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Intervento del Ministro Alfano alla Presentazione del Rapporto ANCE 2017 (Roma, 5 ottobre 2017)

(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

Saluto calorosamente tutti e in particolare do il benvenuto:

al Presidente dell’ANCE, Giuliano Campana,

e al Presidente del Comitato Permanente Lavori all’Estero e Vice Presidente dell’ANCE, Giandomenico Ghella.

Questa è l’11° edizione della presentazione alla Farnesina del Rapporto ANCE. E’ ormai una tradizione, che testimonia la strettissima collaborazione fra la nostra diplomazia economica e la filiera delle costruzioni e delle infrastrutture, che opera in ogni angolo del mondo.

Il Rapporto ANCE conferma che il “gioco di squadra” del Sistema Italia è fondamentale per realizzare grandi successi. Basta pensare all’allargamento del Canale di Panama, al Terzo Ponte sul Bosforo, alle dighe in Etiopia, alle metropolitane di Lima e di Doha; porti, aeroporti, ferrovie ad alta velocità, strade e ospedali del Made by Italy.

L’Ingegnere Ghella vi illustrerà il Rapporto 2017, che fotografa un’industria italiana tra le più competitive al mondo: campioni nazionali che operano all’estero in progetti di alta ingegneria e di enorme complessità tecnica, sia nel loro design che nell’esecuzione cantieristica.

Il fatturato estero delle imprese italiane di costruzione ha conseguito una crescita di quasi il 18% (17,8%), superando i 14  miliardi di euro. E’ uno dei migliori risultati di crescita negli ultimi anni. E anche il fatturato nazionale è in crescita (2,6%). A testimonianza del fatto che il segno positivo è ritornato in Italia.

Sui mercati esteri, il mondo delle costruzioni è tra gli assi portanti della diplomazia economica italiana.

Vi ricorderete che all’inizio di quest’anno, assieme a Confindustria, abbiano presentato uno Studio indipendente di Prometeia, che ha stimato in più dell’1% del PIL il valore aggiunto generato – lungo tutta la filiera – dalle gare e dai contratti aggiudicati ad aziende italiane grazie al sostegno della rete diplomatico-consolare (studio relativo all’anno 2015).

Ebbene, lo stesso studio ha messo in luce che le imprese di costruzione si sono aggiudicate ben 15 miliardi di euro di progetti (50 aziende su 300 assistite appartenevano al settore delle costruzioni).

Per proseguire in questa direzione positiva, in questi ultimi mesi, abbiamo sostenuto l’ANCE in nuove ed importanti missioni in Montenegro, in Bosnia Erzegovina; nonché a Londra, Strasburgo e Bruxelles, anche per accrescere le nostre capacità di accedere ai fondi europei e quelli delle principali istituzioni finanziarie internazionali.

Per l’anno a venire, l’accento sarà soprattutto sui Balcani e sul  Mediterraneo, che sono tradizionalmente i bacini più importanti per la nostra crescita e per la nostra stessa sicurezza; ma senza tralasciare i mercati emergenti.

Inoltre, proseguiremo a convocare i Tavoli tematici per aeroporti, porti e ferrovie, per continuare a diffondere a tutta la filiera delle infrastrutture le opportunità segnalate dalle nostre Ambasciate e Consolati nel mondo.

In questo spirito, quest’anno ho avuto l’idea di arricchire il programma della Conferenza degli Ambasciatori, a fine luglio, con degli incontri non “B2B” ma “A2B” ovvero “Ambasciatori to Business”. E so che molti di voi hanno apprezzato questa innovazione.  

Come capita spesso, gli Ambasciatori forniscono “informazioni di prima mano” – prima che vengano inserite nelle banche dati – sulle anticipazioni di gare e di progetti di prossima licitazione. E’ in quel momento che si può realizzare un intervento di sistema vincente.

Dietro ogni grande successo c’è sempre un grande lavoro di “market intelligence” e poi di accompagnamento istituzionale, svolto dalla Farnesina e dalla sua rete diplomatico-consolare, con in prima linea i nostri Ambasciatori.

