Farnesina, 29 gennaio 2018
(fa fede il testo effettivamente pronunciato)
Segretario Generale Greminger,
Direttrice Gisladottir,
Presidente Di Segni,
Presidente Lauder,
Presidente Kantor,
Signore e Signori,
Grazie per essere qui e benvenuti a Roma! Rivolgo un caloroso saluto ai Ministri, ai Vice Ministri e agli Ambasciatori dei paesi partecipanti e paesi partner dell’OSCE; alle tante illustre personalità presenti; e a tutti i relatori che ci offriranno idee e stimoli per proseguire, con rinnovata determinazione, nella lotta contro l’antisemitismo.
Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione di questo evento: a partire dall’OSCE e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; e inoltre: alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea con il Presidente Giorgio Sacerdoti, il Direttore Gadi Luzzatto ed Elena Loewenthal; al Prof. Salvatore Martinez (Presidente dell’Osservatorio italiano sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa); al Rabbino Baker (Rappresentante Personale OSCE per la Lotta all’Antisemitismo); all’Avv. Ruben e all’Ambasciatore Talò.
Rivolgo un saluto particolare al Rabbino Israel Meir Lau, Presidente di Yad Vashem, che ci onora con la sua presenza. Con lui abbiamo altri sopravvissuti alla più grande tragedia della storia dell’odio dell’uomo verso l’uomo: la Shoah. A loro un saluto molto speciale.
Vorrei anche formulare pubblicamente i miei più calorosi rallegramenti a Liliana Segre, nominata pochi giorni fa “Senatrice a vita” dal Presidente Mattarella. Liliana Segre fu deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni. E’ una dei soli 25 sopravvissuti tra i 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni internati in campi di concentramento.
Come tanti, il suo viaggio dell’orrore incominciò dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano. Il Binario 21 è oggi un luogo della memoria. Ad accogliere i visitatori c’è una grande scritta: “indifferenza”. Sta ad indicare il sentimento che – più di ogni altro – ha fatto patire gli ebrei italiani. L’indifferenza di tanti italiani nei confronti della tragedia che colpì i loro connazionali.
Io sono nato nel 1970. La mia generazione è una generazione fortunata. Per la mia generazione prendere un treno ha significato libertà e l’opportunità di girare per l’Europa. Ma non dobbiamo dimenticare che, anche nell’Europa attuale, i “binari dell’indifferenza” possono ancora condurci all’abisso.
“L’indifferenza è l’epitome del male, ma se qualcosa può salvare l’umanità è la memoria”. Questa frase del premio Nobel per la pace Elie Wiesel deve servirci da monito quando si registrano nuovi atti di antisemitismo, di discriminazione, di razzismo, di xenofobia e di islamofobia nelle nostre città.
La memoria è imprescindibile. Ma è ugualmente importante – per il presente e per il futuro – essere più incisivi nelle nostre azioni di contrasto all’antisemitismo e ad ogni forma di discriminazione. Questo è il senso del nostro evento di oggi. Perché la ruota del fanatismo può tornare a girare ovunque. Non possiamo semplicemente guardarla da lontano. Per fermarla, dobbiamo prendere posizione e assumere azioni coraggiose ed immediate. E dobbiamo invece allarmarci quando l’antisemitismo cresce senza reazione; quando si tace di fronte a marce antisemite. Perché il silenzio favorisce l’aggressore, mai la vittima. E poi, troppo facilmente, si apre la porta alla violenza. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto, nella nostra storia, non possiamo più accettare odiose parole evocative di supremazia razziale!
Questa mia convinzione e questi valori hanno ispirato tutta la mia vita politica. Lo conferma il fatto che anche da Ministro della Giustizia e da Ministro dell’Interno mi sono fortemente battuto per l’adozione di provvedimenti per la criminalizzazione dell’intolleranza antisemita e del negazionismo. Ricordo di aver firmato centinaia di decreti di espulsione di estremisti che volevano piantare nella nostra società i semi di questa orribile intolleranza. Sono stati atti innovativi nel nostro sistema. E mi piacerebbe impegnarmi ancora sul progetto di cui in questi giorni mi ha fatto cenno la Presidente Di Segni: la possibilità di istituire anche in Italia la figura di un Coordinatore per la lotta all’antisemitismo.
I prossimi mesi potranno offrirci nuove opportunità. Oltre alla Presidenza OSCE, quest’anno l’Italia assumerà infatti la Presidenza dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (6 marzo). La concomitanza di queste due presidenze offre l’occasione per compiere nuovi e concreti progressi nel contrasto all’antisemitismo.
E incominciamo da questa Conferenza, la cui importanza c’è stata confermata anche dall’onore e dal privilegio accordatici dal Santo Padre con l’udienza di questa mattina. Vorrei però sviluppare in modo più articolato le ragioni che ci hanno spinto ad organizzare questa Conferenza.
Una prima risposta, in parte, l’ho voluta già dare in premessa: ci sono troppi pericolosi segnali di una nuova ondata di razzismo e di antisemitismo nell’area OSCE. Dobbiamo contrastare la recrudescenza di questi fenomeni perché è in gioco la nostra sicurezza; quella stessa sicurezza che è all’origine della nascita dell’OSCE. Nel corso della Presidenza italiana, grazie anche al sostegno dell’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo, promuoveremo eventi dedicati alle minacce e alle discriminazioni che colpiscono ebrei, cristiani, musulmani e persone di ogni altra fede.
