava una politica «che ascolta la realtà, che ascolta i poveri», e non che sta «chiusa nei palazzi». È il suo messaggio per noi che siamo in politica».

Una celebre espressione del Papa è quella della “guerra mondiale a pezzi”. Ma anche il suo Magistero è stato preso “a pezzi”, ognuno a sottolineare gli aspetti più vicini alla propria impostazione politica, trascurando gli altri…

«Il Papa è il capo dei cristiani, di tutti: non è di destra, di centro o di sinistra Poi può avere una simpatia maggiore o minore verso questo o quell’esponente politico. Traspariva ad esempio una simpatia personale verso Giorgia Meloni. Non si possono separare i suoi insegnamenti in materia di morale da quelli legati alla difesa della dignità umana di tutti, dedicandosi ai poveri, ai migranti, a visitare le carceri, come ha fatto fino all’ultimo con la sua visita a Regia Coeli. Così non può essere trascurato il suo impegno per l’ambiente, senza mai fame però un’ideologia: un rispetto per l’uomo e la natura, in una visione complessiva, attento ai diritti di tutti, poveri e omosessuali compresi. Un Papa vive del messaggio del Vangelo, non può essere interpretato come fosse un leader politico. La Chiesa è un concetto universale».

In questa chiave lei lo ha incrociato, spesso sui temi della pace.

«Aveva una visione complessiva, attenta a tutti i conflitti, anche, soprattutto quelli più dimenticati. Da presidente del Parlamento europeo ci rapportammo in particolare per la guerra in Sudan, aveva una grande attenzione, come sappiamo, ai conflitti africani, e sappiamo anche quanto si è speso per l’Ucraina e per il Medio Oriente. In una grande continuità con quello che è stato sempre l’insegnamento della Chiesa, penso all’immagine di Pio XII con le braccia aperte nei bombardamenti di San Lorenzo. Penso al discorso di Paolo VI al Palazzo di Vetro, penso all’opera immane di Giovanni Paolo II. Io vedo una grande continuità fra i Pontefici, anche fra Benedetto XVI e Francesco, la fede è una, mentre c’è chi ha giocato a dividere il popolo cristiano».

Ma sulla pace, si può fare di più, anche per onorare la sua memoria?

«Con gli incontri sul nucleare fra Iran e Usa tenuti a Roma l’Italia ha confermato un ruolo di promotrice della pace che intendiamo ora portare avanti, da protagonisti».

I funerali, con la presenza di delegazioni ad alto livello di tutte le grandi potenze, possono simbolicamente rilanciare Roma come promotrice della pace?

«Tutto può aiutare, anche questa morte che coincide con il lunedì dell’Angelo e la celebrazione del Risorto sembra voler conferire al Vicario di Cristo un ruolo di operatore di pace, che non cessa con la sua morte».

Che monito vi lascia, il Papa, sulla pace?

«Un monito a non dimenticare la sofferenza dell’uomo. Siamo l’unico Paese che, anche grazie all’opera di religiosi come il cardinale Pizzaballa e di don Aldo Bonaiuto della Comunità Papa Giovanni XXIII, riesce a portare aiuti alla comunità martoriata di Gaza, come papa Francesco ci sollecitava a fare. Ma non mancava mai di denunciare il dramma degli ostaggi israeliani. Un monito anche a impegnarci, come stiamo facendo, per la moratoria mondiale sulla pena di morte. Il tutto in una concezione di laicità del nostro impegno, che è a sua volta cristiano, perché non trascura la dignità e i diritti di nessuno».

Il Papa, investendo il cardinale Zuppi di un incarico di mediazione fra Russia e Ucraina, ha puntato sull’Italia come mediatrice di pace.

«Un impegno che dovremo portare avanti. Accanto a un impegno rafforzato, più in generale, sulla cooperazione internazionale. Vorrei ricordare che al G7 abbiamo previsto, per la prima volta, una sessione di lavori interamente dedicata a questi temi».

C’è poi il tema dell’immigrazione, sul quale il Papa è stato spesso inascoltato, e Forza Italia ha sempre rivendicato una sua specificità propositiva, nella maggioranza.

«Le nostre proposte, per conferire la cittadinanza italiana dopo un corso di scuola decennale, sono depositate alla Camera e al Senato. Non le abbiamo mai ritirate».

Infine questa polemica sul lutto prolungato che “oscurerebbe” il 25 aprile…

«Dico solo che il 25 aprile sarò alle Fosse ardeatine, per ricordare in particolare don Giuseppe Morosini, fra l’altro mio conterraneo, di Ferentino, e il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, comandante del Fronte Militare Clandestino».

  • Autore: Angelo Picariello
  • Testata: Avvenire
  • Luogo: Roma

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