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L’intervista Tajani: «Todde deve decadere, lo dice il tribunale» (Nuova Sardegna)

Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e presidente di Forza Italia, sarà oggi in Sardegna a presiedere un convegno del suo partito. Giornalista prestato, e rapito, dalla politica, Tajani, 71 anni, qui risponde a domande sulla attualità internazionale e nazionale, con una puntata, doverosa, alla Sardegna.

Ministro, sono i primi giorni del cessate il fuoco tra Israele e Iran. Lei ha sentito i suoi colleghi di entrambi i paesi anche nelle ore più calde e drammatiche del conflitto. Come si può costruire un principio di dialogo tra Teheran e Tel Aviv?

«Sono convinto che se il cessate-il-fuoco fra Iran e Israele reggerà si potrà aprire una nuova pagina nel negoziato politico e diplomatico. Ma non credo sarà direttamente fra i due avversari. Devono tornare a parlarsi Usa e Iran. Lo stesso governo iraniano non esclude la possibilità di tornare a discutere con gli Stati Uniti. E devo dire che le proposte che l’amministrazione Trump sta avanzando in queste ore sono innovative e lasciano sperare che una trattativa possa riprendere. Ma che a nessuno venga in mente di portare a segno nuovi colpi militari».

Se un fronte in Medio-Oriente si potrebbe chiudere, altri sono ben aperti, da Gaza al Libano e poi spostandoci nel Nord-Africa alla Libia. Cominciamo da Gaza. Cosa può fare l’Italia per alleviare le sofferenze di una popolazione civile stremata e alla fame?

«Il lavoro umanitario dell’Italia non basta di fronte alla catastrofe umanitaria causata da questa guerra. Ma l’Italia ha fatto molto, è stata davvero in prima linea: dopo Egitto e Qatar siamo il primo paese occidentale ad avere accolto cittadini palestinesi da Gaza. Anzitutto bambini malati oncologici. Ieri la Farnesina ha stanziato altri fondi di emergenza per l’Oms e per l’Unhcr. La nostra impostazione, è premere su Israele per arrivare a un cessate il fuoco. La guerra a Gaza deve finire»

Il Libano. Le nostre truppe con Unifil sono sempre sulla linea del fiume Litani. E pensabile proporre a Onu modifiche su regole di ingaggio, presenza e disposizione?

«Dopo mesi di paralisi politica, in Libano l’elezione alla presidenza della Repubblica del generale Aoun, ex capo dell’esercito, è stata provvidenziale. Secondo il sistema libanese, senza presidente della Repubblica il governo a Beirut non poteva avere piene funzioni. L’Italia è tornata ad avere il comando di Unifil con il generale Abagnara. Offrire un elemento come Unifil per la stabilizzazione del Libano è molto utile».

La Libia. La situazione sembra complicarsi. Attori interessati, Turchia e Russia soffiano sul fuoco.

«L’allarme sulla Libia è reale: nelle ultime settimane il Governo ha deciso di riprendere l’iniziativa con forza. Ne ho parlato alla Nato e al Consiglio dei ministri degli Esteri della Ue, e la presidente Meloni lo ha fatto con i capi di governo. Molti attori stranieri, innanzitutto la Russia, vorrebbero inserirsi per rimanere in pianta stabile non solo nell’Est del paese ma anche in Tripolitania, di fronte casa nostra. Ia Russia pensi a cessare la guerra in Ucraina invece che allargarsi in Libia e in Africa».

Ucraina. Come portare i due belligeranti al tavolo e come guadagnare la fiducia della Russia che nei nostri confronti sta assumendo posizioni sempre più rigide?

«Sullo scontro in Ucraina mi rifaccio al concetto che il presidente Mattarella utilizza sulla necessità di attrezzare un sistema di Difesa adeguato per il nostro paese. Le due parti devono essere portate a un punto di equilibrio militare, e oggi questo si può fare solo continuando a sostenere l’Ucraina nella sua difesa e penalizzando economicamente la Russia in maniera. Putin deve capire e capisca che continuare la guerra ormai è un danno perla Russia e per il suo governo. Gli ultimi segnali dell’amministrazione Trump sono meno univoci rispetto a una certa impazienza iniziale per l’Ucraina. Noi Italia, tutto il governo, io personalmente non abbiamo nessuna ossessione anti-russa».

Nei giorni scorsi il vertice Nato de l’Aja ha rappresentato una svolta sull’annoso problema del contributo dei paesi componenti l’Alleanza. Quali sono i “paletti” che il Governo non intende comunque abbattere?

