Roma, 22 giugno 2017
(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Vorrei complimentarmi con tutti gli organizzatori e gli ideatori del Rimini Meeting 2017. Sarà un grande piacere essere a Rimini, in agosto, assieme al Segretario Generale della NATO Stoltenberg.
Nelle parole di un grande letterato tedesco, Johann Wolfgang von Goethe, avete scelto un titolo davvero molto stimolante: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”.
In Europa, dopo la follia del nazi-fascismo e la devastazione della guerra, ci siamo “riguadagnati” pace e sicurezza; ricostruendo le nostre fondamenta sui valori di una società aperta, pluralista, democratica e solidale.
A questo proposito, vorrei rivolgere un pensiero commosso ad un grande europeista che pochi giorni fa ci ha lasciato: Helmut Kohl.
Helmut Kohl ha lavorato per abbattere la vergognosa “cortina di ferro” che ci divideva dopo la guerra, “riguadagnando” una Germania riunificata e costruendo un’Europa più unita, più forte e più prospera. Lui stesso diceva: il futuro sarà nostro quando avremo costruito la casa dell’Europa … gli spiriti del male non sono stati banditi per sempre dall’Europa … a ogni generazione si pone di nuovo il compito di impedire il loro ritorno.
La generazione prima della nostra ci ha lasciato in eredità il più straordinario progetto istituzionale di pace al mondo – l’Unione Europea – e sta a noi oggi “riguadagnarlo per possederlo”. Non diamolo mai per scontato, perché si può regredire.
La vita è una continua conquista. Ogni giorno, se non li difendiamo, rischiamo di perdere i nostri valori e le nostre libertà.
Uno sguardo al passato è doveroso, perché soltanto settant’anni fa lo scenario era ben diverso. Uno sguardo al passato ci aiuta ad acquisire un orizzonte di lungo periodo, com’era quello dei nostri padri fondatori. De Gasperi sosteneva che: ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilettanti, ed altri che la considerano come un accessorio di secondarissima importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era la mia missione.
Oggi il rischio non sono soltanto i dilettanti, ma il risorgere di nazionalisti e populisti. Con loro condividiamo la stessa democrazia, la stessa arena politica, ma non gli stessi valori ed obiettivi. Viviamo sotto lo stesso cielo, ma non vediamo lo stesso orizzonte.
A Rimini, con il Segretario Generale della NATO Stoltenberg, abbiamo scelto di affrontare la questione della sicurezza.
Dobbiamo neutralizzare gli argomenti demagogici di tanti movimenti populisti, che diffondono paura con toni particolarmente aspri, soprattutto quando perdono punti nei sondaggi.
Non è facile, ma in Italia abbiamo dimostrato che si può combinare solidarietà e sicurezza. Solidarietà: perché abbiamo salvato decine di migliaia di vite nel Mediterraneo. Sicurezza: perché abbiamo agito con fermezza e determinazione per identificare ed espellere estremisti.
Ieri ero a Palermo con i Reali d’Olanda. Hanno scelto di venire in Sicilia per ringraziare l’Italia per questo stesso impegno.
Insieme al Ministro degli Esteri olandese, abbiamo parlato ai giovani siciliani dell’importanza del multilateralismo, in Europa e nel mondo, con l’esempio della cooperazione Italia-Olanda nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Ho spiegato ai giovani che continuerò ad affrontare la crisi migratoria con spirito di cooperazione e di responsabilità condivisa, che sono alla radice del multilateralismo. Perché la crisi migratoria non è un problema solo dell’Italia.
Per questo ho convocato a Roma, il 6 luglio, una Riunione ministeriale con i Paesi di transito e di destinazione dei flussi sulla rotta centrale del Mediterraneo.
Contenere i flussi è essenziale e serve anche a contrastare i messaggi di paura diffusi dai populisti e nazionalisti, che oggi sono la principale minaccia per la tenuta delle nostre democrazie e della UE.
Ma oltre a gestire i confini, bisogna avere anche le capacità di difenderli. Con Stoltenberg, vorrei mantenere lo sguardo sulla sponda Sud del Mediterraneo, perché è da lì che dobbiamo “riguadagnarci la sicurezza”.
Come ricordo sempre: alle minacce asimmetriche che derivano dal Mediterraneo dobbiamo rispondere su due fronti complementari: spostare l’asse della NATO da Est a Sud, e lanciare concretamente il progetto di Difesa Comune Europea.
E’ venuta ora di fare un “salto di qualità” sul tema della Difesa Comune Europea. La Dichiarazione di Roma del 25 marzo, sottoscritta in occasione del 60mo anniversario dei Trattati di Roma, ha indicato la chiara necessità di un’Europa con rafforzate capacità di sicurezza e di difesa.
