Signor Vice Presidente e Consigliere Federale,
Signor Presidente del Consiglio degli Stati,
Signore e Signori,
desidero innanzitutto ringraziare il Presidente del Consiglio degli Stati, Filippo Lombardi, per l’onore che ci riserva con la partecipazione a questo incontro. Sono lieto di ospitare a Villa Madama la prima edizione di questo Forum di Dialogo, con cui ci proponiamo di imprimere ulteriore impulso alle eccellenti relazioni bilaterali. Questo è anche il risultato di un forte impegno che ho condiviso in questi mesi con il collega e amico Didier Burkhalter per dare nuovo slancio ai rapporti italo-svizzeri. Intendiamo così rispondere all’esigenza, avvertita da molti, di avere un momento di confronto tra i vari protagonisti che quotidianamente alimentano con il loro lavoro e le loro idee l’intensità dei nostri legami.
Non vi è pagina della nostra storia che sia esente da reciproche influenze. I popoli europei hanno nei confronti di quello svizzero un incommensurabile debito. La civiltà europea è segnata dalle idee di libertà e centralità della persona elaborate nella patria di Rousseau e Constant. Quest’ultimo comprese che il problema principale, per coloro che invocano la libertà individuale, non è chi eserciti l’autorità, ma quanta autorità debba essere concessa a chiunque governi. Questa consapevolezza è la base per passare responsabilmente dall’autocrazia allo Stato di diritto e a istituzioni trasparenti. Tali principi ispirano il nostro sostegno alle transizioni democratiche nella sponda sud del Mediterraneo e a quanti si battono per realizzare gli stessi ideali in altre aree, come in Siria.
La Svizzera non ha solo diffuso queste idee di libertà, ma le ha coraggiosamente attuate. Il popolo italiano sarà sempre grato a quello svizzero per aver dato rifugio a tanti connazionali nei momenti difficili della nostra storia. Gli italiani che si battevano dietro le barricate durante il Risorgimento o che si opponevano al fascismo sapevano che avrebbero potuto trovare sempre riparo nel territorio elvetico. Mazzini si rifugiò nella cittadina di Grenchen, i cui abitanti gli conferirono la cittadinanza per impedirne l’allontanamento. E in una fase successiva della sua vita, Mazzini tornò a vivere a Lugano.
Un altro famoso esule in Svizzera fu Luigi Einaudi, il primo Presidente della nostra Repubblica. Il figlio Roberto ricordò in un documentario del regista svizzero Villi Hermann che suo padre citava “la Svizzera come l’ideale dell’Europa unita”, indicandola come esempio di realtà diverse, “che riescono a convivere e creare una federazione unita, uno stato unito, cedendo una parte della loro indipendenza e della loro sovranità ad una cosa superiore che li coordina”.
La capacità della Svizzera di unire comunità e culture in una forte identità nazionale, pur nel rispetto della diversità, è fonte di ispirazione per quei Paesi, come il nostro, la cui ambizione è realizzare la prospettiva di un’Unione politica europea di natura federale. Molti europei sono pronti a intraprendere il cammino verso una nuova forma di federalismo – secondo l’idea manifestata nei mesi scorsi dal Presidente Napolitano – purché si indichi loro in modo chiaro la direzione.
Le istituzioni e la società civile italiane intendono svolgere un ruolo di promozione e di stimolo del dibattito europeista. Siamo consapevoli di aver bisogno di un’Europa più democratica e meno burocratizzata, e soprattutto più capace di dare concrete risposte alle preoccupazioni economiche e di sicurezza dei suoi cittadini, che oggi la giudicano per quello che fa e non solo per quello che ha fatto.
Sono sicuro che la Svizzera non sarà mai indifferente alla direzione che prenderà l’Unione Europea. Quasi il 60% delle esportazioni svizzere sono dirette nel mercato dell’Unione, e il 77% delle importazioni proviene dalla stessa area. Accogliamo con favore la riflessione della Svizzera sul quadro generale dei suoi rapporti istituzionali con l’Unione Europea. Berna ha sottoposto a Bruxelles importanti proposte, che però sono state giudicate ancora insufficienti. Sono convinto che entrambe le parti potranno compiere uno sforzo ulteriore per favorire il compromesso negoziale nell’interesse comune.
I rapporti con l’Unione Europea non esauriscono la proiezione internazionale della Svizzera. La Confederazione è un attore primario nella tutela dei diritti umani e nelle missioni di assistenza umanitaria. Le convergenze tra i nostri Paesi sono ampie. Nel 2014 l’OSCE sarà presieduta dalla Svizzera. L’Italia, nel secondo semestre dello stesso anno, sarà a sua volta Presidente di turno dell’Unione Europea. Sarà un’occasione unica per operare insieme per la prevenzione dei conflitti e far avanzare la tutela dei diritti fondamentali, a partire dalla libertà religiosa.
