(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Care Colleghe, Cari Colleghi,
Vorrei darvi, ancora una volta, il mio più caloroso benvenuto a Roma e ringraziarvi per aver accolto il mio invito.
Affrontiamo insieme una questione epocale: la crisi migratoria nel Mediterraneo. E’ indiscutibilmente la questione più pressante della nostra generazione e a cui – la nostra generazione – deve produrre ancora un risposta chiara ed efficace.
Io vengo dalla Sicilia, da Agrigento. Nel mio collegio elettorale c’è l’Isola di Lampedusa, divenuta il simbolo di una tragedia umana che anch’io ho visto con i miei occhi.
Sono fiero che il mio Paese non ha girato lo sguardo e non ha ritratto la mano verso chi ha chiesto soccorso. Salvando vite, l’Italia ha salvato l’onore e la faccia dell’Europa.
Abbiamo perseguito un approccio improntato a solidarietà e sicurezza, criticato e cavalcato dai populisti, ma che ha reso l’Italia un Paese accogliente e sicuro in un contesto europeo e globale in cui non esistono zero-rischi.
Continuiamo in questi giorni a porre con determinazione la questione sul tavolo a Bruxelles, invocando azioni concrete di solidarietà.
Nel frattempo, abbiamo deciso di dare avvio ad un nuovo formato e ad una nuova Strategia a favore dei Paesi di transito, colmando un vuoto nell’azione della comunità internazionale.
E’ un’idea, questa, che è nata in occasione del mio incontro, nei mesi scorsi, con il Ministro degli Esteri del Niger, il collega Ibrahim Yacouba, attivando insieme una più efficace cooperazione bilaterale. Per cui, ancora una volta, rivolgo a lui un forte ringraziamento.
E’ nell’interesse di tutti creare una nuova partnership che coinvolga attivamente i Paesi di transito, oggi i nostri principali alleati per superare la devastante crisi dei flussi migratori.
C’è una ragione politica: dettata dall’insorgere di populismi che crescono seminando paure nelle nostre comunità sulla crisi migratoria. Non sono solo i partiti tradizionali ad essere sotto attacco, ma anche la tenuta delle nostre istituzioni democratiche e l’onestà del dibattitto politico. Abbiamo il compito fondamentale di rassicurare i cittadini.
C’è anche una ragione di sicurezza: è nel nostro interesse annientare il modello d’affari dei trafficanti di migranti, perché è ormai provato che molti di questi introiti vanno a finanziare il terrorismo.
E c’è una ragione umanitaria: sono ancora tanti, troppi, i migranti che muoiono nella disperata traversata del deserto o del Mediterraneo. E’ inaccettabile che ciò accada.
I numeri raccontano fin troppo bene la drammaticità del fenomeno: negli ultimi tre anni l’Italia ha accolto più di 580.000 migranti e nei primi dei mesi dell’anno gli arrivi sono aumentati del 20% rispetto agli anni precedenti, in cui avevamo già accolto, complessivamente, 500.000 persone.
Ho voluto sostenere questo nuovo formato e lo sviluppo di una Strategia a favore dei Paesi di transito per mettere in primo piano azioni, concrete ed immediate.
Per animare questo spirito di concretezza, vorrei annunciare oggi tre nuovi impegni dell’Italia.
Il primo è un contributo di 10 milioni di euro a favore del Trust Fund dell’UE per l’Africa per rafforzare le frontiere meridionali della Libia. La Libia è la principale via di transito. E’ cruciale aiutarla a gestire le frontiere con il Niger, il Ciad e il Sudan.
Rafforzare le frontiere sud della Libia rafforza il percorso di stabilizzazione del Paese, in quanto le organizzazioni criminali che sfruttano il traffico di migranti sono quelle che più di tutte hanno interesse a mantenere una situazione di fragilità.
Il secondo impegno è un contributo di 18 milioni a favore dell’IOM per rimpatri volontari assistiti dalla Libia ai Paesi d’origine dei migranti, con dignità e nella piena tutela dei loro diritti.
Il terzo impegno è un contributo di 3 milioni a UNODC per continuare a sconfiggere il cancro dei trafficanti di migranti, gli “agenti di viaggio della morte”.
