La primavera araba impone un ‘reset’ nei rapporti tra l’Europa e il Mediterraneo. Per vent’anni, dalla fine della guerra fredda ad oggi, l’attenzione dell’Europa si è concentrata ad Est con l’obiettivo, legittimo e da tutti condiviso, di riunificare il nostro continente per troppi decenni artificialmente diviso. Le crisi balcaniche hanno finito con assorbire il resto delle energie politiche europee.
Di quest’attenzione rivolta ad Est, ne ha fatto le spese l’altra parte del nostro vicinato, il Mediterraneo, che è rimasto in una posizione subordinata nell’agenda politica europea. Il macchinoso Processo di Barcellona lanciato nel 1995 non è riuscito a fare la differenza ed è rimasto ostaggio dei zig-zag del Processo di Pace; l’ 11 settembre ha successivamente circoscritto l’attenzione dell’Europa e dell’ Occidente verso il Medio Oriente e Mediterraneo all’aspetto della sicurezza. La priorità della lotta al terrorismo ha portato Europa ed Occidente a consolidare i ‘patti di convenienza’ con i regimi autoritari della regione.
Le rivoluzioni democratiche in corso nel mondo arabo, ed il quasi completamento dell’agenda europea verso l’Est (va ovviamente concluso l’allargamento ai Balcani) rilanciano d’obbligo il Mediterraneo al centro dell’agenda mediterranea dell’Unione europea. Si tratta di un’opportunità unica per l’Europa, per il consolidamento del suo ruolo di attore globale. Si tratta di un’occasione particolare per l’Italia ed i paesi della sponda Nord del Mediterraneo, i cui interessi vitali di sicurezza, economici e la sua proiezione culturale sono strettamente legati agli sviluppi dell’area mediterranea; così come per i Paesi della sponda Sud, il cui più forte ancoraggio all’Europa è propedeutico ad un’accelerazione della loro modernizzazione e sviluppo complessivo. Sono queste le ragioni per le quali ho sin dall’inizio voluto porre il Mediterraneo ed il Medio Oriente al centro della mia azione diplomatica e nominato un Inviato Speciale per l’area, Maurizio Massari.
Qual è la nostra visione delle relazioni tra l’Europa ed i Paesi mediterranei? Noi crediamo che i processi i democratici in corso in questa regione stiano creando le condizioni per un nuovo tipo di rapporto tra i paesi delle due sponde. Non più i vecchi ‘patti di convenienza’ e nemmeno le ricette etero-imposte da Bruxelles. Piuttosto la definizione di partenariati ‘veri’ e paritari basati sulla piena condivisione di valori – democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e delle minoranze, in particolare le minoranze religiose – ed interessi (sicurezza nelle varie dimensioni, incluse la sicurezza energetica e quella alimentar; sviluppo economico e sociale). Partenariati veri basati sulla piena condivisione degli obiettivi e dell’agenda politica. Intendiamo, attraverso questi partenariati, avvicinare progressivamente le due sponde del Mediterraneo e dar vita ad una ‘casa comune euro-mediterranea’. Ed è a questo concetto di integrazione ‘de facto’ e di ‘casa comune’ che, nella nostra visione, dovrebbero ispirarsi anche i diversi, e tra loro complementari, strumenti esistenti: dalla politica di vicinato dell’Unione europea, all’Unione per il Mediterraneo, al formato 5+5.
La riunione ministeriale del 5+5 (i cinque Paesi della sponda Nord: Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta; ed i cinque della sponda Sud: Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Mauritania) che Italia e Tunisia co-presiederanno oggi a Roma si propone di riavviare su queste nuove basi il dialogo tra le due sponde attraverso nuove proposte di collaborazione concreta in una serie di settori, dalla sicurezza, allo sviluppo economico ed in particolare delle piccole medie imprese, agli scambi culturali e tra le società civili. Verranno, tra le altre cose, decise insieme, dai Paesi delle due sponde, le creazione di un sistema di early warning per far fronte alle minacce comuni nel Mediterraneo, di un dialogo tra le società civili e verrà stabilita la data di un Vertice del 5+5 a livello di capi di Stato e di governo per testimoniare la comune volontà politica di far compiere un salto di qualità alla cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo. In collegamento con l’Unione per il Mediterraneo, il 5+5 lavorerà inoltre, d’ora in avanti, attraverso un meccanismo di consultazione permanente per poter dare seguito concreto alle iniziative di collaborazione in tutti i settori. Il 5+5 intende diventare un fattore di impulso anche per rilanciare le politiche dell’Unione europea verso la regione, una sorta di ‘Gruppo degli amici del Mediterraneo’. E’ un momento storico nei rapporti con la sponda Sud Mediterraneo che l’Europa politica non può perdere se non vuole rischiare di finire ‘out of business’.