La Bonino è reduce da un faticoso viaggio in Kuwait e Oman. Appare provata ma ci scherza su. Forse è solo il fatto che non è più così abituata a viaggiare come una “trottola”. Forse sono le ultime arrabbiature per il pasticcio kazako («Non dovevo essere certo informata ma magari a qualcuno poteva accendersi una campanello d`allarme visto che parliamo di Kazakhstan»). Il suo ultimo incarico di Governo risale al 2008, nel Governo Prodi come responsabile degli Affari europei e del Commercio internazionale (il vecchio Commercio estero). Le chiedo: dopo cinque anni come ha trovato il sistema di sostegno e promozione all`internazionalizzazione delle imprese? La responsabile della Farnesina allarga le braccia (lo farà spesso a molte altre domande): «Prima c’era l’Ice, poi lo hanno tolto, poi commissariato e poi rimesso, la solita storia italiana».
E allora quale sicurezza possono avere le imprese che d’ora in avanti sarà diverso? Perché dovrebbero credere che la cabina di regia da lei presieduta, come quella che si è riunita mercoledì scorso, possa partorire dei progetti innovativi? «È vero, abbiamo sprecato troppo tempo a impacchettare e spacchettare ministeri, a chiudere e riaprire agenzie mentre nel frattempo il mondo correva veloce e noi non eravamo attrezzati a capirlo e a sfruttarne le opportunità che offriva. Ora possiamo solo partire dagli strumenti che abbiamo dandoci delle priorità, chiarendo i rispettivi compiti e prendendoci ognuno le proprie responsabilità». Un compito semplice a dirsi ma basteranno le limitate risorse attuali? Non serviranno alcune decine di milioni di euro aggiuntivi per sostenere la presenza in quei mercati di “ultima frontiera” dove il sostegno pubblico può fare la differenza? «All’ultima riunione della cabina di regia era presente anche il ministro Saccomanni; posso solo dire che di fronte a questa necessità non ha affatto chiuso la porta».
Esportare è diventata una necessità dì sopravvivenza per le aziende italiane ma l`export oggi vale il 30% del nostro Pil mentre in altri Paesi europei è vicino al 100 per cento. Quale direttive ha dato nella cabina di regia ai ministri economici compreso quello dell’Agricoltura Di Girolamo presente per la prima volta? «Più che direttive ho fatto con loro alcune riflessioni. Ho sintetizzato cinque punti che mi sembrano possano poi tradursi in comportamenti operativi di tutto il governo e degli enti locali che saranno coinvolti nei road show in giro per l’Italia per presentare le opportunità all`estero: prima di tutto dobbiamo cercare di sostenere quella parte di made in Italy poco conosciuta ma pur sempre aziende di qualità; secondo: non basta sostenere l`industria che si internazionalizza ma anche commercio, artigianato, mondo cooperativo e agricoltura; terzo: oltre ai grandi brand dobbiamo sostenere le piccole imprese ma rafforzando all’estero reti e filiere produttive collegate perché i piccoli da soli non ce la fanno; quarto: maggiore attenzione alle startup innovative e digitalizzate e alle imprese al femminile; quinto: internazionalizzare il sistema Italia, non solo le imprese, con un`operazione culturale prima che economica».
Fin qui la strategia per portare le aziende all`estero. E per attrarre gli investimenti esteri basterà una nuova “policy” come quella che il Governo metterà a punto entro la fine dell`anno con il progetto «Destinazione Italia»? «Finora abbiamo usato la complessità del problema come alibi per fare poco o niente oscillando tra un atteggiamento di chiusura verso l’investitore straniero e la sindrome dell’outlet, ossia non lasciamoci sfuggire l’ultima occasione con una vendita al ribasso. Il problema è che è mancata una policy».
Con «Destinazione Italia» cosa cambierà? «Per la prima volta è un`iniziativa di policy su attrazione di investimenti esteri con cui individuare delle priorità in un confronto pubblico con imprese e investitori stranieri che possa produrre un indirizzo del governo sul tema entro la fine dell`anno; per ora».
Basteranno alcune linee di indirizzo a cambiare la situazione? «Si tratta di cose concrete, ossia individuare che tipo di investimenti vogliamo attrarre prioritariamente e da quali Paesi esteri. In Italia vogliamo migliorare il contesto con un pacchetto normativo facendo una ricognizione sui principali ostacoli legati all`attrazione degli investimenti e formulando possibili incentivi. Tutto ciò naturalmente, comporta una grande azione di comunicazione a livello interno e internazionale in vista dell`appuntamento del 2015».
Ultima domanda. Come concilia ministro Bonino, la sua lunga militanza radicale con l`espulsione lampo dei familiari di Mukhtar Ablyazov, principale dissidente kazako di Nursultan Nazarbaiev decisa dal suo Governo? «Non ne sapevo niente; non che dovessi essere informata da un punto di vista formale, ma magari a qualcuno la parola Kazakhstan poteva far suonare un campanello di allarme…».
Ci sono notizie sul fatto che i familiari stanno bene anche se trattenuti nella loro abitazione? Il ministro annuisce. Ci saranno ripercussioni economiche per questa vicenda? «Spesso il commercio aiuta il dialogo anche sui diritti umani altrimenti dovremmo commerciare solo con la Svezia; sono processi lunghi e da radicale, li conosco bene visto che ci abbiamo messo 14 anni per far passare la moratoria delle pena di morte…».