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Tajani: «Sui missili ogni Paese per sé, ora una conferenza di pace»

Intervista Ministro (Corriere della Sera)
Intervista Ministro (Corriere della Sera)

Roma – Antonio Tajani, ministro degli Esteri: sui missili a lungo raggio all’Ucraina per colpire in territorio russo sembra vicino un via libera di Londra.

«Ogni Paese decide come far utilizzare i propri aiuti militari in un rapporto bilaterale con Kiev. Esiste una posizione della Nato che dice che l’Alleanza non è impegnata nella guerra, e gli americani mi sembrano molto prudenti».

Oggi il premier britannico arriva a Roma, quale sarà la nostra posizione?

«Noi abbiamo fornito a Kiev aiuti senza riserve, militari, civili, finanziari, adesso stiamo per inviare la seconda batteria di Samp T per difendere la popolazione ucraina. Zelensky non ha mai chiesto più di quello che facciamo. E noi del resto non abbiamo le armi inglesi e americane. Mi auguro che una seria conferenza di pace si possa tenere prima della fine dell’anno».

Non si fa un favore a Putin ritardando una decisione di questa natura?

«È una posizione britannica, io penso che si debba fermare l’avanzata russa: quando Borrell ha detto una cosa simile a quella sta che valutando Starmer il Consiglio affari esteri Ue non ha dato seguito a queste dichiarazioni. Noi abbiamo un Parlamento e un accordo ben preciso».

Cosa pensa della denuncia di Washington e Londra su una fornitura di 200 missili dall’Iran a Mosca in cambio di tecnologia nucleare?

«C’è un documento del G7 per quello che sta facendo l’Iran, una condanna forte sulla fornitura di armi a Mosca, che è una violazione del diritto internazionale e una minaccia alla sicurezza europea. Ma questo messaggio lo giriamo anche alla Cina, di non fornire armi o tecnologia alla Russia, ma anzi di chiedere a Mosca di fare dei passi per concludere la guerra e rinunciare all’occupazione dell’Ucraina».

Oggi arriva a Roma anche il ministro del Commercio estero cinese, chiede benevolenza sui dazi della Ue sulle loro auto elettriche.

«Noi vogliamo lavorare su un piano commerciale di uguaglianza, chiediamo parità di accesso per i nostri prodotti sui loro mercati. Le nostre imprese devono concorrere a parità di condizioni. Per arrivare a questi obiettivi a Bruxelles sosteniamo i dazi che propone la Commissione Ue, a tutela delle competitività delle nostre imprese. Puntiamo a un clima di collaborazione positiva, ad una reale reciprocità, per evitare azioni di dumping e anche ostacoli talvolta incomprensibili da parte di Pechino. Tutto questo non pregiudica i nostri buoni rapporti, come dimostrano il viaggio di Meloni e quello prossimo, a fine anno, di Mattarella, al quale parteciperò anche io».

Oggi Starmer parlerà con Meloni anche di Albania: pensa che il nostro progetto per i migranti possa essere replicato?

«Gli inglesi sono stati sempre interessati al nostro progetto, siamo quasi pronti per partire».

Cosa pensa della richiesta di condanna per Salvini?

«È una richiesta incredibile, senza presupposti giuridici: cercare di indirizzare il diritto penale per attaccare il governo mi pare fuori da ogni logica, lo abbiamo già visto con Berlusconi. Dobbiamo andare avanti con la riforma della giustizia».

Quali sono realmente i rapporti fra la famiglia Berlusconi e il governo?

«Molto positivi, al di là di tante indiscrezioni. Non esiste un atteggiamento di ostilità del gruppo Berlusconi nei confronti del governo. Sui diritti civili ogni imprenditore può esprimere una propria opinione, il che non significa nulla di strategico. Anche l’incontro con Draghi non ha retroscena particolari: un grande gruppo imprenditoriale chiede stabilità e si aggiorna sugli scenari internazionali, niente più che questo. Il partito è completamente autonomo e indipendente, nessuna intrusione è mai avvenuta».

La Russa si chiede se lei deve qualche piacere a qualche banca, visto che si è schierato in modo anticipato contro la tassazione sugli extraprofitti.

«Mi hanno fatto una domanda e ho risposto; il dossier non è sul tavolo per lo stesso ministro dell’Economia. Un contributo aggiuntivo delle banche o di chiunque altro per il debito pubblico deve essere eventualmente frutto di un confronto, non di un’imposizione. Io difendo il tessuto economico del mio Paese, il nostro vero motore per la crescita e la riduzione del debito. Poi rivendico il mio diritto di avere un’opinione netta su questo argomento e non faccio gli interessi di nessuno, non faccio vacanze di lusso, né ho vantaggi da parte di nessuno».

  • Autore: Marco Galluzzo
  • Testata: Corriere della Sera
  • Luogo: Roma

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