Un’azione congiunta di Italia e Svizzera può inoltre contribuire a definire i temi dell’agenda globale. Da oggi ci avvarremo del Quadro sulla Cooperazione rafforzata, che ho firmato con il collega Burkhalter prima dell’inizio del Foro. Sono molti i settori in cui è necessaria una costante consultazione tra i nostri Paesi. Ad esempio, Italia e Svizzera condividono l’esigenza, avvertita da una larga parte dei membri delle Nazioni Unite, di rafforzare la rappresentatività e di migliorare i metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza. Approfondiremo tali temi nella riunione ministeriale sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, che Italia e Spagna presiederanno insieme a Roma il 4 febbraio. Sempre in ambito Nazione Unite, continueremo la battaglia di civiltà contro la pena di morte.
Un altro fertile terreno di incontro della nostra collaborazione è quello di EXPO 2015. Siamo grati alla Svizzera per essere stato il primo Paese ad aderire all’Esposizione di Milano e per il consistente investimento che il Governo elvetico ha deciso di destinarvi. E’ in via di attuazione un programma volto al miglioramento dei collegamenti transfrontalieri tra la Svizzera e l’Italia con l’obiettivo di portare a Milano 2 milioni di visitatori svizzeri. Guardiamo con fiducia anche alla definizione del progetto di collaborazione tra la Svizzera e l’EXPO. La manifestazione fornirà l’opportunità per mettere i nostri comuni valori al servizio della lotta alla fame nel mondo e dello sviluppo sostenibile.
La comprensione reciproca, insieme alla vicinanza geografica e alle affinità culturali, contribuisce a fare di Italia e Svizzera due partner naturali. E ciò si riflette anche nella cooperazione economica. L’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera con un interscambio che ha superato i 32 miliardi di euro nel 2011. Le nostre esportazioni sono state più di 20 miliardi di euro. E’ un importo considerevole: per rendere un’idea, è il doppio del nostro export in Cina e superiore a quanto esportiamo nel mercato spagnolo. Per di più, i dati sull’interscambio riferiti al primo semestre 2012 (17 miliardi di euro) inducono a ipotizzare un ulteriore incremento degli scambi.
Anche in una cooperazione economica così intensa possono talvolta sorgere alcune problematiche. I sentimenti di amicizia e gli interessi che ci legano ci permettono però di individuare sempre soluzioni condivise. Le complesse questioni fiscali sono state ora incanalate nel lavoro del “Gruppo di Pilotaggio”, uno strumento efficace e in grado di dare i risultati auspicati.
La Svizzera è per noi anche uno strategico partner energetico. Da essa riceviamo il 40% delle nostre importazioni di energia elettrica. E attraverso il territorio elvetico transita un quarto dei nostri approvvigionamenti di gas naturale. Ci uniscono grandi progetti nel settore dei trasporti e dell’energia. Ne ricordo due su tutti: l’asse Genova-Rotterdam e il TAP. Il primo passerà dal nuovo traforo del San Gottardo, che permetterà di collegare Milano a Zurigo in meno di tre ore. Il secondo porterà al centro dell’Europa gas dal Mar Caspio, passando da Grecia, Albania e Italia. Con i Ministri greci e albanesi ho firmato a settembre un Memorandum. Stiamo lavorando in questi giorni alla conclusione di un secondo accordo intergovernativo per la realizzazione del tratto europeo del gasdotto.
Ho indicato solo alcuni dati e programmi, che sottolineano la dimensione centrale e diversificata delle relazioni bilaterali. Esistono ancora margini di miglioramento. Possiamo intensificare il dialogo tra le società civili per evitare che improvvidi stereotipi limitino la comprensione reciproca e le potenzialità di collaborazione. In questo sforzo contiamo sul contributo dei 500 mila membri della comunità italiana in Svizzera e di quella svizzera in Italia.
Per promuovere il dialogo puntiamo anche su questo Foro. Ringrazio vivamente l’Ambasciatore Bernardino Regazzoni e il Dottor Lucio Caracciolo per l’intuizione avuta e l’intenso lavoro svolto. Rivolgo un particolare ringraziamento anche all’ISPI per l’efficace collaborazione. Spero che i partecipanti possano cogliere questa occasione per elaborare nuove riflessioni e proposte volte a consolidare la profonda amicizia che lega da sempre i nostri popoli. Con questo auspicio, auguro a tutti buon lavoro.