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Terzi: Un’Autorità italiana sui diritti umani (Avvenire)

La difesa dei diritti non è solo un impegno etico ma risponde alle esigenza della nostra sicurezza. In troppe occasioni, dai Balcani al Mediterraneo, abbiamo verificato come le palesi violazioni dei diritti siano fonte di destabilizzazioni e conflitti. L’Italia, per la sua tradizione e il suo impegno politico, la propensione al dialogo e al rispetto per le differenti culture e religioni, e per la stessa collocazione geografica, tra Sud arabo e Nord europeo, ha non a caso assunto negli anni un ruolo di sempre maggiore profilo nelle iniziative internazionali in difesa dei diritti umani.


Ed è anche in coerenza con questo suo ruolo e le aspettative internazionali che esso ha generato, che ho voluto sin dall’inizio porre la difesa dei diritti umani al centro delle priorità di azione di politica estera del nostro governo. Un’azione promossa con vigore anche dal governo precedente e che sto in questi primi mesi del mio mandato proseguendo, arricchendola di nuovi toni e contenuti alla luce dei cambiamenti internazionali in atto.


Un impegno che si sviluppa su vari fronti – dalla pena di morte, ai diritti delle donne e dei bambini – ma nel cui ambito assume oggi un’importanza crescente la dimensione delle minoranze religiose, il rispetto della libertà di fede. Stiamo infatti purtroppo assistendo da tempo e in diverse parti del mondo – dall’Africa al Medio Oriente all’Asia – a una pericolosa e inaccettabile escalation di attacchi contro le minoranze religiose, in particolare quelle cristiane. Ho perciò deciso di intensificare la nostra azione diplomatica in più ambiti. A partire dalle Nazioni Unite, e in particolare nel Consiglio dei diritti umani, dove l’Italia è stata l’anno scorso eletta all’unanimità per un ulteriore triennio.


Avevamo già contribuito in raccordo con i nostri partner europei all’adozione, l’anno scorso, di un’importante risoluzione del Consiglio sulla difesa delle libertà religiose dopo i violenti attacchi contro le comunità copte in Egitto. Sulla scia dei tragici episodi in Nigeria, ho attirato l’attenzione dell’alto commissario per i diritti umani a Ginevra, Navi Pillay, sull’esigenza di interventi incisivi in difesa delle minoranze religiose e cristiane in particolare e mi sto attivando con i partner europei affinché il Consiglio possa adottare, entro marzo, una nuova risoluzione in difesa del principio di «freedom of belief».


In ambito Unione Europea abbiamo contribuito in maniera decisiva all’adozione nel luglio scorso di un Piano d’azione per rafforzare il monitoraggio congiunto delle istituzioni comunitarie e dei 27 Paesi membri sul rispetto delle libertà religiose. Ho nei giorni scorsi chiesto all’alto rappresentante dell’ Ue, Catherine Ashton, di promuovere una discussione sullo stato di attuazione del Piano d’azione.


È un tema, quello della difesa delle minoranze religiose e cristiane su cui sto registrando – è quanto ho tratto anche dal colloquio con il ministro degli Esteri francese Alain Juppé, ieri a Parigi – forti sensibilità e sintonie dei partner europei e della Santa Sede.


Sul piano nazionale ho qualche giorno fa firmato un’intesa con il sindaco di Roma, Alemanno, per la creazione di un osservatorio per lo studio e il monitoraggio del rispetto delle libertà religiose, che si avvarrà della collaborazione attiva della nostra rete diplomatica all’estero e potrà contribuire all’efficacia dell’azione della stessa Unione Europea. Sempre sul piano italiano, intendo infine attivarmi intensamente affinché un’Autorità Nazionale indipendente sui diritti umani possa vedere la luce prima della fine della legislatura.

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