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Mauritania, un’economia in evoluzione tra energia, infrastrutture e agroindustria

Mauritania, un’economia in evoluzione tra energia, infrastrutture e agroindustria
Mauritania, un’economia in evoluzione tra energia, infrastrutture e agroindustria

Prima ancora della pesca, è il comparto minerario a guidare ancora l’economia mauritana, con produzioni in aumento. L’energia è invece il settore emergente sia per un vettore “di transizione” come il metano, sia per le energie rinnovabili, il cui potenziale è enorme ma ancora sottoutilizzato. La crescita delle attività estrattive, insieme alle prospettive collegate al gas e alle rinnovabili, sta poi generando un effetto trainante sul comparto edile in termini di nuove costruzioni, tanto a livello di infrastrutture quanto di edilizia abitativa.

I piani nazionali di sviluppo prevedono l’ampliamento di due porti oceanici – Nouakchott e Nouadhibou – nonché, al sud, di quello fluviale di Rosso, verso la foce del fiume Senegal. Per collegarli è previsto il rafforzamento degli assi stradali lungo la costa, con importanti opportunità per imprese specializzate in infrastrutture e logistica. Lo sviluppo della costa implica anche un miglior controllo delle acque territoriali, con esigenze di un nuovo naviglio, cantieristica, sistemi radar e comunicazioni. Nella capitale Nouakchott sono previsti lavori per il miglioramento della viabilità, della rete idrica e di quella elettrica, con bandi già in corso per infrastrutture di approvvigionamento idrico.

Il settore delle costruzioni appare particolarmente dinamico, sia nel comparto pubblico, con gare d’appalto per la realizzazione di infrastrutture sostenute da fondi internazionali, sia in quello privato, con la crescente domanda di materiali edili di alta gamma e arredamenti.

In questo momento di fermento, gli investimenti si stanno concentrando nella fascia occidentale del Paese, su un asse nord-sud, che vede i porti – in particolare Nouakchott – come punti nodali per favorire le esportazioni mauritane verso l’Europa. In futuro, i porti mauritani potrebbero anche fungere da cerniera tra Europa e Sahel.

I capitali in entrata sono ingenti: quasi un miliardo di euro nei prossimi quattro anni arriverà nel Paese tra aiuti UE e del Gruppo ONU, mezzo miliardo di euro all’anno a partire dal 2025 a titolo di royalties per lo sfruttamento del gas della piattaforma mauritano-senegalese (GTA). Si prevede inoltre un afflusso di capitali dai Paesi arabi del Golfo, oltre a un probabile riversamento di fondi che derivano da disinvestimenti in Stati del Sahel politicamente instabili.

Gli altri settori economici, come l’agricoltura e gli allevamenti, stentano a decollare. Nel settore secondario, le piccole e medie imprese soffrono gravi ritardi tecnologici e mancanza di know-how nei processi di trasformazione, limitando la capacità di conservare e commercializzare i prodotti agricoli, della pesca e i derivati del latte. Opportunità da sfruttare per le aziende attive nella meccanizzazione agricola, nelle tecnologie per la conservazione degli alimenti e nelle soluzioni per la trasformazione agroindustriale. Il potenziamento della filiera agroalimentare potrebbe favorire anche l’export di macchinari per l’industria alimentare e impianti di refrigerazione, colmando le attuali lacune infrastrutturali.

Il settore della pesca è interessante, ma si trova a un bivio: la pesca industriale massiva, concessa a compagnie straniere, potrebbe impoverire nel tempo le risorse ittiche, mentre quella tradizionale, praticata con imbarcazioni in legno, non è una grande fonte di reddito. A Nouakchott, inoltre, mancano sistemi industriali di refrigerazione e trasformazione del pescato, che spesso deperisce in poche ore se non viene immediatamente venduto. Per far crescere il settore, il Paese chiede mezzi tecnici e formazione del personale per il pattugliamento della costa, con l’obiettivo di ridurre gli effetti della pesca industriale e modernizzare quella tradizionale per generare occupazione, reddito e sicurezza alimentare.

 

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