Questi nuovi impegni – bilaterali – sono finanziati da un apposito fondo, il Fondo Africa, di 200 milioni di euro, che ho lanciato quest’anno.
Ricordo poi l’impegno già preso, qualche settimana fa, di 10 milioni di euro a favore di UNHCR per nuove iniziative in Libia di tutela ed assistenza umanitaria dei rifugiati e dei migranti. A questo, aggiungo oggi un ulteriore pacchetto di iniziative multilaterali d’emergenza di 2,5 milioni di euro, che coinvolgerà l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e il Programma Alimentare Mondiale (WFP).
Oltre alla Libia, dobbiamo fare di più per altri Paesi di transito, aiutandoli a controllare meglio le frontiere e a gestire il ritorno dei flussi nei loro Paesi d’origine.
Prendendo l’esempio del Niger: a maggio dell’anno scorso erano 71.000 i migranti che avevano attraversato la frontiera nel deserto tra Niger e Libia; ad aprile di quest’anno questo numero è diminuito a 5.000 persone (dati OIM).
Il Niger rimane un Paese assolutamente prioritario, su cui non deve calare la nostra attenzione, ma al tempo stesso dobbiamo aiutare altri Paesi di transito.
Agire bilateralmente non è sufficiente. La crisi migratoria della Rotta del Meditterean Centrale è un problema globale e in quanto tale necessita soluzioni multilaterali.
E’ anzitutto nell’interesse dei Paesi di transito contribuire a questa nuova Strategia, perché sono i primi a subire gli effetti devastanti dei flussi migratori.
Ma il mio auspicio è che i Paesi Membri dell’UE prendano anche loro maggiore coscienza di questa realtà e dimostrino maggiore solidarietà, aumentando le risorse a favore dei Paesi di transito, sia bilateralmente, sia attraverso il Trust Fund per l’Africa.
La nuova Strategia richiede anche la partnership delle principali organizzazioni internazionali con expertise nel settore, che ringrazio di essere oggi qui con noi.
Oltre al controllo delle frontiere e al contrasto ai trafficanti, le organizzazioni internazionali ci possono aiutare su altri due fronti:
1) L’assistenza e la protezione dei rifugiati e dei migranti nei Paesi di transito, che significa fornire loro informazioni attendibili sui rischi, sviluppare programmi di rimpatri volontari assistiti e di ricollocamento; e costruire un sistema di protezione internazionale sempre più robusto nei Paesi di transito.
Questo sforzo ci aiuterà anche a valutare l’apertura di canali – legali e sicuri – per il reinsediamento di rifugiati dai Paesi di transito verso l’Europa.
2) Un maggiore investimento economico nelle comunità locali più colpite dal modello d’affari dei trafficanti. Bisogna offrire una valida risposta economica alle popolazioni che sopportano il peso maggiore dell’ospitalità a rifugiati e migranti.
In base a questa logica, dopodomani darò avvio ad Agrigento, in Sicilia, al Primo Forum economico italo-libico per facilitare nuovi investimenti economici, infrastrutturali ed energetici. Per generare opportunità ben maggiori di quelle che offrono i traffici illegali.
Care Colleghe, Cari Colleghi,
la Dichiarazione politica che approveremo oggi è ispirata ai principi di responsabilità e di solidarietà di cui abbiamo bisogno per gestire la crisi.
Per tradurre le parole in azioni, proponiamo quindi di lanciare un Progetto pilota, che metta in pratica quello che abbiamo deciso.
E per dare continuità a questo formato, vorrei che ci potessimo incontrare almeno una volta ogni sei mesi, anche per monitorare i progressi fatti insieme. Vi inviterei già oggi a inserire nelle vostre agende un nuovo incontro nel gennaio del 2018.
Concludo con l’auspicio che quando ci rincontreremo a Roma, fra sei mesi, avremo costruito un pacchetto di progetti in fase di realizzazione con risultati misurabili sul controllo dei confini e sulla lotta ai trafficanti, sulla protezione e sull’assistenza ai migranti, sui rimpatri e i ricollocamenti, e sull’aiuto allo sviluppo economico locale.
Vi ringrazio.