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Ancora un riconoscimento UNESCO per la Ricerca italiana

Dopo il successo riscosso con l’iscrizione di tre nuovi siti nella lista UNESCO del patrimonio mondiale dell’umanità, l’Italia consegue un altro riconoscimento, grazie all’impegno degli archeologi italiani. Lo scorso 26 luglio, infatti, è stato inserito nella lista il sito archeologico di Arslantepe, situato nella piana di Malatya, in Turchia orientale, a pochi chilometri dal fiume Eufrate. Il sito, da sessanta anni oggetto di studi e ricerche da parte di un team scientifico della Sapienza Università di Roma,  è noto come la “collina dei leoni”, dal turco arslan (leone) e tepe (collina artificiale). L’inserimento del sito nelle liste Unesco costituisce il riconoscimento dell’importanza della sequenza archeologica portata alla luce per la storia delle antiche società umane, in quanto rappresenta una “testimonianza eccezionale del primo sorgere della società statale nel Vicino Oriente antico”.

Conosciuto già dell’inizio del Novecento per la presenza di rilievi in pietra che affioravano dalla collina, tra i cui i leoni da cui il sito prende il nome, l’insediamento fu documentato sporadicamente da viaggiatori, quali Gertrude Bell, e scavato per la prima volta negli anni Trenta da una missione francese diretta da Louis Delaporte. A questa fase pioneristica si deve la scoperta della famosa “Porta dei Leoni” datata al periodo Neo-Ittita (IX-VIII sec a.C.), e nota per la ricchezza del repertorio iconografico dei bassorilievi e per il rinvenimento di una monumentale statua di sovrano rinvenuta nell’area della porta urbica, ora al Museo delle Civiltà Anatoliche ad Ankara.

La Missione Archeologica Italiana della Sapienza ha iniziato il lavoro sul campo nel 1961, sotto la direzione di S.M. Puglisi e P. Meriggi, approfondendo ed allargando gli scavi francesi. Questo ha permesso da un lato di indagare in maniera più estesa e dettagliata i livelli Neo-Ittiti ma soprattutto di raggiungere, per la prima volta, i più antichi resti del II, III e IV Millennio a.C, approfonditi poi dagli scavi diretti da Alba Palmieri e poi da Marcella Frangipane.

Tra i risultati più importanti delle attività di scavo e ricerca di questi decenni vi è la scoperta e la musealizzazione di un articolato edificio risalente alla fine del IV millennio a.C., che con il rinvenimento, in anni recenti, di una vera e propria “Sala delle udienze”, rappresenta il primo esempio di palazzo pubblico conosciuto e l’espressione tangibile dell’origine delle società gerarchiche e della burocrazia. Il palazzo, formato da un complesso di aree dalla diversa funzione, dai magazzini ai templi, alle aree residenziali e pubbliche, era ricco di materiali in situ, oggi conservati nel museo archeologico di Malatya. L’eccezionalità di questo ritrovamento, come è stato ampliamente riconosciuto dall’Unesco, è il suo stato di conservazione unico, con architettura in mattone in mattone crudo, accuratamente documentato e preservato dalla missione italiana.

Le ricerche archeologiche, dal forte taglio interdisciplinare, sono state condotte negli ultimi sessant’anni da un team scientifico dell’Università la Sapienza di Roma, con la collaborazione del Ministero della Cultura e del Turismo di Turchia e di numerose istituzioni scientifiche nazionali e internazionali, sotto la guida di Marcella Frangipane, fino al 2019 e ora di Francesca Balossi Restelli.

L’inserimento di Arslantepe nelle liste Unesco corona una lunga, continua e sistematica attività di ricerca e divulgazione, resa possibile dal supporto anche finanziario della Sapienza e del Ministero Italiano per gli Affari esteri e per la cooperazione Internazionale.

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