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Argentina, si discute di “radici che non si dimenticano”

“Radici che non si dimenticano”. E’ questo il titolo di una conferenza sull’emigrazione, organizzata dall’Istituto italiano di cultura (Iic) il 20 marzo. I discendenti degli emigrati rivelano oggi nuove motivazioni tese a ristabilire il legame spesso interrotto con la madre patria – riporta il sito internet dell’Istituto -. Si riscopre il piacere per l’uso della lingua d’origine e l’interesse ad esplorare le radici familiari e culturali, con un atteggiamento spontaneo e necessario alla conservazione della salute psichica.



Lo “sradicamento” e i suoi effetti sull’individuo e sulla famiglia


Nel corso della conferenza si descriveranno, con l’accompagnamento di immagini, differenti aspetti psicologici del fenomeno dello “sradicamento” e i suoi effetti sull’individuo e sulla famiglia. A curare l’evento sara’ Maria Cristina Joos, laureata in psicologia presso l’Universita’ La Sapienza a Roma, psicologa sociale e docente d’italiano. Ha realizzato programmi radiofonici di diffusione culturale e scientifica, nonche’ e’ responsabile della commissione di Cultura dell’Alef (Associazione lavoratori emigrati del Friuli Venezia Giulia). E’ autrice e coordinatrice in tutta l’Argentina dei gruppi di riflessione sulle radici ” Radix”. La tematica dell’emigrazione e’ molto sentita nel paese latino americano, soprattutto per quanto riguarda quella italiana.Tanto che dal 1995, il Parlamento argentino ha istituito il 3 giugno la “Giornata dell’emigrante italiano”. La data e’ stata scelta in quanto anniversario della nascita (1770) di Manuel Belgrano: uno dei padri della patria. Belgrano era figlio di emigrati di Oneglia, era fiero delle proprie origini e parlava il dialetto ligure.

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