La libertà religiosa è un principio essenziale di convivenza umana e delle relazioni fra Stati. La sua negazione mette in pericolo i diritti elementari di ogni persona. E se l’aggressione è perpetrata contro intere comunità, si innesca una spirale perversa che mette in pericolo la sicurezza e la pace tra i popoli. Dirò di più: la libertà religiosa è un diritto naturale che precede persino la dimensione politica. Il rapporto fra l’uomo e il proprio Dio è molto più antico del rapporto fra l’uomo e la sua forma di Governo. La libertà di pregare è alla base del diritto e della democrazia. Ne discende che è una libertà che deve essere “riconosciuta” e “difesa” e non “concessa” dallo Stato all’individuo.
E’ con questo spirito che ho istituito presso la Farnesina l’Osservatorio italiano sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa, presieduto dal Prof. Martinez che ho poi nominato mio Rappresentante Personale per la Lotta al Razzismo, alla Xenofobia e alla Discriminazione. Gli ho chiesto e sta già lavorando in stretto contatto con il Rappresentante Personale per la Lotta all’Antisemitismo, Rabbino Baker, e con il Rappresentante Personale per la Lotta all’Intolleranza e alla Discriminazione contro Musulmani, Prof. Senay, per dare grande centralità a questi temi nel corso della nostra Presidenza OSCE.
Un’ulteriore risposta alla mia domanda – perché organizzare una conferenza qui a Roma e adesso? – sta nel logo della Conferenza. Da una parte simboleggia una storia tragica: perché nell’ottica storica si può guardare all’Arco di Tito – con la Menorà al suo interno – come un momento di trionfo dei Romani sugli Ebrei, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Dall’altra, questo logo simboleggia speranza e responsabilità: perché adesso è come se la Menorà uscisse trionfante da quell’arco, diffondendo la sua luce. Questo logo è il simbolo di un legame speciale fra Roma e la Comunità ebraica. La Comunità ebraica è presente dagli albori della storia di Roma e ha concorso alla nascita della nostra nazione. Tanti illustri membri di questa comunità contribuirono da protagonisti all’Unità d’Italia.
Oggi, l’Italia è un paese maturo e responsabile che intende fare i conti con la propria storia. Una storia ricca di secoli di cultura, che tuttavia contiene anche passaggi dolorosi e colpe gravi su cui non si può tacere. In particolare, quest’anno, ricorrono gli 80 anni dalla promulgazione delle ignobili leggi razziali, adottate ed attuate tra complicità diffuse: dagli organi costituzionali a quelli amministrativi, fino a funzionari e cittadini che non seppero assumersi la responsabilità di dire “no”. Ciò che il Presidente Mattarella ha definito “una macchia indelebile della nostra storia”.
Quest’anno, ho dato indicazioni agli Istituti Italiani di Cultura nel mondo di mettere nel loro palinsesto opere di cinema e di letteratura che ricordino quei terribili anni.
Da una ricorrenza tragica passo ad un anniversario da celebrare con gioia: nell’anno di nostra Presidenza dell’OSCE ricorre il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Diritti che non solo vanno difesi, ma anche e soprattutto promossi.
La difesa e la promozione dei diritti e delle libertà fondamentali è una profonda responsabilità politica, che anch’io avverto in modo molto forte e netto. Per questo, abbiamo voluto che il filo conduttore di questa Conferenza fosse appunto “la responsabilità”.
Mi hanno detto che la radice della parola “responsabilità” in ebraico (hachraiùt) deriva dalla parola “altro” (achèr). Significa confrontarsi e misurarsi con il prossimo, che poi è l’obiettivo di chi ha responsabilità politiche e civiche. Si lega anche molto bene con l’applicazione del principio ebraico del “Tikkun Olam”: la “correzione del mondo”, che indica l’impegno a rendere più giusto il mondo in cui viviamo.
Con l’incontro di oggi non pretendiamo, né ci illudiamo, di cambiare il mondo, ma di richiamare l’attenzione dei nostri Paesi e dei nostri cittadini su alcune misure per contrastare il virus dell’antisemitismo.
Il primo panel affronterà il ruolo dei legislatori e dei funzionari pubblici. In Italia, in questa legislatura, il Parlamento ha approvato norme che puniscono severamente l’antisemitismo e il negazionismo, nonché ogni forma di discriminazione religiosa, etnica e razziale. Ma questi odi non possono essere sradicati solo dalla legge. E’ richiesto uno sforzo costante da parte dei nostri leader religiosi e dei nostri educatori, soprattutto nei confronti dei giovani, per promuovere una società sempre più tollerante e aperta. Questi saranno i temi dei successivi panel.
Ci sarà anche una sessione dedicata alle piattaforme digitali. Troppo spesso, le fake news che circolano sui social media ci ricordano le falsità contro gli ebrei diffuse negli anni ’30. Purtroppo, queste fake news si mimetizzano come un serpente velenoso, pronto a mordere chi è più vulnerabile e indifeso. Grandi iniziative come quella odierna vogliono essere una sorta di antidoto politico al veleno delle falsità antisemite. Quell’antidoto connaturato nei valori di umanità e di tolleranza che nell’area OSCE condividiamo e promuoviamo.
Concludo ricordando un antico detto latino che dice che “tutte le strade conducono a Roma”. Ecco, vorrei ribaltare il detto. Vorrei che oggi da Roma partissero e si irradiassero – per tutta l’area dell’OSCE – nuove vie di responsabilità e di tolleranza in difesa dei diritti fondamentali e in contrasto a ogni espressione di antisemitismo. Sono convinto che se ognuno di noi si impegnerà a fondo potremo creare insieme una “infrastruttura” di consapevolezza e di cultura che possa garantire libertà e diritti ai nostri cittadini e sicurezza ai nostri Stati. Questa è la nostra responsabilità contro l’indifferenza. Questo è il modo migliore per far sì che il tempo dell’odio e della discriminazione sia per sempre “coniugato” al passato e mai più al presente o al futuro.