Conoscere l’Afghanistan, la sua storia e la sua cultura, per fare cooperazione. Non è casuale che l’evento “10 anni d’Italia in Afghanistan: i tesori nascosti” sia stato ospitato dalla cornice del museo MAXXI di Roma. “Il profondo rispetto che abbiamo nei confronti del paese ci ha indotto a riorientare le nostre politiche di cooperazione, a intervenire non solo nell’emergenza, ma anche in quei settori che permettono ai cittadini di riconoscersi nel loro passato, nelle loro tradizioni”, ha spiegato Elisabetta Belloni, direttore generale della Cooperazione italiana, intervenendo nel corso del dibattito.
L’appuntamento, organizzato dalla Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del Ministero degli Esteri, ha visto studiosi, archeologi, esperti italiani riportare alla luce “i tesori nascosti” d’un paese lacerato da dieci anni di conflitto, ma crocevia di culture e tradizioni millenarie. L’architetto Andrea Bruno ha strappato dall’oblio il maestoso minareto di Jam, monumento completamente sconosciuto fino a pochi anni fa. “Il minareto è un simbolo di autenticità – ha ricordato Bruno – in Europa esistono forse pochissimi esempi di monumenti rimasti per così tanti secoli lontani dalla vista dell’uomo”.
Claudio Margottini ha guidato invece i lavori di recupero delle nicchie che ospitavano i Buddah di Bamiyan, fatti saltare in aria dai talebani una decina d’anni fa. “Abbiamo lavorato fianco a fianco con gli afgani, una comunione d’intenti che ha rappresentato il valore aggiunto del nostro progetto, apprezzato infine a livello internazionale”, ha sottolineato Margottini. Agli archeologi italiani che hanno speso il loro impegno in Afghanistan è andato il ringraziamento di Mohammad Musa Maroofi, ambasciatore afgano a Roma. “Il loro contributo – ha osservato il diplomatico – è estremamente importante, perché ci riporta indietro nel tempo e ci ricorda chi siamo veramente”.
Nel corso dell’evento c’è stato spazio anche per “No Game”, il cortometraggio realizzato dal regista milanese Giacomo Martelli, con il finanziamento della Cooperazione italiana, per mettere in guardia i bambini afgani dalle mine antiuomo. L’opera è priva di dialoghi e sottotitoli: una scelta voluta per superare qualsiasi barriera linguistica e andare dritta al cuore del problema. Il 75 per cento delle vittime delle mine sono bambini che, spesso spinti dalla curiosità o dal desiderio di guadagnare con la vendita delle parti metalliche, si avvicinano a oggetti abbandonati e sconosciuti. “L’obiettivo – ha spiegato il regista – era realizzare qualcosa che fosse accessibile a tutti i bambini afgani: non è stato facile, ma siamo riusciti a mandare in onda il cortometraggio su tutte le reti televisive nazionali, a parlare del problema in 60 milioni di case”.
No Game
No game è un “corto” – ideato e realizzato da Giacomo Martelli in Afghanistan – dedicato ai bambini, a metterli in guardia dal terribile pericolo delle mine anti-uomo: il regalo più avvelenato di una guerra. Giacomo è un giovane regista italiano (Milano, 1976) di successo. La sua regìa di Squadra antimafia ha conosciuto lo scorso anno la vetta degli ascolti tv, per molte settimane. Ma ha deciso liberamente di mettere la sua professionalità e il suo tempo di vacanza al servizio della Cooperazione italiana. E’ stato due volte in Afghanistan accogliendo con entusiasmo l’idea che giovani registi italiani cominciassero a illustrare questa parte spesso nascosta e a volte immateriale del nostro made in Italy. Per costruire una library che unisca il talento del cinema con quello delle donne e degli uomini della cooperazione italiana. Dal suo secondo viaggio torna con immagini bellissime ed una lirica che viene da lontano, da un mondo senza tempo dove il sorriso e il gioco sconfiggono anche la morte.
Regia e sceneggiatura: Giacomo Martelli
Direttore della Fotografia e Operatore alla Macchina: Michel-Clement Franco
Montaggio e Surpervisione alla Postproduzione: Graziano Tontodonati
Musiche: Andrea Farri
Produttore Esecutivo per Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo: Fabrizio Falcone