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Intervento conclusivo del Ministro Emma Bonino alla X Conferenza degli Ambasciatori d’Italia

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Signor Presidente della Repubblica, cari Ambasciatori, gentili ospiti,


ringrazio, nuovamente, il Capo dello Stato per essere intervenuto a questa decima Conferenza degli Ambasciatori d’Italia nel mondo.


La sua presenza e le sue parole ci confermano la stima e la fiducia che le istituzioni ripongono nella Farnesina. Una stima e una fiducia che sono una testimonianza, autorevole e sentita, della consapevolezza che una congiuntura così difficile e prolungata come quella attraversata dal Paese, può e deve essere superata valorizzandone tutte le risorse, a cominciare dalle Amministrazioni dello Stato.


Troppo spesso una rappresentazione distorta confonde la necessaria opera di modernizzazione e di recupero di efficienza della Pubblica Amministrazione, con una critica che ne occulta i meriti, ne svilisce le competenze e, soprattutto, perde vista il contributo essenziale che queste danno e possono dare alla ripresa del Paese. Una ripresa, economica e non solo, che molti invocano ma di cui pochi sembrano avere chiare le dinamiche.


La Conferenza di quest’anno è stata dedicata all’attrazione degli investimenti ed all’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero, quali fattori essenziali per la crescita del Paese ed al ruolo fondamentale della Farnesina nella strategia volta a promuoverli.


Si è trattato – a mio avviso – di un utile esercizio, e non solo per la capacità di mettere a fuoco una linea d’azione per cui la diplomazia sta facendo molto. Ma anche per avere espresso la consapevolezza che ogni strategia di attrazione è efficace solo se trasmette un’immagine convincente, e quindi convinta, dell’Italia nel mondo. Un’immagine che passa dalla stabilità politica e finanziaria, dal nostro ruolo in Europa, dalla nostra azione nei principali fori multilaterali e nei teatri di crisi : consapevoli delle nostre potenzialità, e certi che i nostri limiti possono essere superati da un’interazione sempre più efficace, ed all’occorrenza assertiva, con lo scenario internazionale.


Non intendo ripercorrere le tappe di questi due giorni quanto piuttosto a sottolineare come questa occasione ci abbia permesso di mettere a fuoco e di condividere obiettivi concreti per rafforzare e migliorare l’azione della Farnesina al servizio del Paese. Se i diversi panel centrati sul tema degli investimenti e su quella straordinaria occasione che sarà l’EXPO 2015, hanno fornito l’opportunità di interagire con interlocutori del “Sistema Italia”, ho apprezzato moltissimo i contributi di pensiero che voi stessi avete dato per migliorare gli strumenti di sostegno alla proiezione esterna delle nostre imprese e per sottolineare le vostre impressioni circa la più generale azione di politica estera del Governo.


Il Presidente Letta ha ricordato, nel suo intervento inaugurale, come nel nostro Paese vi sia la tendenza a non prestare la medesima attenzione all’elaborazione di una linea d’azione ed alla sua esecuzione. E’ difficile, purtroppo, dargli torto. Credo anche, però, che poche realtà nel panorama nazionale abbiano mostrato lo stesso impegno della Farnesina nel garantire che strumenti ed obiettivi siano sempre commisurati tra loro.


Lo ha confermato l’impostazione di questa Conferenza, che con spirito costruttivo e realismo, ha approfondito strategie vitali per l’Italia ed il suo futuro. E lo confermate voi, tutti i giorni con il vostro lavoro e quello dei vostri collaboratori, spesso in condizioni ambientali difficili.


Le sfide quotidiane dimostrano l’esigenza di poter contare su una diplomazia al passo con i tempi e che dei tempi che sappia farsi interprete! Cambia la portata delle sfide con cui dobbiamo confrontarci ma rimangono ben salde le direttrici della nostra politica estera.


· Europa su tutti. Il clima di scetticismo calato sull’immagine dell’Unione europea deve essere arginato. Esso attinge linfa vitale dalla crisi economica e dalle politiche di austerità, fomentando movimenti xenofobi e populisti La complessità dei problemi da affrontare ci pone davanti ad un bivio: fare un salto qualitativo, accelerando l’integrazione politica oppure accettare la diluizione, l’inevitabile declino e la perdita di peso politico ed economico del Vecchio Continente sulla scena internazionale. Solo la prima soluzione può permetterci di avere un’Europa più forte a livello globale, più coesa al proprio interno e più vicina ai propri cittadini. L’Italia, come Paese fondatore ha il dovere di impegnarsi per una necessaria inversione di tendenza. L’occasione offertaci con l’esercizio della presidenza di turno è irripetibile. Conteremo – se tutto va bene… – su un governo che ha mostrato una rara chiarezza di intenti circa la centralità del processo di integrazione europea. Pensare all’Europa senza farla è il maggior limite al suo futuro. Noi crediamo che l’Europa debba avere un futuro e per questo non lesineremo alcuno sforzo.


· Rapporto Transatlantico. Gli Stati Uniti rimangono il nostro principale partner. Il nostro rapporto solido e strettissimo continuerà a progredire anche in ragione delle molte sfide comuni che ci uniscono su uno scenario internazionale fluido e in costante mutamento.


· Politica di vicinato. Mi riferisco a una nostra politica di vicinato ad ampio spettro, con i Paesi del Nord Africa, del Vicino e del Medio Oriente. Questi Paesi sono una nostra priorità. Nella aree di crisi, come ad esempio Libia, Libano e Siria, fare politica oggi significa assumersi le responsabilità che ne conseguono. E noi lo stiamo facendo! Tanto in Libia, quanto in Libano e, da ultimo, in Siria con la partecipazione alla distruzione dell’arsenale chimico.


· Ma oltre al primo cerchio di interessi prioritari, non intendiamo certamente trascurare altre aree del mondo: America Latina, Asia, Africa. Lo faremo anche applicando quell’approccio della diplomazia della crescita dibattuta nel corso della Conferenza e ci muoveremo coerentemente con le esigenze di riorganizzazione delle nostra rete estera. Tutte le crisi presentano, a ben guardare, delle opportunità. L’obbligo di razionalizzare la rete diplomatico-consolare richiesto per legge, ci offre l’occasione di mettere a punto uno strumento maggiormente al passo con i tempi e maggiormente rivolto verso le aree di espansione economica e verso i Paesi emergenti.


· Signori Ambasciatori, le sfide che abbiamo davanti sono complesse. Per affrontarle, ancor prima dei mezzi, servono le persone. Servono persone che come voi si dimostrano giornalmente capaci e all’altezza del loro compito al servizio del Paese. Serve una diplomazia che – sulla linea di una consolidata e riconosciuta tradizione di cui bisogna andare fieri – continui a dare quel valore aggiunto che il Paese ci chiede e vi chiede!

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