«è stato avviato un nuovo percorso nella Nato: le nazioni europee dell’Alleanza hanno riconosciuto che per troppi anni hanno speso troppo poco per la difesa collettiva, e che la difesa dell’Europa di fatto è stata affidata principalmente alla macchina militare e alla volontà politica americana. Due fattori ci hanno fatto cambiare idea, e ci hanno fatto decidere di alzare il livello di spesa: la guerra così minacciosa della Russia in Ucraina e la chiara intenzione dell’amministrazione Trump di dire ai suoi cittadini “americani, non spendo i vostri soldi per difendere l’Europa se l’Europa non inizierà a spendere di più”. Gli adeguamenti al 5% del Pil non saranno immediati, ci sono delle clausole che permetteranno di tener conto del bilancio dei vari Stati. Il Governo non taglierà la spesa sanitaria la spesa sociale, le spese per le scuole. Il resto è demagogia e propaganda».

Venendo alle questioni nazionali. La questione terzo mandato per i governatori è definitivamente chiusa, ma i rapporti con la Lega vedono alternarsi giornate serene ad altre dove sono presenti punture di spillo. Come fate a stare ancora al governo?

«Esistono un programma e una azione di governo, che si svolge sotto il coordinamento e la sintesi del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che raccontano di un governo che marcia unito e senza vere tensioni. Le diverse sensibilità non sono un ostacolo ma anzi la garanzia di una rappresentatività crescente della coalizione di centrodestra. Ci unisce il fatto che il progetto del centrodestra è un progetto comune per governare insieme l’Italia. Non lo faccio quasi mai, ma questo è il caso di chiamare in causa la Sinistra: ma avete visto cosa c’è dall’altra parte?»

Forza Italia si sta ritagliando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico. In questi due anni come è cambiato il partito? Siete il meno verticistico tra le forze di governo.

«Siamo con forza e dinamismo la componente centrista del centrodestra. Dalla scomparsa di Berlusconi tutti insieme abbiamo dovuto caricarci un’operazione non facile: stabilizzare un partito creato, vissuto e modellato attorno a lui. Abbiamo percorso l’unica strada possibile: provare a diventare un partito “normale”, che fa i suoi congressi, sceglie democraticamente i suoi dirigenti, riattiva il confronto interno. Forza Italia affonda le radici nel campo seminato da Silvio Berlusconi».

Forza Italia è all’opposizione in Sardegna. Siete stati molto duri contro i primi sedici mesi della giunta Todde, contestando metodo e scelte politiche della presidente. Pensate che si andrà presto a nuove elezioni?  

«La situazione mi pare molto chiara: il Collegio di garanzia prima e il Tribunale poi hanno detto con nettezza che ci sono delle irregolarità non sanabili e che la presidente Alessandra Todde deve decadere dal suo ruolo, condannando il Consiglio regionale della Sardegna allo scioglimento. Non è una soluzione che abbiamo determinato né auspicato, ma della quale occorre prendere atto per non mettere a rischio la tenuta democratica. Spiace rilevare che il Movimento Cinque Stelle, così manicheo quando si tratta degli altri, nel caso di specie si stia rifugiando in una tattica dilatoria, con ricorsi pretestuosi».

Nelle ultime elezioni comunali dell’unico capoluogo contendibile, Nuoro, Forza Italia non ha avuto un brillante risultato, forse a causa anche del candidato sindaco scelto. In altre realtà, come Olbia, governa con consensi elevatissimi. È riproducibile il “metodo Olbia”?

«Ogni realtà locale fa storia a sé. A Nuoro ci siamo presentati con liste civiche e questo ci ha penalizzati, considerato che il partito proprio a Nuoro alle ultime regionali ha riportato oltre il 13% grazie all’ottimo lavoro che in tutta la Sardegna sta facendo il segretario regionale Pietro Pittalis insieme agli altri dirigenti del partito. Settimo Nizzi a Olbia governa bene e con un metodo inclusivo che è la testimonianza del dna del partito. Il crescente apprezzamento per la sua azione, che supera anche i confini tradizionali del centrodestra, è un risultato eccezionale».

Ultima domanda. Tra i fondatori di Forza Italia, dal 1994 eletto a Strasburgo e a Roma. Cursus honorum prestigioso e impegnativo. Ha posto un termine alla sua esperienza politica?

«Ora non ci penso, il lavoro da fare è tanto, troppe guerre, tanti problemi in Italia, devo guidare Forza Italia. Andiamo avanti fino al momento giusto».

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