Dal 12 al 19 novembre alla Farnesina sarà allestita la mostra fotografica “Amico Iraq: Artisti iracheni per la Cooperazione Italiana”: 26 grandi pannelli racconteranno gli aspetti sociali, culturali e umani del paese. L’iniziativa è stata promossa dalla DGCS in occasione dei dieci anni dell’intervento italiano per la ricostruzione dell’Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein ed è anche un modo per ricordare l’anniversario della strage di Nassirya, il 12 novembre del 2003, che costò la vita a 19 italiani.
La mostra, organizzata dalla Task Force Iraq della Cooperazione Italiana, è stata presentata al ministro Giulio Terzi e al suo omologo iracheno Hoshyar Zebari lo scorso 18 ottobre al museo Maxxi di Roma, in occasione della riunione della Commissione mista Italia-Iraq. Sono state presentate le immagini raccolte negli ultimi anni da alcuni fotografi iracheni, tra cui Hamid Safin e Mohammed Sawaf,seguendo in tutto il paese i progetti della Cooperazione italiana
Dal 19 novembre al Mae con “Farnesina porte aperte”
L’esposizione, che verrà presentata alla stampa il12 novembre, sarà aperta al pubblico il 19 novembre, giorno in cui si ripeterà l’iniziativa “Porte aperte” alla Farnesina. A dicembre sarà proposta anche in Iraq.
L’intervento italiano, svolto a largo spettro e nei più diversi settori, ha garantito il consolidamento del processo di crescita economica e sociale del Paese. La mostra vuole dunque rappresentare aree e settori del nostro intervento, che ha avuto come priorità i settori del patrimonio culturale, della sanità, dello sviluppo del sistema delle piccole e medie imprese, dell’agricoltura e dell’irrigazione.
Partendo dal Provincial Reconstruction Team, nostra base a Nassiriya, nella regione dove si trovavano l’imponente Ziggurat e la città di Ur, i progetti si sono estesi su tutto il territorio nazionale iracheno e coinvolgono oggi le città di Baghdad e Bassora, le Province del Kurdistan iracheno e la Provincia di Ninive. Speciale attenzione è stata dedicata anche alla difficile situazione degli sfollati e dei profughi oltre che alla comunità cristiana irachena.