«La priorità è l’abbassamento dell’aliquota Irpef perché è una scelta strategica e non una tantum. Non sono contrario alla rottamazione, ma prima bisogna assolutamente fare il taglio dell’Irpef perché è un messaggio chiaro al ceto medio. Faremo una battaglia su questo». Il vicepremier Antonio Tajani indica la priorità del governo in questo momento e replica anche all’alleato Matteo Salvini che, nel frattempo, ha proposto la pace fiscale.
Ministro partiamo dal referendum. C’era, fra i cinque quesiti, almeno uno che le piaceva?
«No. Infatti abbiamo detto che non bisognava andare a votare, proprio perché erano lontani dal sentimento degli italiani. Erano proposte che peggioravano le situazioni attuali e avevamo ragione».
Ma il Pd dice che in realtà è stato un successo perché hanno votato 14 milioni di italiani dei quali 12 milioni hanno votato a favore.
«La Cgil e la sinistra hanno tentato di strumentalizzare il referendum per dare l’assalto al governo: quando si decide di dare l’assalto a un palazzo e l’assalto non riesce è chiaramente una sconfitta. Una sconfitta cocente per la Cgil che ha rotto l’unità sindacale, e per tutta la sinistra. Anche i dati che raccontano non sono veri, nessun referendum ha mai raggiunto i dati elettorali».
A proposito di referendum avete presentato al Senato una proposta di legge che raddoppia il numero di firme necessarie (o rende necessario il sostegno di 10 Regioni). Pensate che si sia abusato dell’istituto referendario?
«Sì, abbiamo speso decine di milioni per mandare le schede in tutto il mondo, abbiamo dovuto inviare aerei di Stato perché in certi Paesi c’erano dei ritardi. Questo non va assolutamente bene. I referendum non possono essere un capriccio per creare soltanto problemi al governo o per regolare i conti interni alla sinistra. Deve essere una cosa seria ecco perché vogliamo aumentare il numero di firme necessarie».
Terzo mandato. Vi siete detti contrari, ma voi siete stati i primi a proporlo. Perché avete cambiato idea.
«Negli Stati Uniti per il presidente si prevedono solo due mandati. In Italia un governatore nella sua Regione ha più poteri del presidente del Consiglio: i tre mandati rischiano di creare delle incrostazioni di potere poderose».
Ne avete parlato oggi nella riunione di maggioranza?
«No».
Però avete discusso del fine vita.
«Sì. Noi siamo per rispettare le decisioni della Suprema Corte, bisogna aggiungere tra i quattro requisiti anche quello delle cure palliative. A decidere deve essere un Comitato, noi andremo in quella direzione e presenteremo una legge in Parlamento entro il 17 luglio. Il suicidio non è un diritto».
Farete una battaglia sullo ius scholae? Perché Salvini si è detto contrario.
«La nostra proposta è più severa della legge attuale. Perché oggi con dieci anni di residenza puoi prendere la cittadinanza, mentre per noi va data solo a chi ha frequentato la scuola per 10 anni e con profitto. E riguarda, ovviamente, solo i migranti regolari e non gli irregolari. È un modo per rendere seria la concessione della cittadinanza. Però se uno si dice contrario deve anche motivare la sua contrarietà. E comunque bisogna leggere il programma del centrodestra del 2022, perché al punto 6 si prevede esattamente questo. Mi dispiace ma è stato approvato da tutti».
Passiamo al Medio Oriente, domani (oggi, ndr.) arriveranno tre aerei con 80 palestinesi fra i quali anche il piccolo Adam. Ma come si ferma Netanyahu?
«I messaggi che abbiamo mandato sono stati sempre molto chiari, ma sembra che Netanyahu non ascolti nessuno, neanche gli Usa o l’Onu, noi continuiamo a condannare ciò che accade, come certamente condanniamo Hamas. Ricordo che abbiamo accolto il 10% di tutti i palestinesi emigrati, insieme ai Paesi arabi siamo quelli che ne hanno accolti di più».
Ma ritirare l’ambasciatore italiano da Tel Aviv?
«Non serve. Il piccolo Adam non lo porti in Italia ritirando l’ambasciatore, ma è proprio grazie all’ambasciatore. Grazie al dialogo che abbiamo con Israele, che non significa cedere alle posizioni di Netanyahu anzi, noi abbiamo sempre detto quello che pensiamo. Non è soltanto una questione umanitaria, ma è una questione politica perché non riesci a portare qua le persone senza un accordo politico».
Parliamo di dazi. La situazione è in stallo o le trattative continuano sottotraccia?
«Le trattative fra Usa e Ue continuano. Sono abbastanza ottimista credo si possa arrivare a un accordo. Il mio obiettivo sarebbe un mercato globale con zero dazi. Un grande mercato unico che si estende dal Messico all’Europa passando per gli Stati Uniti».
Finiamo con Putin, come si convince ad arrivare a una pace giusta?
«È un momento molto difficile, perché la Russia non ha interesse ad arrivare al cessate il fuoco. Putin ha un milione di soldati che paga il doppio di quanto guadagna un operario. Tutta l’industria è convertita in industria di guerra e quindi non può tornare indietro in poche settimane. Secondo me prima della fine dell’anno non si arriverà a una soluzione positiva. Solo nuove sanzioni che colpiscono la finanza russa possono costringere Putin a non pagare stipendi alti ai suoi soldati. Perché solo con stipendi alti può portare la gente a combattere visto che ogni giorno ci sono mille morti».