E’ giunto il momento di offrire ai cittadini un progetto di lungo orizzonte. Purtroppo, il dibattitto di Bruxelles continua ad essere tecnocratico. Dobbiamo renderlo politico, facendo appassionare i cittadini a un tema così cruciale per il nostro futuro! Spero che il Meeting di Rimini ci aiuti in questa nostra missione.
Difendere i nostri valori e le nostre libertà significa difendere la nostra identità, italiana ed europea.
In Italia, la nostra identità poggia su un immenso patrimonio culturale, giuridico e scientifico, sull’apertura al mondo e al dialogo, sullo spirito imprenditoriale, e su quei valori di democrazia, diritti e libertà che ci hanno permesso di essere tra i Padri fondatori dell’Unione Europea.
Partendo da questi valori, condivisi con altri partner europei, abbiamo contribuito a cementare un’identità europea. Perché l’identità europea non è semplicemente un insieme di interessi combacianti, come possiamo avere con tanti Paesi, anche extra-europei, ma con i quali non condividiamo un’identità.
L’identità europea è molto di più: è un “patrimonio identitario comune” fondato sui valori della democrazia liberale, dello stato di diritto, e dell’economia aperta, ma anche della tutela dei più deboli. Il nostro non è un capitalismo selvaggio. Il nostro è quel capitalismo sociale che è stato propugnato dai padri fondatori, come Adenauer e De Gasperi, e che è stato introdotto nella nostra Costituzione e nei Trattati europei.
Sulla questione identitaria non mancano mai le insidie: come lo sterile dibattitto fra sovranisti ed europeisti, dove da una parte c’è la difesa dell’identità nazionale, dall’altra una “super-identità europea” che sostituisce quella nazionale. Così si cade soltanto in una illusione.
Dobbiamo essere realisti: l’integrazione sovranazionale, che in parte ha messo in discussione le identità nazionali, non ha creato una nuova “super-identità europea”.
Gli esperimenti di costruzione di una “super-identità europea”, in sostituzione di quella nazionale, sono futili e rischiano persino di essere controproducenti: alimentano populismi e nazionalismi.
Così come non dobbiamo mai commettere l’errore di confondere nazionalismo con identità nazionale. Per annientare il nazionalismo, occorre rafforzare l’identità nazionale.
L’UE è ricca nelle diversità. A volte la storia ha tentato di dividerci, ma badate: siamo rimasti sempre uniti da quei valori universali che ho appena citato: quelli della democrazia liberale, dello stato di diritto e dell’economia aperta.
Il nostro “patrimonio identitario comune” è essenzialmente di valori e di libertà di natura politica. Il nostro compito più nobile è la loro salvaguardia, la loro continua riscoperta, al fine di tramandarli alle prossime generazioni.
Io, da esponente politico popolare, come tante persone di fede, mi sento anche l’erede del patrimonio identitario cristiano dell’Europa.
Una delle mie priorità, in politica estera, è stata quella di rilanciare, rafforzare ed arricchire i rapporti con la Santa Sede. Il prossimo appuntamento, di tanti, sarà la “Conferenza Internazionale sulla tutela della comunità religiose nel mondo” il 13 luglio alla Farnesina.
Con Papa Francesco – ricevuto al Quirinale dal Presidente Mattarella lo scorso 10 giugno – c’è una profonda sintonia di vedute su tantissimi temi, ad esempio: il rilancio degli ideali europei; la famiglia, i giovani e il lavoro; la dolorosa piaga delle migrazioni; le persecuzioni ai danni delle minoranze cristiane; e i temi dell’ambiente e della sostenibilità.
Abbiamo un Papa che viene dall’America ma che ama tanto l’Europa. Ricordo che in occasione del Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, il 25 marzo scorso, il Papa invitò tutti i leader europei oltre Tevere. Fu un gesto di altissimo valore simbolico e ricco di significato.
Concludo con alcune sue parole davvero straordinarie in quell’occasione:
Nei Padri fondatori era chiara la consapevolezza di essere parte di un’opera comune, che non solo attraversava i confini degli Stati, ma anche quelli del tempo.
L’Europa ritroverà speranza nella solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi, che fioriscono proprio dall’egoismo.
Ecco, se solo riuscissimo a riguadagnarci in Europa quella consapevolezza di essere parte di un’opera comune e quel valore di solidarietà, che hanno guidato ed ispirato i padri fondatori, allora avremmo realizzato la nostra missione politica.
Solo così riusciremo realmente a possedere ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri.