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Discorso dell’On. Ministro presso Confindustria Firenze per l’iniziativa “La Farnesina incontra le Imprese”

Firenze, 5 maggio 2017

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Presidente Luigi Salvadori, (Presidente Confindustria Firenze)

Presidente Leonardo Bassilichi, (Presidente Camera di Commercio di Firenze )

Cari amici imprenditori,

Vi ringrazio tutti di cuore per la calorosa accoglienza. 

La mia visita a Firenze fa parte di una iniziativa che mi sta portando in tutta l’Italia, dal Nord al Sud, che abbiamo chiamato “La Farnesina incontra le Imprese”.

Mi fa molto piacere essere qui oggi, perché la Regione Toscana è l’esempio perfetto della superpotenza italiana: fatta di creatività, immaginazione, stile di vita, cultura, e tanta bellezza.

La Toscana è la terra di nascita di una imprenditorialità moderna e dinamica, ed anche la visione più bella e radicata dell’Italia nell’immaginario collettivo all’estero. Un patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e di gusto che consente di associare ancora più facilmente ciò che viene prodotto in Italia all’idea di bello e ben fatto.

La Toscana rappresenta da sola l’8% dell’export dell’Italia nel  mondo (33,2 mld euro su 417 mld totali; dati 2016) a testimonianza della fortissima vocazione imprenditoriale e di apertura verso l’estero.

La Toscana è uno straordinario esempio di un’economia molto diversificata. E’ difficile scegliere un comparto che vi caratterizza più di altri, ce ne sono tanti e diversi: l’industria e la meccanica (Officine Galileo, Nuovo Pignone), l’ingegneristica e l’architettura, il settore chimico, la farmaceutica, l’abbigliamento e la lavorazione del cuoio (Roberto Cavalli, Salvatore Ferragamo, Gucci, Enrico Coveri), l’arte del mobile e dell’oreficeria, senza dimenticare il settore bancario e creditizio (Banca Toscana, Banca CR Firenze, Findomestic) e quello assicurativo (La Fondiaria).

Ma ciò che rende questa economia davvero unica è la virtuosa contaminazione fra artigianalità e fare impresa, riconosciuta ed ammirata in tutto il mondo.

E’ qualcosa che si manifesta in tanti ambiti, ma in maniera molto visibile nel design e nella moda: dove operano circa 20 mila imprese su 400 mila imprese complessive; e dove l’export è di oltre 8 miliardi di euro grazie alla coniugazione dello stile alla qualità del prodotto.

Qui in Toscana non manca mai la voglia e la capacità di creare ed innovare, che potrebbe apparire persino scontata nella terra di Leonardo Da Vinci, ma che ha favorito il made in Italy e ha permesso al Paese di continuare il percorso di ripresa.

Avete fatto del “marchio toscano” uno dei segni distintivi del successo di questa Regione sui mercati globali.

E una delle ragioni per le quali sono qui è per ricordare a tutti che i vostri prodotti possono sempre trovare una “vetrina” nelle nostre Ambasciata e Consolati nel mondo.

Tutte le porte della Farnesina sono aperte per promuovere la Toscana, dagli affari alla cultura, dalla tecnologia al turismo, senza eccezioni.

Come imprenditori, sapete bene che c’è una grande “domanda di Italia” soprattutto nei Paesi emergenti con una classe medio-alta in crescita ed affamata di made in Italy.

Si può e si deve fare di più in tanti mercati emergenti: dai Paesi del Golfo alla Corea del Sud, dal Vietnam all’Indonesia, per citare solo alcuni Paesi che apprezzano sempre di più il made in Italy.

Una delle mie priorità di diplomazia economica è la tutela del “brand Italiano”. C’è l’impegno a difendere le nostre indicazioni geografiche; c’è il contrasto al fenomeno dell’Italian sounding e alle politiche dei “semafori alimentari”; c’è l’azione per tutelare la proprietà intellettuale e industriale.

Più in generale, c’è il contributo della diplomazia economica contro i protezionismi, più o meno mascherati, e ad abbattere pretestuose barriere non tariffarie nei confronti dei nostri prodotti, prendendo posizione negli accordi di libero scambio.

Ho a cuore il ruolo dell’Italia nel mondo e per questo credo nell’apertura dei mercati. Perché per un Paese esportatore come il nostro il protezionismo non è mai la risposta giusta.  L’Italia conta sul commercio internazionale per la crescita.

A prescindere dalla retorica, gli interessi in gioco sono alti. E anche voi imprenditori dovete compiere uno sforzo aggiuntivo per difendere il libero commercio. 

Credo anche in più Europa, non meno Europa. Perché in un mercato globale sempre più ampio, senza l’Europa saremmo più deboli. L’Europa ci aiuta a difendere i nostri prodotti nel mondo.

Ma credo anche che l’Europa debba sfruttare meglio le sue potenzialità: quelle del Mercato Unico, dell’Unione Economica e Monetaria, e delle politiche di commercio internazionale.

Oggi sarebbe folle lasciare l’Euro! Perché non dobbiamo mai dimenticare che l’Euro ha garantito il valore delle case, dei risparmi e delle pensioni dei nostri cittadini. Se uscissimo dall’euro ci sarebbe il serio rischio di un dimezzamento del loro valore e della ricchezza degli italiani.

