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Discorso dell’On. ministro all’evento “Contro semafori e protezionismi”

 

Incontro sulla tutela del Made in Italy agroalimentare e sull’importanza dell’informazione consapevole in materia nutrizionale

Farnesina, 21 aprile 2017

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Ministro Lorenzin,

Sottosegretario Scalfarotto,

Presidente Scordamaglia, (Pres. Federalimentari)

Presidente Giansanti, (Pres. Confagricoltura e delegato Agrinsieme)

Dott. Marcelli, (membro della Giunta esecutiva nazionale Coldiretti)

Vorrei ringraziarvi tutti per aver accolto il mio invito a trovarci qui alla Farnesina pochi giorni dopo la Pasqua, che spero abbiate trascorso serenamente con i vostri cari!

Ho convocato questa riunione con una certa urgenza perché ritengo sia un momento importante per mantenere i riflettori puntati sulla questione dei “semafori alimentari”. E’ una questione che ci interessa tutti, sia come produttori che consumatori, Governo e settore privato.

Come sapete, sin dal 2013, quando il Regno Unito ha introdotto l’etichettatura “a semaforo” delle indicazioni nutrizionali sugli alimenti, l’Italia ha reagito con tempestività. Abbiamo segnalato l’incompatibilità di questo schema con i principi del mercato unico e della normativa UE. E abbiamo ottenuto l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del Regno Unito per possibile violazione della libera circolazione delle merci.

Dobbiamo continuare a mantenere il livello di attenzione alto per evitare che la procedura di infrazione sia archiviata. Soprattutto dopo che la Commissione UE ha detto al nostro Ambasciatore che è più una questione politica che tecnica. Quindi, non dobbiamo abbassare ora il livello di guardia!

 

La politica italiana parla forte e inequivocabilmente affinché la procedura di infrazione vada avanti. Tanto più ora che diverse multinazionali dell’industria alimentare stanno facendo lobby a sostegno dei “semafori” e che alcuni Paesi europei hanno annunciato la possibilità di adottare modelli analoghi (Francia, Belgio).

 

Per noi la questione non è cambiata. Ci sono troppi dubbi sull’etichettatura “a semafori”. La posizione italiana è chiarissima:

 

–       l’etichettatura “a semaforo” non si fonda su ricerche accurate e scientificamente fondate;

–       è un sistema che indurrebbe in errore il consumatore;

–       è un sistema discriminatorio che creerebbe ostacoli alla libera circolazione delle merci;

 

Inoltre, questo sistema colpisce prodotti DOC e IGP (Denominazioni e Indicazioni d’origine) che vengono riconosciuti a livello europeo come alimenti di altissima qualità.

Ma io mi domando:

Come fanno tre colori – verde, giallo e rosso – a descrivere la qualità del cibo?

Come fanno tre colori – verde, giallo e rosso – a descriverne la provenienza?

 

Mi sembra un po’ come prendere in giro il consumatore. Il consumatore è molto più raffinato e intelligente.

 

Con questo sistema si rischia persino di mettere in dubbio la dieta mediterranea, patrimonio culturale dell’Unesco! Una delle diete più salutari al mondo! Fatta da una varietà di cibi che un semaforo non può tener conto!

Il paradosso è che recentemente persino Bloomberg, a Londra, ha classificato l’Italia al primo posto fra i Paesi più salutari al mondo, grazie anche alla dieta mediterranea.

Ecco, dal punto di vista della salute, il sistema “a semaforo” rischia di criminalizzare ingiustamente alcuni alimenti, il cui apporto nutritivo è salutare nelle giuste dosi. Mentre favorirebbe paradossalmente l’uso di alimenti meno utili dal punto di vista nutrizionale.

 

Tutto questo perché l’informazione offerta dal semaforo è “semplicistica e fuorviante”.

 

L’Italia non concorda con la demonizzazione di alcun alimenti, preferendo sistemi che promuovano regimi alimentari diversificati e stili di vita corretti, dove tutti gli alimenti possono trovare una giusta collocazione.

L’approccio deve essere “positivo”! Spaventare i consumatori con dei semafori è semplicemente sbagliato!

Dall’Italia, questa iniziativa deve ricevere soltanto un grande semaforo rosso!

