(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
· A conclusione di questa intensa – e spero per tutti – utile e fruttuosa giornata di lavoro, permettetemi di riassumere alcuni dei punti che sono emersi.
· Il quadro che si va delineando – a tre anni dalla pubblicazione del Rapporto dell’Alto Commissario per il Diritti Umani e a un anno dall’adozione delle Linee-guida dell’Unione Europea del 2013 – è complesso, fatto di ombre, ma anche di luci.
· Sappiamo bene che il colore, per definizione, non sarà mai uniforme o omogeneo, ma è essenziale colmare carenze che – in varia misura, accomunano tutti i Paesi, senza distinzione alcuna – avuto riguardo alla conoscenza e all’attuazione del quadro normativo internazionale, promuovendo azioni mirate di capacity e confidence-building. In questa ottica sono molto importanti campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, attività di formazione per le forze dell’ordine e per il sistema giudiziario nel suo complesso e di educazione scolastica.
· E’ indubbiamente in corso un processo evolutivo importante, che si è riflesso anche in ambito giurisprudenziale, recependo non solo le istanze e la coscienza della società civile ma anche la giurisprudenza delle Corti europee facendola vivere nell’ordinamento giuridico interno.
· Una riflessione in tal senso è stata sollecitata in riferimento alla definizione stessa di matrimonio, così come intesa nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo che, sebbene coeva alla giurisprudenza costituzionale più volte richiamata, ha superato il concetto tradizionale della coppia eterosessuale riconoscendo la tutela del diritto alla vita familiare anche alle coppie dello stesso sesso.
· Così, per quanto concerne il livello nazionale, sono state oggi affrontate tematiche di rilievo, sia di ambito civilistico che penalistico, quali la questione della trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero, del ricongiungimento familiare di coppie sposate all’estero, della tutela dell’interesse superiore del minore nel caso dei figli di coppie omosessuali, l’esigenza di interventi legislativi per un adeguato contrasto ai crimini di odio.
· Vorrei a questo proposito menzionare come nel prossimo autunno durante il semestre di presidenza verrà lanciata a Roma la formale costituzione di un gruppo di lavoro europeo sui crimini di odio promosso dalla Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea.
· Sul piano interno, è stata ripetutamente sottolineata dai partecipanti, mondo accademico ed associazioni incluse, la necessità in particolare di favorire l’approvazione del disegno di legge in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia, già approvato alla Camera ma ancora all’esame del Senato.
· Desidero anche informarvi che il MAE ha avviato una ricognizione della situazione relativa alle persone LGBTI nel mondo sulla base della quale contiamo di poter rendere disponibili per la cittadinanza informazioni relative al contesto giuridico nei singoli Paesi.
· Da ultimo la premessa: LGBTI non è una declinazione culturale o il diritto di una minoranza, occorre al riguardo abbandonare le sovrastrutture per riportare il focus sulla persona in quanto tale, nella sua identità ed essenza, sulla sua vita.
· Abbiamo ascoltato quanto questo cambiamento di prospettiva, in cui finalmente si parla di “vita” e non più di “stile di vita”, sia fondamentale anche nell’ambito lavorativo, a beneficio dei lavoratori e delle aziende, veri e propri agenti di cambiamento all’interno della società.
Lasciatemi ricordare in proposito che presso il MAE opera dal 2011 il Comitato unico di garanzia (CUG), nelle cui aree di osservazione e monitoraggio rientrano i temi della non discriminazione per orientamento sessuale.· Opinione pubblica, coscienza collettiva e mondo del lavoro hanno già intrapreso un processo di profondo cambiamento, ora spetta alla politica suggellare questa evoluzione.