Roma, 26 ottobre 2017
(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Presidente Samba Panza (ex Presidente della Repubblica Centrafricana, membro dell’African Union Panel of the Wise),
On. Lia Quartapelle (Presidente del Board onorario di WIIS Italia), Vice Direttore Esecutivo Yannick Glemarec (UNWOMEN)
Ambasciatori (Ambasciatori provenienti dai Paesi del Network),
Signore e signori,
Vorrei rivolgere un forte ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a questo evento di nascita della Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo:
– la Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza della Farnesina, capofila del progetto;
– l’Istituto Affari Internazionali;
– l’organizzazione Women in International Security-Italia (WIIS);
– e le altre Reti di donne mediatrici, regionali e globali, nostri partner cruciali.
Vengo da due giorni trascorsi a Palermo, dove ho presieduto la Conferenza Mediterranea dell’OSCE, in cui l’Italia ha posto il Mediterraneo al centro della politica di sicurezza dell’OSCE. Non è un fatto scontato. L’OSCE ha tradizionalmente focalizzato il suo dialogo di sicurezza sull’asse Est-Ovest del mondo. Con la Conferenza di Palermo, alla quale hanno partecipato più di 30 Rappresentanti di Governo – a livello di Ministri, Vice Ministri e Sottosegretari – e 300 delegati, abbiamo voluto indirizzare l’attenzione dell’OSCE verso il Sud. E lo abbiamo fatto nella consapevolezza che buona parte della sicurezza e della prosperità globale dipendono dalle dinamiche mediterranee.
La Conferenza di Palermo ha affrontato con successo grandi sfide comuni, nel Mediterraneo, come: la gestione della crisi migratoria, la lotta al terrorismo e la battaglia per sconfiggere l’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e la discriminazione religiosa, che negli ultimi giorni si sono tradotti, qui in Italia, in un gesto inaccettabile e inqualificabile, di alcuni sedicenti tifosi di calcio, che hanno offeso la memoria di Anna Frank. Una personalità nobile e universale, strumentalizzata in modo indecoroso per fini triviali.
A Palermo abbiamo voluto associare al tema della sicurezza quello della cultura. A questo fine, abbiamo presentato un Programma culturale per il Mediterraneo con 500 iniziative. Siamo mossi dalla convinzione che sicurezza e cultura siano due dimensioni strettamente correlate e che si rafforzino a vicenda. Questo ambizioso programma mette le donne al centro di tantissimi progetti.
Non è un caso che alla presentazione del programma, a Palermo, abbiamo invitato le scrittrici Simonetta Agnello Hornby e Maissa Bey, i cui libri parlano spesso di donne e di Mediterraneo, e dell’importanza delle loro conquiste di libertà.
Dobbiamo continuare a dare spazio alle donne, nel Mediterraneo, contrastando l’unilateralità di pensiero. Fateci caso: gli integralisti di ogni religione e di ogni latitudine hanno spesso in comune il rifiuto ossessivo della diversità. Spesso i fondamentalisti non accettano il rapporto di pari dignità con le donne, che essi vorrebbero segregate, emarginate e discriminate. Ma se si dimentica che le donne rappresentano anche più della metà della nostra società; se non si accetta la piena eguaglianza di genere; allora si rigettano anche i presupposti di pace, stabilità e sviluppo.
Sia nel passato che nel presente, la storia è ricca di grandi donne mediatrici. E con la Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo ne vogliamo scrivere tante altre.
Penso a Matilde di Canossa, che nel Medioevo, in una società italiana ancora chiusa, fuggì da un matrimonio infelice ed ereditò dalla madre un dominio che andava dal Lazio al Lago di Garda. Secondo alcune ricostruzioni storiche ebbe il titolo di “Regina d’Italia”. Matilde si trovò a mediare lo scontro tra Enrico IV-Imperatore del Sacro Romano Impero e Papa Gregorio VII, giocando il ruolo di pacificatrice.
Fu lei ad orchestrare il famoso viaggio a Canossa di Enrico IV (28 gennaio 1077) per chiedere perdono al Papa e ottenere la revoca della sua scomunica. E quando Matilde volle dedicarsi alla preghiera e alla meditazione religiosa, si dice che fu sconsigliata dallo stesso Papa, perché era più prezioso il suo ruolo politico e diplomatico.
Sempre in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, soltanto 21 donne furono elette all’Assemblea Costituente composta da 556 membri (fra cui Tina Anselmi e Nilde Iotti). Ma bisogna dare atto a quel 4% di donne – nostre “madri costituenti” – per aver negoziato una Costituzione fra le più moderne e avanzate sull’eguaglianza di genere.