Perché, in  definitiva, non dobbiamo mai dimenticare che il valore di una grande commessa vinta con il sostegno della Farnesina va ben oltre il fatturato realizzato dalla singola impresa e persino quello aggregato dell’ANCE.

L’aggiudicazione di gare e commesse ha un impatto positivo sulle relazioni diplomatiche e da vitalità ai rapporti bilaterali.

Quando una delle vostre imprese costruisce un ponte, quel ponte non è soltanto un’infrastruttura, ma serve anche a collegare ed avvicinare meglio l’Italia al Paese committente.

Quindi, è naturale che l’Ambasciatore giochi un ruolo di primo piano, al vostro fianco. Ma oggi questo non basta più: assieme all’accompagnamento istituzione, assieme all’offerta tecnico-economica, servono pacchetti finanziari sempre più sofisticati.

Quando ci sono questioni importanti sul tavolo, che riguardano le nostre imprese di costruzione, è nostro compito affrontarle insieme. Come la questione dei certificati di esecuzione dei lavori all’estero: vogliamo snellire, velocizzare e rendere più trasparente questo sistema. La collaborazione tra il Ministero e l’ANCE ha consentito di instaurare con ANAC un dialogo costruttivo e proficuo.

L’ultimo aspetto che vorrei toccare è quello dell’innovazione e dell’adattabilità al cambiamento. Sono doti che accomunano diplomatici e costruttori. In particolare, come sanno bene i costruttori in questa sala, per essere sempre più incisivi e vincenti dobbiamo realizzare opere innovative, ad altissimo contenuto tecnologico e a bassissimo impatto ambientale.

Vorrei concludere con due storie che mi piace ricordare ai nostri amici costruttori: una del passato, l’altra del presente. Le storie di due grandi dighe, due grandi opere di politica estera.

La prima, nel passato, è la Diga di Tarbela in Pakistan. Un progetto che iniziò nel maggio del 1968 e terminò nell’aprile del 1976, con capofila l’Italia (Impregilo).

Fu un progetto immenso: 5.000 tecnici in maggioranza italiani e 15.000 operai locali costruirono un diga di 3km di larghezza e 150 metri d’altezza. Con lo scioglimento delle nevi del Tibet e dell’Himalaya, sommato alle piogge dei monsoni, si formò un lago di 260 chilometri quadrati, più vasto di 50km del Lago Maggiore!

In quel periodo si creò una piccola cittadina italiana con al centro “Via Roma”, una chiesa, una moschea, una scuola, un campo da calcio e anche un cinema italiano. C’è una generazione di pakistani che parla l’italiano grazie ai film di Totò e Fellini.

La storia della Diga di Tarbela va ricordata perché fu come un “albero della speranza”: piantato e cresciuto sul terreno della collaborazione tra i popoli, ricchi e poveri, di culture e religioni diverse, spesso ostili. Si calmarono le tensioni di guerra fra il Pakistan e l’India all’insegna dello sviluppo. Vinse lo spirito di cooperazione su quello della divisione.

La seconda, nel presente, è la Diga di Mosul in Iraq. I nostri ingeneri, tecnici e militari, sono in prima linea in una zona che è stata fortemente colpita dal terrorismo. Trevi è capofila di un progetto estremamente importante.

C’era il rischio che la Diga crollasse. C’era il rischio di una catastrofe, tanto umanitaria, quanto economica, in un Paese che ha bisogno di ritrovare la via della speranza dopo il terrore di Daesh.

E proprio due giorni fa, grazie anche agli interventi della diplomazia italiana, è stata firmata l’intesa che consente il completamento della prima parte dei lavori.

Ora in Iraq, come allora in Pakistan, una Diga è il simbolo della pace. Il mondo è cambiato, ma la nostra missione è la stessa: costruire speranza, pace e prosperità. E’ questa l’essenza del rapporto privilegiato fra la Farnesina e l’ANCE.

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