L’Unità di Crisi della Farnesina prosegue incessantemente, l’attività di ricerca dei connazionali coinvolti nel sisma in Nepal, avviata immediatamente dopo aver ricevuto notizia del terremoto, e mantiene il contatto con le famiglie degli italiani nel paese . Sulla base di testimonianze dei compagni di viaggio, 4 connazionali risulterebbero deceduti nella zona di Langtang, tuttora difficilmente accessibile.
A Kathmandu è presente un advanced team dell’Unità di Crisi e della Protezione Civile, che opera in coordinamento con l’Ambasciata a New Delhi, il Consolato Generale d’Italia a Calcutta, e il Console Onorario nella capitale.
Allo stato attuale risultano irreperibili circa 40 cittadini italiani mentre le segnalazioni pervenute alla Sala Operativa dell’Unità di Crisi nel corso delle ore successive di sabato hanno consentito di rintracciare sinora – oltre agli 8 turisti inizialmente registrati su www.dovesiamonelmondo.it – più di 300 connazionali non registrati che erano presenti nell’area colpita dal terremoto.
Il Ministero degli Affari Esteri sta lavorando in queste ore con il Comando Operativo Interforze (COI) per l’invio di un primo velivolo militare C130 al fine di effettuare i primi rimpatri dei connazionali presenti nella capitale, nonché di un ulteriore volo militare più capiente che potrebbe raggiungere Kathmandu nei prossimi due giorni allorquando sarà possibile organizzare e far convergere sull’aeroporto della capitale un maggior numero di connazionali.