Nei confronti della situazione in Siria la posizione dell’Italia, maturata con le iniziative politiche del Ministro Giulio Terzi nelle sedi istituzionali europee ed internazionali e con il concorso del lavoro della rete diplomatica, si sostanzia in un obiettivo immediato: la cessazione della repressione, e la possibilità di creare “corridoi umanitari per portare aiuto”. L’altro obiettivo è a medio, lungo termine: una soluzione politica-pacifica della crisi che “garantisca i diritti fondamentali e le legittime aspirazioni democratiche” lasciando che “il percorso politico” alla soluzione della crisi sia interamente in mano ai siriani. In questo ambitosi pone l’ultima, in ordine di tempo, iniziativa dell’Italia ovvero la sospensione dell’attività della propria Ambasciata a Damasco e il rimpatrio dello staff della sede diplomatica. Un’iniziativa finalizzata, dunque, a ribadire “la più ferma condanna verso le inaccettabili violenze attuate dal regime siriano nei confronti dei propri cittadini”, a richiedere la cessazione della repressione ma anchea confermare che l’Italia “continuerà a lavorare a sostenere il popolo siriano” affinché si giunga ad una “soluzione pacifica-politica della crisi”.
La posizione chiara, ed univoca dell’Italia, si “incontra” con il “pacchetto” di proposte suggerito dall’Inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan nella sua missione a Damasco. Tra le proposte principali: arresto immediato della violenza, accesso degli operatori umanitari e dialogo politico. “Ho presentato una serie di proposte concrete, che abbiano un impatto sulla situazione reale, dicendo ad Assad che la mia principale preoccupazione è il benessere della popolazione e che dovremmo mettere la gente al centro di tutti i nostri sforzi”, ha detto Annan.
L’inviato dell’Onu riferirà venerdì 16 marzo sulla sua missione in Siria al Consiglio si Sicurezza delle Nazioni Unite, che si appresta a discutere una nuova bozza di risoluzione sulla crisi siriana elaborata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei. Lo stesso Annan ha fatto sapere di aver ricevuto una risposta dal presidente siriano sulle sue proposte.
Il giudizio internazionale su quanto sta accadendo in Siria in termini di repressione da parte del regime di Assad, è ormai univoco. Il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha tracciato un quadro della repressione siriana più grave di quello ufficiale alzando la cifra delle vittime a “circa 9.000” col rischio che siano in realtà fino a 20 mila considerando i dispersi. “Fino ad oggi ci sono circa 9.000 morti. Si dice che, con i dispersi, siano circa 20 mila”, ha detto Davutoglu in un’ intervista televisiva riferita dall’agenzia turca Anadolu. “Più di 70 mila sono arrestati”, ha aggiunto il Ministro sottolineando che il regime ha perso ogni legittimità.
La parola, a questo punto, passa di nuovo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.