Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è l’organo di attuazione della politica estera del Governo e i suoi compiti sono attualmente disciplinati dall’ articolo 12 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.
A precorrere l’attuale Ministero vi è stata la Segreteria di Stato degli affari esteri del Regno di Sardegna. E’ solo con la proclamazione dello Statuto albertino del 1848 che si aprì un nuovo periodo per la Segreteria, la quale cominciò a assumere la denominazione di “Ministero degli Affari Esteri”.
Nuova posizione dell’Italia in campo internazionale
Nel corso degli anni e con il consolidarsi dell’unificazione italiana, il Dicastero dovette progressivamente adeguarsi e passò attraverso vari riordinamenti, legati all’evoluzione del Paese: determinante fu la riorganizzazione dell’amministrazione sancita dalla legge Cavour del 1853, basata su un modello gerarchico-piramidale. Ma è soprattutto con la conclusione della I guerra mondiale che si avvertì la necessità di riorganizzare l’amministrazione dello Stato in generale e con essa anche quella del Ministero degli Esteri, i cui compiti furono ampliati in conseguenza della nuova posizione dell’Italia in campo internazionale.
La riorganizzazione fu intrapresa dal Ministro Sforza, che, nel 1920, strutturò il Ministero su base territoriale – ovvero incentrando le competenze dei vari uffici sui paesi che essi seguivano – perché ritenuta il migliore strumento per seguire i rapporti politici internazionali.
Fu anche valorizzato il ruolo del vertice amministrativo del Ministero, specie la carica di Segretario generale, sia attraverso la creazione di un gruppo di uffici posti alle sue dirette dipendenze, sia attraverso l’utilizzo della presidenza di una serie di commissioni destinate ad operare in settori di particolare rilievo.
Le “micro riforme” degli anni ’20 e ‘30
L’avvento del fascismo operò una serie di “microriforme”, la più importante delle quali fu la soppressione della carica di Segretario generale, soppressione che venne mantenuta fino all’agosto 1943. La tendenza accentratrice dei tre Ministri fascisti (Mussolini, Grandi e Ciano) faceva, infatti, apparire come intollerabile che la trattazione degli affari di maggiore importanza o riservati risentissero dell’influenza di una persona diversa dal Ministro.
Nel Ministero venne, inoltre, introdotta la ripartizione per materie, sostituendo così quella geografica voluta da Sforza.
La struttura ministeriale fu nuovamente modificata con l’ingresso a Palazzo Chigi, allora sede degli affari esteri, di Ciano: questi volle porre l’accento sulla direzione politica delle relazioni esterne del paese e stimolò il progressivo accentrarsi nel Gabinetto del Ministro delle attività di maggiore rilievo.
Il nuovo ordinamento dopo la II Guerra Mondiale
Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 l’intero sistema amministrativo, e quindi anche il Ministero degli Affari Esteri, fu investito da una profonda crisi. I pochi funzionari che raggiunsero il governo del re a Brindisi riuscirono a rimettere però in piedi un’organizzazione. Nel febbraio del ’44 il Ministero si trasferì a Salerno e, nel mese di giugno, dopo la liberazione di Roma, tornò nella sua sede di Palazzo Chigi.
Non appena insediatosi, si pose il problema della riorganizzazione dei servizi: il 15 luglio 1944 Badoglio firmò un decreto ministeriale che fissava l’ordinamento del Ministero.
In seguito, vennero apportate ulteriori modifiche all’organizzazione dell’amministrazione centrale, quali, ad esempio, la ripartizione tra i vari uffici degli affari già di competenza del Ministero dell’Africa italiana, ovvero l’istituzione della direzione generale per la cooperazione internazionale, come conseguenza della politica estera italiana e del rilievo assunto dagli istituti di collaborazione economica.
Trasferimento alla Farnesina e recenti riforme
Nel frattempo, nel 1959, si ebbe anche il trasferimento degli uffici del Ministero nella loro attuale sede, il palazzo della Farnesina.
Nel 1967, è stato emanato il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, un vero e proprio corpus di norme regolatore della struttura, del funzionamento, del personale della Farnesina, con una struttura rispondente ad una logica per materia, anziché a quella della divisione per aree geografiche.
Quest’ultimo è stato, di recente, modificato e aggiornato. Nel 2003, per fornire risposte adeguate alle moderne esigenze di politica estera del Paese, la legge 23 aprile 2003, n. 109, ha introdotto sostanziali modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, mentre con il decreto del 18 febbraio è stata riformata l’articolazione interna degli uffici, affiancando alle tradizionali direzioni generali competenti per materia delle nuove direzioni competenti per area geografica, nonché creando una nuova direzione competente per le questioni amministrative e la gestione del bilancio del Dicastero.
Da ultimo, le strutture dell’Amministrazione hanno subito un’ulteriore riorganizzazione con decreto del Presidente della Repubblica 19 dicembre 2007, n. 258.