E’ quindi molto importante che ci siate tutti oggi. Per continuare a reagire con grande determinazione: dobbiamo difendere una fetta importante del nostro export; dobbiamo tutelare l’immagine di qualità legata al “Marchio Italia”; dobbiamo salvaguardare i principi su cui si fonda il mercato unico.

Da parte della Farnesina vi assicuro che è in corso un monitoraggio continuo sulla questione, che interessa tanto le Istituzioni europee, quanto le altre Capitali europee, con azioni di sensibilizzazione dei nostri partener sui rischi connessi con l’adozione dei “semafori”.  E ci stiamo dando da fare anche nelle Capitali extra-europee per evitare che questo sistema si possa diffondere nel mondo.  

In questi giorni ho impartito chiare istruzioni alla nostra Rappresentanza Permanente a Bruxelles e alle nostre Ambasciate per difendere con vigore la posizione italiana.

Il nostro non è un atteggiamento difensivo, ma proattivo: ho chiesto alla nostra Rappresentanza a Bruxelles, in stretto coordinamento con tutti gli attori interessati, di elaborare proposte alternative sulla base della posizione italiana.

Questo nostro lavoro rientra in una Strategia più ampia ed articolata del Governo per la promozione e la tutela del settore agroalimentare italiano nel mondo.

Una strategia che serve a contrastare ogni forma di protezionismo: non solo quelle più palesi come i dazi, ma anche quelle mascherate come le barriere non tariffarie, di natura tecnica o fito-sanitaria.

E’ un lavoro di squadra che conta sull’indispensabile apporto tecnico dei Ministeri della Salute, delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, con la nostra rete diplomatico-consolare a sostegno in ogni parte del mondo – sul territorio – per  promuovere e tutelare il Made in Italy.

Ma abbiamo bisogno di voi! Della vitalità del settore privato! Dobbiamo dirlo tutti insieme che il protezionismo non è mai la strada giusta. Perché un Paese esportatore come l’Italia il commercio internazionale è una fonte vitale di crescita.

Nell’anno appena trascorso, le nostre esportazioni sono cresciute fino 417 miliardi di euro, con un avanzo commerciale di circa 52 miliardi.

Soltanto il settore agroalimentare genera l’8% del PIL e il 9,2% delle esportazioni per un valore dell’export di 38 miliardi.

Ma è anche importante guardare oltre ai numeri: nel settore agroalimentare troviamo i tratti distintivi del Made in Italy nel mondo.

Nel cibo ci sono la nostra cultura e tradizione, che si tramanda da generazione a generazione. C’è anche tanta identità. Non è per caso che si dice: “sei quel che mangi” o “dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei”. 

Il cibo fa parte della nostra cultura e della nostra storia.  Per noi italiani il cibo è una cosa molto seria. Guai a chi non prende seriamente il cibo!

 

Per tutte queste ragioni abbiamo fatto dell’agroalimentare un settore prioritario della Cabina di Regia per l’internazionalizzazione, presieduta dalla Farnesina assieme al MISE.

Ma direi di più:

–       con il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy, adottato dalla Cabina di Regia, abbiamo dedicato al settore agroalimentare quasi un terzo delle risorse nell’ultimo biennio.

–       abbiamo fortemente incoraggiato il lavoro del c.d. tavolo agroalimentare, come coordinamento tra istituzioni e settore privato a sostegno del comparto agroalimentare e per affrontare insieme le più importanti problematiche riscontrate nell’esportazione dei nostri prodotti.

–       abbiamo sostenuto iniziative di grandissimo impatto mediatico come la Settimana della Cucina Italiana nel mondo, la cui prima edizione si è svolta lo scorso novembre, con circa 1400 eventi in 108 Paesi del mondo. E abbiamo deciso di farne un appuntamento a cadenza annuale e stiamo già preparando la seconda edizione.

Il nostro è un programma integrato del Made in Italy agroalimentare. Attraverso gli strumenti e le iniziative che ho citato, difendiamo le nostre eccellenze imprenditoriali e il modello produttivo italiano, da sempre fondato su standard qualitativi elevatissimi, tradizione ed innovazione.

Il cibo è sinonimo di cultura, territorio, ed antichi saperi, ma al tempo stesso futuro, rinnovamento e sostenibilità. Sono questi i tratti del “Marchio Italia” agroalimentare.

Lasciatemi concludere con molta franchezza: un semaforo va bene per strada, ma non c’entra proprio nulla con il cibo!