Oltre 50 mila abitanti e uno sviluppo intenso, soprattutto abitativo: Umm El Fahem – in arabo, la “madre della carbonella” viste le grandi foreste circostanti – è la città araba di Israele in più forte crescita, ma anche quella che si candida a diventare un polo culturale di arte contemporanea. Arroccata sul crinale montuoso da cui prende il nome, l’abitato, un dedalo di viuzze in salita, mostra segni di vitalità economica ed edile, tanto da essere diventato punto di riferimento dei villaggi vicini.
Una distesa di piccole aziende e attività a conduzione familiare punteggia la piana che sale in città.
Umm El Fahem: città esempio di dialogo e scambio con Israele
La città è anche esempio di forte dialogo e scambio con Israele: sono in moltissimi, ad esempio, i giovani arabi israeliani che hanno studiato ad Haifa. Tra questi anche gli artisti che da ieri – insieme ai loro colleghi israeliani ebrei – hanno dato vita alla mega rassegna collettiva intitolata The Benevolent Tree (L’albero benevolo), dedicata all’ulivo, allo stesso tempo “simbolo di pace ed emblema del conflitto”. Ottanta artisti in tutto, riuniti dalla Art Gallery, istituzione locale, appoggiata dall’Italia e dalla Ue, il cui obiettivo – ha spiegato il suo direttore, Said Abu Shakra – è quello di essere “la casa per l’artista arabo e per l’Arte e creare un punto di incontro per un significativo dialogo tra culture”. Art Gallery nel 1999 ha ospitato un’esposizione di Yoko Ono e alcune delle sue opere sono ancora lì.
The Benevolent Tree (l’albero benevolo)
Centro di documentazione della “storia orale” sul retaggio di tutti gli arabi israeliani e, oramai, motore artistico della zona, la galleria ha grandi ambizioni. In tempi ravvicinati – ha spiegato Abu Shakra – si punta alla nascita di un Museo di Arte contemporanea, il primo arabo nel suo genere. “Dovrà essere – ha aggiunto ancora Abu Shakra – un posto capace di colmare le lacune e di connettere le differenti culture che vivono fianco a fianco nel cuore di una regione agitata e stanca di guerra”. Ma soprattutto nel far crescere una generazione legata “alla propria cultura e alla propria identità” nel proseguimento della pace.
Su iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, diretto da Simonetta De Felicis, lo scorso 8 settembre Art Gallery e la sua mostra sull’ulivo sono state visitate dai direttori degli istituti di cultura europei in Israele e l’interesse per il posto è cresciuto. Tra i testimonial della mostra sull’ulivo, oltre la cantante Noa, anche Dani Karavan, uno dei maggiori scultori di memoriali di Israele e vincitore del Premio Imperiale.
“Galleria è un’oasi di confronto e di cultura”
“E’ un posto – ha detto l’ambasciatore italiano in Israele, Francesco Maria Talò, che ha inaugurato la rassegna – che crediamo valga la pena di sostenere. Agiamo in una città che tra tutte le città arabe di Israele è problematica. E la Galleria è un’oasi di confronto e di cultura”. Del resto l’Italia ha già avuto un ruolo di sostegno al centro, proprio con il progetto sulla storia orale e anche con una mostra sulla ceramica. “Da un lato il centro coltiva l’identità della popolazione araba e dall’altro favorisce il dialogo, partendo dall’incontro tra artisti arabi e ebrei israeliani”. Incontro che parte da un simbolo comune, quello dell’ulivo, “patrimonio di tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo”.