(Traduzione non ufficiale)
Per quanto riguarda il numero degli immigrati,negli ultimi mesi la c.d. rotta balcanico occidentale ha superato quella meridionale. Proprio sui Balcani vi è la maggiore attenzione. L’Italia ed i suoi problemi non si sono così spostati in secondo piano ?
No, ci sentiamo invece rassicurati su quello che diciamo già da tanti mesi e cioe’ che, se i migranti arrivano dal Sud non e’ solo un problema Italiano ma e’ un problema europeo. Se arrivano dall’Est non e’ solo un problema dei Paesi dell’Estma e’ un problema europeo. Dobbiamo cercare di affrontarlo da un punto di vista piu’ ampio rispetto a quello nazionale , dobbiamo rispettare la specificità delle diverse nazioni e cercare un equilibrio. Non possiamo dire: “quando non arrivano nel nostro Paese non mi riguarda”.
Gli italiani come percepiscono il flusso continuo degli immigrati ?
E’ una questione delicata come ovunque in altri Paesi. Da un lato vi e’ un sentimento di solidarietà con questa povera gente sfruttata dai trafficanti. Dall’altro sappiamo che ci devono essere regole e limiti nell’affrontare questo fenomeno. Nessuno afferma che possiamo aprire le nostre porte senza limiti. Dobbiamo trovare l’equilibrio tra il principio di solidarietà e la responsabilità nei confronti dei nostri cittadini.
Esiste in ogni caso una ricetta per trovare un compromesso ?
E’ un problema complesso, e’ essenziale la collaborazione con i Paesi di origine di questa gente. E da questo punto di vista siamo d’accordo con la Repubblica ceca per quanto riguarda l’importanza di sviluppare programmi e iniziative che favoriscano la riammissione e un migliore controllo direttamente nei Paesi da dove vengono gli immigrati. Ciò significa, tra l’altro, la creazione di programmi per favorire l’ occupazione, una migliore gestione dei centri di accoglienza dai quali i rifugiati spesso fuggono per andare in l’Europa. Inoltre occorre anche l’addestramento delle forze di polizia nei Paesi di origine. E’ tutt’una serie di altre iniziative.
La strada davanti a noi e’ lunga e complicata. In Italia siamo convinti che saremmo in una situazione migliore se riuscissimo a metterci d’accordo come Unione Europea piuttosto che agire ognuno per conto suo. Ciò include anche un migliore e più effettivo controllo dei confini esterni dell’UE.
Si parla in questo caso spesso della necessità di selezionare i migranti economici. Il peso da questo punto di vista è soprattutto sui Paese di primo approdo . Viene fatta la selezione ?
Sì, però in misura insufficiente in quanto gran parte dei migranti che sbarcano da noi proviene dalla Libia dove e’ difficile stabilire una collaborazione perché non esiste un governo, oppure dalla Siria dove la cooperazione e’ difficile a causa della la guerra. Arrivano anche dall’ Eritrea dove la situazione e’ particolarmente difficile . E’ un Paese povero con una complicata situazione politica.
Il nostro obbligo e’ però di identificare e selezionare le persone che potrebbero aver diritto di asilo. Non ci aspettiamo una soluzione da un giorno all’altro. Ma questo e’ solo l’inizio e se ci riusciremo il processo di selezione avrà un effetto scoraggiante. Se la riammissione funzionerà, meno persone vorranno rischiare la loro vita, i loro soldi per essere alla fine riportati nel Paese di origine.
Esiste però un’idea di chi dovrebbe finanziare tutti questi programmi e meccanismi ?
In effetti tutto cio’ costa tanto ed e’ pertanto molto importante l’impegno dell’Unione Europa che ha annunciato un contributo di 1,8 miliardi di euro a disposizione per le iniziative piu’ adatte ad affrontare questo afflusso senza precedenti. E’ necessario intervenire all’origine di questo fenomeno.