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Discorso dell’On. Ministro al IV Foro di dialogo Italia-Svizzera

Lugano, 9 ottobre 2017

(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Consigliere Federale Didier Burkhalter

Presidente Bertoli

Rettore Boas Erez

Consiglieri di Stato

Signor Sindaco

Ing. De Benedetti

Arch. Mario Botta

Signori Ambasciatori, Signore e Signori,

Rivolgo un forte ringraziamento all’Università della Svizzera Italiana che ci ospita e a tutti gli attori principali che contribuiscono all’organizzazione di questo dialogo: Avenir Suisse, Limes, ISPI, Società Dante Alighieri, e le nostre Ambasciate a Roma e Berna.

Sono molto felice che quest’anno il Foro si tenga a Lugano, perché il Canton Ticino è il naturale trait d’union fra i nostri due Paesi.

E poi non c’è luogo migliore – di una Università – per avanzare il nostro dialogo, perché siamo in una casa del pensiero libero, delle idee, della ricerca e della conoscenza altrui. Tutto ciò che ha segnato la nostra civiltà europea, affermando i valori della libertà, del pluralismo e della tolleranza, necessari alla crescita e alla prosperità.

Non vi è capitolo della nostra storia che non sia esente da reciproche influenze. Penso, ad esempio, dato che siamo in una Università della Svizzera italiana, all’influenza reciproca che segnò il percorso intellettuale e politico di Stefano Franscini e del suo amico Carlo Cattaneo in esilio qui a Lugano.

Cattaneo aiutò Franscini a sviluppare le prime scuole pubbliche e fu anche tra i fondatori del Liceo di Lugano. Il suo obiettivo era quello di creare un’istruzione pubblica laica e liberale che formasse quella classe borghese che era alla base dello sviluppo economico della Svizzera.

Cultura e crescita – badate bene – due temi che rimangono centrali anche nel nostro dialogo di oggi!

All’alba dell’Unificazione italiana, Cattaneo era l’ispiratore del “federalismo delle intelligenze umane”, concetto fondato sul dialogo, sul confronto, e sulla reciproca scoperta di nuove realtà.

Quella visione moderna del mondo vive ancora in tanti, come Fabiola Gianotti, la fisica italiana “prestata” al CERN, che nel 2012 annunciò la scoperta del Bosone di Higgs. Una particella molto speciale e senza la quale il nostro universo non esisterebbe.

Quella visione esprime anche l’essenza del nostro Foro. E questa per me è l’occasione per rivolgere il mio più vivo apprezzamento al Consigliere Federale Burkhalter, che fra poco lascerà il suo incarico. Ma rimarrà sempre un grande amico dell’Italia. Gli siamo molto grati per il suo impegno a sviluppare questo dialogo.

Rivolgo i miei migliori auguri al suo successore, Ignazio Cassis, originario di questo Canton Ticino, affinché il nostro dialogo continui a crescere d’intensità, qui e in tutti gli ambiti in cui le nostre diplomazie si incontrano:

–       dall’ONU all’OSCE, come portatori dei valori di libertà e di  democrazia, dei principi universali di giustizia e di pace fra i popoli, e della tutela globale dei diritti umani;

–       dalla lotta al terrorismo alla ricerca della stabilità e della sicurezza nel Mediterraneo;

–       oltre i confini dell’Europa, ma anche nell’Europa stessa.

“La Svizzera come ideale dell’Europa unita” erano le parole di Luigi Einaudi, un altro famoso esule italiano in Svizzera, che fu il nostro primo Presidente della Repubblica.

La Svizzera è stata una sorta di precursore e ispiratore dell’Unione Europea: le quattro lingue nazionali, le diverse religioni, culture e legislazioni. E, soprattutto, mentre l’Europa si dilaniava in guerre sanguinose e fratricide, la Svizzera viveva momenti di pace e di prosperità.

“Unità nella diversità”: questo è l’esempio che ci dà la Svizzera, anche per compiere i futuri passi del processo di integrazione europea verso l’ideale degli “Stati Uniti d’Europa”.

Una “unitarietà nella diversità” che è stata fonte di ispirazione anche al Vertice di Roma (25 marzo) per rilanciare un’Unione Europea più sicura, più prospera, più sostenibile e più sociale, con un ruolo più incisivo sulla scena internazionale.

Oggi, grazie all’azione dell’Italia, investimenti e crescita hanno finalmente preso il sopravvento rispetto all’austerity. E ne vediamo i risultati in termini di aumento del PIL e dell’occupazione. Ma non solo: con il ritorno della crescita abbiamo contrastato con i fatti la narrativa protezionista ed anti-euro dei populisti.

L’economia italiana è tornata a crescere e gli indici di fiducia hanno superato i livelli pre-crisi sia nell’ottica dei consumatori che delle imprese. 

E’ un momento per essere propositivi, per cogliere quest’attimo favorevole ed espandere la partnership italo-svizzera verso più ambiziosi orizzonti di crescita.

