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Terzi: “Così ho dato una spinta all’export” (MF)

L’export? «Nel 2012 è andato bene, ma la Farnesina ha messo e metterà in campo una serie di iniziative a favore delle imprese perché questa voce pesi di più sul pil nazionale». L’immagine dell’Italia? «L’obiettivo è che gli investitori internazionali vedano il Paese come una grande opportunità». L’ingerenza della Germania? «In occasione di una recente visita del ministro degli Esteri tedesco ho sottolineato che la democrazia italiana deve avere assoluta libertà d’azione». Giulio Terzi, ministro degli Esteri italiano, in questa intervista a Class Cnbc fa un bilancio dell’esperienza di governo che si sta per concludere.


È ora di un bilancio per la rete diplomatica italiana. Quale realtà emerge dalla nona conferenza degli ambasciatori che si è svolta a Roma nei giorni scorsi?



L’incontro si è incentrato sulla crescita e ha visto una nutrita partecipazione dei membri di governo interessati a queste tematiche, tra cui Moavero, Grilli e Passera. Hanno approfondito il modo in cui le ambasciate e le altre amministrazioni dello Stato possono contribuire a realizzare questi piani con obiettivi triennali e con un’azione di sistema-Paese integrata. Il 2012 è stato un anno di crescita dell’export e di accelerazione del percorso di internazionalizzazione dell’economia italiana, un biennio più positivo rispetto a quello molto debole che ha caratterizzato la domanda interna. Una vitalità dell’economia italiana verso l’esterno, più forte di quello che purtroppo avviene nel Paese.


L’export cresce ma rappresenta solo un quarto del italiano a differenza di altri Paesi europei, pur con meno eccellenze. Che cosa può fare il sistema Italia e la rete diplomatica per aprire ancora di più la strada alle nostre imprese?


Ci stiamo muovendo a tutto campo e utilizzando gli strumenti innovativi di cui la diplomazia dispone. Innanzitutto associare all’attività politica della diplomazia quella economica. E uno sforzo partito nel 2002 per dare un carattere di imprenditorialità alla rete diplomatica. Nell’ultimo anno questo è avvenuto in modo molto deciso e forte. La Farnesina è uno strumento fondamentale per la crescita del Paese. Lo abbiamo dimostrato con le missioni di natura politica cui abbiamo associato le imprese: siamo stati nei Paesi di maggior prospettiva con oltre 500 imprese per più di 30 missioni; sup-portiamo iniziative importanti come quella di Assolombarda e della Camera di Commercio di Milano; numerose le country presentation organizzate per illustrare potenzialità che Paesi come Indonesia, Mozambico, Thailandia, Egitto, Angola, Vietnam possono avere per i nostri investimenti ma anche per creare flussi di investimento reciproco.


Su quali leve agite perché investano in Italia?


Abbiamo cercato di creare interesse e dare il senso dell’affidabilità e credibilità del Paese in un quadro di maggior stabilità dell’Eurozona. L’obiettivo è che i grandi investitori, i fondi sovrani, i fondi pensione guardino all’investimento in Italia come una forte opportunità.


Sui mercati è stata garantita l’azione della Bce, ma anche l’Ue deve fare scelte coraggiose in termini di unificazione politica e di bilancio. Riuscirà a mantenere queste promesse?


Certamente sì. Il processo di integrazione europeo è irreversibile sul piano monetario e politico. L’ultimo Consiglio Europeo di dicembre ha dato attuazione concreta, ponendo anche scadenze, per la realizzazione dell’unione bancaria e la possibilità che ci siano meccanismi di supervisione della Bce su un gruppo di banche sistemiche. L’integrazione politica è un tema al quale teniamo moltissimo. Ci sono iniziative che ho sostenuto, come rafforzare la cooperazione nella Difesa, dare una voce più forte all’Ue all’esterno in tutte le crisi che colpiscono il nostro vicinato, a partire dalle trasformazioni in atto nei Paesi della Primavera Araba.


Al centro dell’Europa c’è la Germania. Alcuni lamentano che la Merkel condizioni anche questa fase di delicato passaggio politico per l’Italia. Che cosa ne pensa?



Ho ricevuto la visita del ministro degli Esteri Guido Westerwelle. E stata un’occasione per ribadire quanto sia fondamentale la prosecuzione sulla strada della costruzione europea. Un momento per capire come la fase pre-elettorale che attraversa l’Italia sia delicata e complessa e come debba essere lasciata al popolo italiano, alla nostra grande democrazia, l’assoluta libertà d’azione senza interferenze esterne. Di questo ho avuto modo di parlare con il collega Westerwelle e mi pare che questo mio messaggio sia stato ben compreso.


La Siria è il dossier più delicato in questo momento?


Sì. Ma è di primaria importanza anche accompagnare la continuità del processo di trasformazione in atto in Egitto e in Libia. C’è la necessità per l’Ue e per l’Italia di dare messaggi positivi a quei paesi affinché si realizzi una democrazia pluralista.