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Bonino: «È stato fondamentale tenere un basso profilo» (La Stampa)

«Ci sono situazioni e teatri, come quelli di guerra, in cui mantenere il riserbo tenendo a freno le emozioni è indispensabile. Grazie a chi ha avuto tenuta, pazienza e fiducia: la famiglia di Domenico Quirico e voi de «La Stampa», capaci di piemontesissimo riserbo. E grazie soprattutto alla Farnesina, all’Unità di crisi e agli apparati dello Stato italiano, che per la liberazione di Quirico non hanno mollato un minuto». Emma Bonino ci parla mentre sta andando ad accogliere il veterano dei fronti di guerra de «La Stampa», rapito in aprile in terra siriana, al suo quarto reportage su quella guerra civile, all’aeroporto di Ciampino. E dopo cinque mesi esatti di tensione, di pendolo tra contatti sempre accesi e poi sospesi, e di quotidiani ma non sempre positivi aggiornamenti dall’Unità di crisi, il ministro è finalmente sollevato: «È una notizia emozionante, per tutti. Per la famiglia, per noi della Farnesina, per voi de «La Stampa», è una bellissima notizia per tutti i giornalisti che rischiano la vita sui fronti di guerra, che impegnano se stessi per cercare e raccontare la verità». Il telefono del ministro degli Esteri è squillato attorno alle 19 dì ieri. Era Claudio Taffuri, il responsabile dell’Unità di crisi della Farnesina, con la notizia più bella: Domenico Quirico è un uomo libero.


Ministro Bonino, qual è stata la dinamica che ha portato alla liberazione, e che cosa ha fatto sì che uno stallo di 5 mesi si sbloccasse?


«Ci sarà tempo e modo per informarne la pubblica opinione, e ricostruire le fasi del sequestro. Adesso, la procedura prevede non a caso come prima cosa che Domenico Quirico sia ascoltato dalla magistratura italiana, è evidente che non è possibile in questo momento aggiungere altro. Quello che di certo ha agevolato e ci ha premiato è stata una cosa semplice e difficilissima, in un caso delicato come un sequestro di persona in uno scenario devastato e complesso com’è quello siriano: il riserbo. Ha premiato la tenuta della famiglia e del giornale; la costanza nel mantenere un profilo basso, non cogliendo mai il benché minimo accenno di polemica. Ha premiato la tenuta nel seguire le nostre indicazioni per il riserbo. E naturalmente ha premiato la cocciutaggine operosa di tutta la Farnesina, a cominciare dall’Unità di crisi, e di tutti gli apparati dello Stato. A loro devo e dobbiamo dire grazie».


È una fase molto particolare nella crisi siriana, gli Stati Uniti hanno annunciato di voler compiere attacchi mirati, una situazione in cui gli ostaggi sul terreno sono a rischio. Può dirci se c’è stata un’accelerazione, una maggiore determinazione nel tentare la liberazione di Quirico?


«L’importante, per noi tutti, è sempre stato riportare a casa Domenico Quirico prima possibile. La nostra determinazione è sempre stata la stessa. Sono state settimane e mesi di grande preoccupazione. I contatti accesi hanno avuto un periodo di mancata comunicazione, e naturalmente la preoccupazione di tutti cresceva».


Qual è stato il momento peggiore?


«La situazione è sempre stata molto complessa, e non lo abbiamo mai nascosto. Abbiamo seguito giorno per giorno, tutti i giorni e dunque anche in questi ultimi, ogni possibile canale, in un contesto complesso, e al massimo grado, come quello siriano. Come ho detto più volte in Parlamento, dando di volta in volta le informazioni sul caso di Quirico, alcuni canali che inizialmente avevamo si sono interrotti, poi si sono riaccesi, e sono man mano diventati più solidi. Contatti attivati, comunque, a 360 gradi».


Insieme al nostro collega Quirico è stato liberato anche il professore belga che era stato catturato con lui, Pier Piccinin. Può dirci qual è la situazione per padre Dall’Oglio?


«Per Quirico abbiamo sempre avuto elementi di speranza, perché come dicevo prima i contatti si accendevano e si. spegnevano, ma andavano solidificandosi, e alla fine si sono dimostrati solidi. Per padre Dall’Oglio al momento i contatti sono minori, e purtroppo anche meno solidificati. Ma la felice soluzione del sequestro di Quirico, e questa serata in cui possiamo condividere questa felice emozione, ci insegna che occorre molto lavoro, e molta determinazione. E, certo, anche un po’ di fortuna».