Nell’attuale legislatura, abbiamo raggiunto un record di 30% di parlamentari donne, fra le quali è qui presente l’On. Lia Quartapelle. E’ un record che ci posiziona al di sopra della media europea, ma che mi auguro venga battuto alle prossime, ormai vicine, elezioni. Anche in Italia c’è ancora tantissimo da fare per raggiugere la piena eguaglianza di genere. E non solo in politica, ma in ogni ambito della società, perché è elemento essenziale per la nostra crescita e per il nostro sviluppo.
Sempre a Palermo, ho voluto presentare il nostro Programma culturale nel Mediterraneo assieme al mio collega tunisino, il Ministro Jhinaoui. La democrazia tunisina è una perla del Mediterraneo, che continua a segnare progressi, anche più recenti come: i provvedimenti con i quali il Presidente Essebsi ha abolito il divieto per le donne musulmane di sposare uomini di confessione non islamica. E’ una decisione dalla portata rivoluzionaria che abbiamo accolto con grande favore.
E sono molto lieto che oggi sia qui con noi Madam Ouided Bouchamaoui, leader di una delle organizzazioni chiave del Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2015 “per il suo contributo decisivo per la realizzazione di una democrazia pluralista in Tunisia a seguito della Rivoluzione dei Gelsomini nel 2011”.
Abbiamo l’onore di ospitare anche la Signora Judith Herrera, conosciuta come “Victoria Sandino”, ex guerrigliera delle FARC in Colombia. E’ stata l’unica donna al tavolo dei negoziati di pace all’Avana in rappresentanza del movimento. Siamo molto interessati ad ascoltare la sua storia e il suo impegno per l’eguaglianza di genere.
Tutte queste grandi donne, del passato e del presente, ci ispirano a fare di più. Quando quest’anno l’Italia ha assunto l’incarico di membro del Consiglio di Sicurezza, il nesso fra donne, mediazione, pace e sicurezza era già tra le nostre priorità. Ma volevamo fare qualcosa di concreto per dare più spazio alle donne mediatrici. E quindi a settembre, all’Assemblea Generale dell’ONU, ho presieduto molto volentieri l’evento sulle Donne Mediatrici, come importante momento di riflessione, prima del lancio oggi della Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo.
Ho ricordato a New York che la gran parte degli incarichi del c.d. “Track 1” dell’ONU – il più alto livello formale di mediazione – sono ancora appannaggio di uomini. Questo è un evidente limite per la comunità internazionale. Perché un accordo che non viene negoziato “dall’altra metà” della società è fragile e, alla fine, perde anche legittimità politica.
Mentre nei c.d. “Track 2 e 3” le donne si sono dimostrate mediatrici molto efficaci: aprendo canali di comunicazione e allentando le tensioni tra la società civile, tra le comunità, tra governi locali, tra le imprese e tra i gruppi religiosi. A quel livello, spesso informale, ma altrettanto importante, il ruolo delle donne è sempre determinante.
Cosa possiamo fare allora per cambiare la situazione?
Come prima cosa, non dobbiamo abbassare la guardia nella promozione dell’eguaglianza e dell’empowerment femminili. Siamo ancora lontani dal traguardo. E quindi occorre fare di più per diffondere la consapevolezza – a tutti i livelli della nostra società – che le donne non sono vittime da difendere, ma importanti agenti di cambiamento e di sviluppo della comunità.
Ogni Stato deve fare la sua parte: riconoscendo il lavoro fatto dalle donne a livello nazionale e valorizzandolo anche in sede internazionale; incentivando la selezione di donne a posizioni di alto livello; sostenendo l’avanzamento in carriera delle giovani mediatrici. In questo sforzo, ho molto apprezzato anche l’impegno del Segretario Generale dell’ONU Guterres, che ha il mio massimo appoggio, per far sì che molte più donne giungano al vertice dei processi di mediazione internazionale, senza più ostacoli.
La Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo va esattamente in questa direzione. E sempre con l’obiettivo di fare della diversità la nostra più grande ricchezza nel Mediterraneo.
La definizione stessa del negoziato è, secondo alcuni autorevoli negoziatori, l’arte di mediare e di produrre valore aggiunto dalle nostre differenze.
A volte il negoziato e la mediazione possono apparire la via più lunga e tortuosa, ma è sempre quella che vale più la pena percorrere. E oggi abbiamo nella Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo un nuovo alleato per percorre quella via con un passo più veloce. Per mediare tra realtà, desideri e speranze, e per progettare un futuro nel Mediterraneo sempre più sicuro e prospero.