Secondo la definizione fornita dalle Nazioni Unite nel 1969, le armi biologiche sono organismi viventi, di qualsiasi natura, o sostanze infette derivate da questi organismi che hanno lo scopo di produrre malattie e causare la morte agli uomini, animali o piante e la cui efficacia dipende dalla capacità di moltiplicarsi nella persona, nell’animale o nella pianta attaccata.
Le armi biologiche si suddividono in 5 tipologie fondamentali: virus; batteri; microrganismi; veleni ricavati da funghi; tossine.
Nel settore biologico lo strumento multilaterale più significativo adottato è costituito dalla Convenzione per la Proibizione delle Armi Biologiche (Biological and Toxin Weapons Convention -BTWC), che vieta lo sviluppo, la produzione e la detenzione di armi batteriologiche e tossiniche e impone la distruzione degli stock esistenti. La Convenzione è stata negoziata a Ginevra nell’ambito della Conferenza del Disarmo ed è entrata in vigore nel marzo 1975. Si tratta del primo strumento internazionale che mette al bando un’intera categoria di armi di distruzioni di massa. La Convenzione viene sottoposta a periodiche conferenze di revisione in occasione delle quali è possibile proporre emendamenti ed apportare aggiornamenti circa gli sviluppi scientifici cui va incontro la ricerca in tale settore.
L’Italia attribuisce molta importanza all’attuazione delle misure di costruzione della fiducia (Confidence-Building Measures – CBMs) consistenti in un sistema di scambio di informazioni su base volontaria volto a promuovere la trasparenza sul rispetto degli obblighi della Convenzione. L’Italia trasmette regolarmente ogni anno il rapporto nazionale contenente i dati necessari allo scambio di informazioni sulle misure di fiducia e trasparenza.