Ci vuole apertura per crescere e per questo motivo, in questi mesi, ho sempre difeso l’apertura dei valichi fra i nostri Paesi. Su questo tema, apprezzo molto l’impegno del Governo svizzero per la costante ed assidua cooperazione.

Credo moltissimo nel potenziale della dimensione umana, come impulso positivo alle nostre relazioni bilaterali. Ci sono 1,3 milioni cittadini europei residenti in Svizzera, di cui quasi la metà italiani (630,000). Mentre 450,000 cittadini svizzeri sono residenti nell’UE. E a questi si aggiungono 300,000 cittadini europei – di cui 70,000 italiani – che ogni giorno varcano la frontiera per lavorare in Svizzera.

Il valore aggiunto di questo Foro di Dialogo è quello di affrontare insieme, Governo e società civile, le questioni che interessano di più ai nostri cittadini. E che hanno il maggior impatto sulla loro vita.

Oggi discutiamo di tre temi fondamentali: cultura, crescita e crisi migratoria.

Partiamo dalla crescita. Gli dedichiamo, non uno, ma due, gruppi di lavoro: sui trasporti e sull’Industria 4.0. Sono due ambiti diversi, uno po’ più tradizionale, l’altro di grande attualità, ma entrambi cruciali per continuare a sostenere la crescita e per dare nuovo stimolo ai nostri rapporti economico-commerciali.

Sul piano dell’export la Svizzera è per l’Italia (con 19 miliardi di euro di export) più importante della somma del nostro export verso Cina (11 miliardi) e Russia (6,7 miliardi) messe insieme.  

Il volume totale dell’interscambio commerciale è attorno ai 30 miliardi di euro: l’Italia è il 3° partner commerciale della Svizzera, mentre la Svizzera rappresenta il 6° mercato di esportazione per l’Italia.

Tuttavia, credo che due Paesi che sono così vicini geograficamente, così affini culturalmente, e che parlano anche la stessa lingua, possano fare ancora di più!

Abbiamo ridotto le distanze con il nuovo tunnel ferroviario del Gottardo e sono anch’io un sostenitore della direttrice dei trasporti Genova-Rotterdam, sfruttando le potenzialità dei porti italiani. In altre parole: Genova può diventare il porto della Svizzera!

Ma chiedo – a tutti – uno sforzo in più per immaginare nuove iniziative e per fare un ulteriore salto di qualità, grazie anche alle innovazioni dell’Industria 4.0 che è una delle priorità del nostro Governo.  

Voglio dare atto a questo Foro di aver sempre affrontato le questioni economiche con grande creatività e concretezza. Sono certo che anche oggi farà lo stesso.

C’è poi il tema della crisi migratoria. Contrariamente ad alcuni Paesi Membri della UE, la Svizzera ha partecipato volontariamente al piano di ricollocazione dei richiedenti asilo. E faccio notare che la Svizzera, dopo la Germania, è il secondo Paese in Europa per ricollocazioni dall’Italia.

Chi conosce bene questa questione, sa che non esistono “ricette magiche” per risolvere la crisi, ma che servono strategie di breve, di medio e di lungo periodo. Gli accordi migratori e l’accresciuta cooperazione dell’Italia con la Libia, il Niger, la Tunisia, il Ciad e il Sudan hanno già avuto effetti tangibili sulla riduzione dei flussi dai Paesi di Transito.

Ma per ogni passo che facciamo con i Paesi di Transito ne dobbiamo fare almeno due con i Paesi di Origine. Significa affrontare – con azioni di lungo periodo – le “cause profonde” che determinano i grandi movimenti di persone.

Convinti di questo, Italia e Svizzera sono tra i fondatori del Fondo Fiduciario dell’UE per l’Africa. L’Italia è anche il primo donatore di questo Fondo, con un contributo di oltre 90 milioni di euro. E insieme dobbiamo chiedere agli altri partner europei di fare molto di più!

Concludo sul tema della cultura, dal quale ho iniziato questo mio ragionamento. Oggi, siamo qui in una parte della Svizzera che “pensa, parla, scrive e sogna in italiano” come ha detto molto efficacemente lo stesso Ignazio Cassis.

La più bella espressione della nostra cooperazione culturale all’estero è la “Settimana della lingua italiana nel Mondo” che coinvolge le nostre Ambasciate, i nostri Istituti di Cultura e prestigiose istituzioni culturali come la Società Dante Alighieri.

Quando all’origine c’è una cultura comune, una storia comune e un’identità comune…

Quando c’è un’amicizia così forte come la nostra…

Diventa molto più facile prendere decisioni e agire insieme.

Diventa anche più facile per gli imprenditori, come tanti oggi qui con noi, negoziare, concludere accordi, fare investimenti e generare le condizioni per la crescita e per l’occupazione.

Il nostro “comune sentire” migliora la nostra capacità di rispondere in modo adeguato a tutte le sfide bilaterali e globali più pressanti. Per questa ragione, questo Foro odierno è espressione vitale della reciproca volontà di mettere le nostre naturali sintonie al servizio della crescita e dello sviluppo della civiltà europea. 

 

 

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