L’euro ci ha difeso da una crisi economica che poteva essere ancora più profonda  e ci offre tassi di interesse bassissimi che ci consentono di pagare i mutui e di finanziare la crescita. In passato con la “Lira” i tassi di interesse toccarono il 20%.

Pochi giorni fa la Commissione europea ha pubblicato i dati sulla fiducia nell’Eurozona. La fiducia nell’Eurozona ha raggiunto una vetta che non si vedeva da 10 anni!

Sempre in positivo: nei primi mesi dell’anno il commercio globale è tornato a crescere ad un ritmo che non si era verificato da quasi sette anni.

Purtroppo, troppi investitori globali sono rimasti ossessionati dal calcolo dei “rischi” dell’Eurozona e si sono dimenticati delle “opportunità” che offre il più grande mercato comune.

Non voglio dire che i rischi si sono azzerati, ma oggi la loro natura è più politica e molto meno economica: i c.d. “fondamentali” dell’economia europea e italiana sono in miglioramento.

Dobbiamo risalire sul “treno della fiducia”! La fiducia, lo sapete meglio di me, è un ingrediente cruciale per la crescita.

Oggi sono qui con un duplice obiettivo: voglio  ascoltare e capire i bisogni degli imprenditori; e desidero aiutarvi ad utilizzare il pieno potenziale della rete della Farnesina nel mondo.

La diplomazia economica è una priorità strategica del mio mandato alla Farnesina. La domanda di servizi da parte delle imprese per internazionalizzarsi è crescente. E la politica estera deve essere uno strumento a loro sostegno per accompagnare la crescita economica.

Oggi la Farnesina fa molto di più per le imprese di quello che si rappresenta nell’immaginario collettivo. Ma visto che non tutti gli imprenditori hanno la piena consapevolezza di quello che la diplomazia può fare per loro, ho deciso di essere io a recarmi da loro.

Finora sono stato a Milano, Torino, Udine, Pescara, Padova, Treviso, ma il mio percorso è incominciato il 31 gennaio a Confindustria, dove abbiamo presentato uno studio indipendente di Prometeia sull’impatto della diplomazia economica.

Si stima che le gare ed i contratti aggiudicati ad aziende italiane che hanno ricevuto il sostegno della rete diplomatico-consolare hanno prodotto oltre l’1% del PIL e 234mila posti di lavoro.

Lo studio ha confermato che la Farnesina e la sua rete di oltre 200 Ambasciate e Consolati in 126 Paesi assistono soprattutto le piccole e medie imprese: sono il 61% le PMI che hanno firmato un contratto o vinto una gara grazie al nostro sostegno.

Ma si può e si deve fare di più! Alcuni guardano agli scenari geopolitici e all’imprevedibilità che li caratterizza come una minaccia. Invece bisogna coglierne anche le opportunità!

Le opportunità per le imprese sono enormi: nel 2016 i mercati esteri hanno generato per l’Italia 417 miliardi di euro di esportazioni ed un surplus della bilancia commerciale di 52 miliardi.

Il Governo è pienamente consapevole della necessità di sostenere con forza l’internazionalizzazione delle nostre aziende. Per tale motivo, è stato adottato un Piano straordinario per la promozione del Made in Italy con una allocazione di 380 milioni di euro per il triennio 2015-2017.

Ma in che modo la Farnesina e la rete diplomatico-consolare possono assistervi sui mercati esteri?

Vi rispondo che le nostre porte sono “spalancate” per tutti i vostri principali rapporti con l’estero: per l’attrazione degli investimenti; per la realizzazione degli investimenti; per la penetrazione ed espansione dell’export; per la conquista di nuovi mercati; per la partecipazione a gare; e poi anche in caso di contenziosi, ostacoli normativi e amministrativi.

La diplomazia economica gestisce e mette a disposizione delle aziende un patrimonio fatto di informazioni, contatti e relazioni. Market intelligence e sostegno istituzionale sono i capisaldi della nostra azione. Perché le nostre Ambasciate e Consolati sono interlocutori privilegiati delle istituzioni locali e degli ambienti politici, economici e della società civile dove operano. E perché nelle nostre Ambasciate e Consolati si formula una visione complessiva degli interessi italiani. 

Questa visione complessiva degli interessi italiani nel mondo ci ha spinto ad elaborare una strategia di promozione integrata del “Marchio Italia”: che fonde la dimensione commerciale con la promozione della lingua e della cultura, della scienza e dell’innovazione, e dell’unicità dei nostri territori.

E’ un marchio fatto di bellezza, creatività e capacità tecnologica, che abbiamo tradotto nel programma integrato “Vivere all’italiana”, promosso da ogni componente della nostra rete.

Non smetterò mai di ripetere nel mondo che oltre ad essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa siamo anche – lo ricordo ancora – una  superpotenza della bellezza e dobbiamo far valere questo nostro primato anche per rilanciare l’economia.

Ma il messaggio più importante che vi vorrei lasciare oggi è che le Ambasciate e i Consolati sono la vostra “casa” all’estero.

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