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Terzi: «Superato il limite Bisogna proteggere la gente» (La Stampa)

L’Italia è pronta a sostenere risoluzioni più robuste che tengano conto dell’emergenza umanitaria in Siria. Questa, in sintesi, la riflessione del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, alla luce del massacro di Hula.


Ministro, la comunità internazionale sembra assistere ancora una volta impotente?


«Mi lasci prima dire l’orrore e il dolore provato di fronte alle scene strazianti, che abbiamo visto tutti: non si può restare a guardare quando decine di bambini vengono uccisi così brutalmente. Il limite è stato superato, occorre fare qualcosa. Non c’è più tempo da perdere. I prossimi giorni saranno decisivi. Kofi Annan sta per recarsi a Damasco e mercoledì Ban Ki-moon presenterà il suo rapporto al Consiglio di Sicurezza».


L’Italia come intende muoversi?


«Ne avevo parlato a Ban martedì a New York, e, dopo Hula, ho chiesto che il Cds si riunisse subito, come del resto è avvenuto. Mi tengo in contatto con i ministri dei Paesi più impegnati. Poco fa ho chiamato il collega turco, Ahmet Davutoglu, per cogliere l’occasione della Conferenza di Istanbul sulla Somalia per una consultazione sulla Siria».


C’è ancora fiducia nel Piano Annan?


«Il sostegno al piano Annan deve essere convinto e senza riserve, ma il regime siriano forse non ha capito che non è a tempo indeterminato e che la responsabilità della violazione delle condizioni in esso indicate ricade interamente su Damasco e sul suo rifiuto di cooperare. I resoconti del Generale Mood non lasciano margini di interpretazione su quanto accaduto».


Intende dire che ci sono altre opzioni sul tavolo?


«L’unica opzione che mi sento di escludere è che proseguano i massacri. Se necessario rafforzeremo la missione di monito-raggio fino a 2 o 3 mila unità e, se ogni altro tentativo non riuscirà a fermare le violenze ed avviare un processo politico per uscire dalla crisi, occorrerà che il Consiglio di Sicurezza valuti come rendere più efficace la missione e la sua capacità di autotutela».


In che modo? Armando gli osservatori?


«Stiamo parlando di operazioni in base al capitolo VII della Carta per le quali serve il consenso di tutti i 15 membri del Cds».


Sembra difficile ottenere un assenso di Russia e Cina per una risoluzione più robusta visto che ieri Mosca si è opposta persino alla dichiarazione di condanna?


«Il ruolo della Cina e, soprattutto, della Russia, è cruciale. Stiamo parlando di un’ipotesi che non è al momento in discussione. Se in futuro un simile scenario verrà proposto, occorrerà valutarne tutti gli aspetti, compresi quelli legati al concetto di “responsabilità di proteggere”, ovvero il dovere che gli Stati hanno di proteggere le loro popolazioni. Se in questo quadro, o in quello più volte richiamato dei cosiddetti “corridoi umanitari”, dovessero intervenire risoluzioni dell’Onu noi le sosterremo. Ora dobbiamo impegnarci perché il piano Annan si sblocchi».


Cosa ne pensa della soluzione proposta da Barack Obama?


«Il modello yemenita è senz’altro quello più auspicabile e eventuali iniziative in questa direzione possono contare sul convinto sostegno dell’Italia».


Ci sono rischi di un allargamento del conflitto?


«Siamo seriamente preoccupati per una simile eventualità di cui si sono già viste le avvisaglie nelle violenze dei giorni scorsi in Libano, in particolare nella città di Tripoli».


Ministro, qual è l’interesse nazionale italiano in merito alla crisi in Siria?


«Quale attore globale l’Italia ha un interesse diretto nella stabilità regionale e nel prevenire che movimenti terroristici possano trovare spazio e fare proselitismo. Non dimentichiamo poi i nostri militari impegnati in Unifil nel Libano».


Qual è l’impegno in campo umanitario?


«Stiamo inviando in Giordania un ospedale da campo che verrà installato a ridosso del confine con la Siria in un’area in grado di ospitare fino a 3 mila rifugiati. E’ previsto l’invio di kit medicali, per curare 10 mila pazienti in tre mesi, oltre a quelli per la cura di ferite di armi da fuoco, distribuiti tramite Unhcr e la Mezzaluna Rossa siriana».