In merito alle molteplici notizie apparse in questi giorni su media e social media in relazione alle operazioni di voto all’estero, la Farnesina rende noto quanto segue.
Come seguito degli incontri alla Farnesina del 23 novembre scorso, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha dato risposta a diverse segnalazioni provenienti dai Comitati referendari. Perlopiù si è trattato di segnalazioni prive di fondamento generate da commenti circolati sui social media, come ad esempio il caso di presunti “non cittadini” che avrebbero ricevuto il plico elettorale (si trattava invece di cittadini italiani), o la possibilità di brogli derivanti dall’assenza di timbro sulle schede elettorali, mentre è la stessa legge a prevedere che la scheda referendaria non debba essere né firmata né timbrata dal Consolato.
Relativamente ad immagini fotografiche che riproducono schede elettorali su cui è manifesta la scelta dell’elettore, la Farnesina ricorda che chi viola le disposizioni in materia (secondo cui il voto è personale e segreto) è punito a norma di legge, come richiamato nel foglio informativo contenuto nei plichi elettorali inviati ai connazionali all’estero.
Circa specifici casi di denunce relativi a plichi non pervenuti e schede smarrite, la Farnesina ha a suo tempo chiarito che, in caso di mancata ricezione del plico entro il 20 novembre scorso, gli elettori all’estero hanno potuto richiederne un duplicato all’Ufficio consolare di riferimento.
Ciononostante, tali segnalazioni prive di fondamento sono state riprese da diversi organi di stampa, che in un caso hanno addirittura diffuso la notizia – del tutto infondata e che la Farnesina smentisce categoricamente – dell’esistenza di un documento del Ministero degli Affari Esteri che invita la rete diplomatico-consolare alla “mobilizzazione generale a favore del sì”.
Ribadendo la professionalità e l’assoluta imparzialità con cui l’intera rete diplomatico-consolare sta lavorando per attuare la Legge n. 459/2001, la Farnesina diffida dal divulgare informazioni false che possano risultare offensive e diffamatorie nei confronti non solo del personale del Ministero degli Affari Esteri ma anche degli italiani all’estero.