Basta dare un’occhiata al blog della missione italo-irachena ad Abu Tbeirah, nell’Iraq meridionale, per capire che la campagna di scavo coordinata dal professor Franco D’Agostino, dell’università La Sapienza di Roma, non è solo un progetto dal respiro scientifico ma è anche una avventura in un territorio molto diverso dall’Italia che sta cercando di uscire da oltre quarant’anni di guerra. “Questa campagna aveva due obiettivi, un primo di ordine scientifico per indagare un’area ancora ancora molto sconosciuta, e un altro per provare a ricominciare un’attività del genere dopo anni di guerra – ha spiegato a 9Colonne il professor D’Agostino questa mattina, nella facoltà di Lettere de La Sapienza, a margine della presentazione dei risultati della campagna -. In questo senso scavare nel passato è qualcosa che serve per fondare il futuro”.
L’antica città di Ur
L’ultima campagna di scavo si è concentrata in particolare sull’antica città di Ur, un sito risalente ad un epoca compresa tra il 2600 e il 2200 avanti Cristo, che in quel periodo era situato vicino al fiume Eufrate. La vicinanza a questo corso d’acqua ha consentito alla città di svilupparsi sotto diverse dinastie. Il sito archeologico conta quasi 2 mila monumenti funerari, tra i quali spiccano le rovine di una imponente ziggurat ed un tempio dedicato a Nanna, la divinità della luna nella mitologia sumera. “Ur – si legge nel blog della missione -, è un luogo simbolo della cultura e della storia irachena e nel prossimo futuro sarà sicuramente uno dei luoghi più visitati in Iraq e in Medio Oriente”.
Il team
La missione, finanziata dall’università La Sapienza e dalla Farnesina, insieme al supporto di privati, si è articolata in diverse campagne di scavo, la prima iniziata nel 2012. Il team di lavoro è composto da 5 professori, tra archeologi e altri esperti, oltre che da diversi studenti della Sapienza e delle università locali. “Dopo questa missione abbiamo portato a casa 120 chili di materiali da analizzare quindi avremo ancora molto da lavorare – ha proseguito il professore -, poi a settembre proseguiremo un’altra campagna di tre mesi. Se Dio vuole, come si dice da quelle parti, c’è ancora molto lavoro da fare”. (Naf)