Ministro degli Affari esteri Emma Bonino, lei oggi è a Napoli per la giornata conclusiva del convegno dei Giovani industriali. Non sono mancate le accuse da parte di Confindustria nei confronti delle scelte di politica economica del Governo e il caso Alitalia non fa eccezione. Non solo: l`Europa ha dubbi sulla natura del salvataggio. Da ex Commissario europeo che cosa pensa della situazione?
«Questo Governo ha fatto molte cose egregie, in poco tempo e in condizioni difficilissime. Ma se mi chiedesse di fare la lista di quelle che preferisco, non citerei Alitalia. Il vero interesse nazionale non è avere una compagnia di bandiera, bensì disporre di hub che colleghino l`Italia al mondo con voli diretti a medio/lungo raggio. Ecco, se – e solo se – l`operazione Alitalia permetterà di negoziare la fusione con un partner che garantisca centralità agli aeroporti italiani, allora potremo dire che il Governo una settimana fa ha fatto la scelta giusta».
Gli imprenditori, e non solo, chiedono più coraggio sulla legge di stabilità. Più tagli alla spesa pubblica e una sostanziosa riduzione del cuneo fiscale. Quali sono le modifiche possibili?
«La palla passa al Parlamento, senza dimenticare gli impegni con Bruxelles».
Pensa che questa maggioranza sostenuta da partiti così rissosi al loro interno – reggerà o l`assalto alla diligenza farà crollare l`alleanza?
«Penso che Governi col bollino di scadenza non siano adeguati per far fronte alle sfide che il mondo ci prospetta. E che programmando solo per trimestri e non per trienni il Paese si avvita. Abbiamo un programma e dobbiamo attuarlo».
Dal luglio 2014 inizia il semestre italiano di presidenza europea. Quali sono le priorità?
«Innanzitutto che ci troveremo a presiedere l`Unione in un periodo di grande cambiamento: avremo un Parlamento europeo appena rinnovato e Presidenti della Commissione e del Consiglio europeo ancora freschi di nomina. Quindi giocoforza non sarà una presidenza di legislazione, ma di visione politica per il futuro. Certamente non perderemo l`occasione per affermare con più forza ciò che già non abbiamo mancato di dire nei mesi scorsi: che di Europa ce ne vuole di più e non di meno, e che i compromessi al ribasso fanno solo male ai cittadini, e bene ai populismi antieuropei».
Il premier Enrico Letta è in giro per il mondo con l`obiettivo di attrarre investitori esteri. Quanto conta la diplomazia della crescita?
«La diplomazia della crescita è indispensabile per portare l`Italia nel mondo e far venire il mondo da noi. Ma significa anche adeguare la rete diplomatica-consolare alle esigenze del nostro sistema Paese. Dobbiamo assolutamente essere là dove più serve. Ad esempio chiudendo alcuni Consolati in Europa – dove ormai gli italiani sono a casa loro – e contestualmente aprendo nuove sedi in Asia, dove i nostri interessi economici hanno sempre più bisogno di sostegno». Il Governo ha lanciato, proprio su sua iniziativa, il Piano Destinazione Italia. Di che si tratta?
«Il Governo ha svolto un`approfondita riflessione sul dato, spesso trascurato, che l`Italia attrae pochissimi investimenti esteri: solo 1`1,6% del totale mondiale. È nato il Piano Destinazione Italia, articolato in 50 misure per attrarre investimenti esteri: lo scorso 19 settembre il Consiglio dei Ministri lo ha approvato, ora si tratta di trasformarlo in norme e, soprattutto, di dargli piena applicazione. Il Piano prevede misure per rendere la vita più facile agli investitori creando un ambiente favorevole alle imprese caratterizzato da certezza e prevedibilità del quadro giuridico, fiscale ed amministrativo. Un esempio per tutti gli “accordi fiscali” preventivi per investimenti sopra una certa soglia. E poi rafforziamo i tribunali per le imprese, concentrando nei tribunali più grandi le controversie che riguardano gli investitori».
Sul sito www.destinazioneitalia.gov.it è aperta una consultazione pubblica su Destinazione Italia? Perché avete ritenuto opportuno farlo?
«Abbiamo tenuto molto a fare questa consultazione – che è aperta per ancora tre settimane – con gli strumenti tecnologici migliori per consentire a cittadini e imprese di aiutarci a migliorare le 50 misure del Piano. Terremo conto dei risultati della consultazione nella conversione normativa e di attuazione del piano nelle prossime settimane».
L`Expo di Milano è un`occasione per l`Italia. Ma chiuso l`evento, che cosa resterà al Paese?
«La conferma del Presidente Obama al Presidente Letta che gli Stati Uniti parteciperanno e che si aggiunge a quella del Regno Unito tre settimane orsono sono ottime notizie che testimoniano la partecipazione internazionale almassimo livello. Ora entriamo in una nuova fase. Non più quella dell`attrazione dei partecipanti, ma quella dell`attrazione dei visitatori: ci siamo dati l`obiettivo di attrarre – sui venti milioni attesi più di sei milioni di visitatori stranieri. Expo 2015 offrirà un`opportunità straordinaria anche per il rilancio degli investimenti esteri per far sì che restino dopo la chiusura dei padiglioni».
Ministro, lei ha lamentato la difficoltà di avere una politica estera comune europea. Perché è così difficile coinvolgere l`Europa sull`immigrazione?
«La risposta europea ai fenomeni migratori ci pone davanti a questioni fondamentali. La prima è la necessità di adottare a livello europeo strumenti che rendano le politiche migratorie maggiormente efficaci. La seconda è l`esigenza di ricercare soluzioni comuni per regolamentare immigrazione e diritto d`asilo nei diversi Stati membri. I flussi migratori sono un fenomeno transnazionale che necessita di risposte condivise».
Frontex ha mezzi sufficienti oppure ci sono resistenze da parte dei Paesi che non si affacciano sul Mediterraneo?
«Il controllo delle frontiere esterne è alla base dell`efficiente gestione dei flussi migratori. È evidente che il tema-chiave non è la capacità dell`Italia di controllare le proprie frontiere, ma quello di come l`Europa debba sostenere attività i cui benefici tornano a vantaggio di tutti gli Stati membri. In particolare, ritengo fondamentale che l`Europa assicuri risorse tecniche e finanziarie adeguate, soprattutto nel quadro di Frontex».
Il napoletano Cristian D`Alessandro è agli arresti in Russia, come i suoi compagni di Greenpeace. Quali segnali arrivano da Mosca? È possibile almeno lo spostamento in un carcere non con i detenuti comuni?
«Continuiamo a seguire con la massima attenzione il caso. Giovedì scorso si è tenuta a Mosca una riunione del Gruppo Ue per la protezione consolare, allargata alle Ambasciate degli altri Paesi i cui connazionali sono anch`essi detenuti a Murmansk, nella quale si è discusso dei passi congiunti da adottare nei prossimi giorni. La Farnesina ha provveduto a sensibilizzare anche le autorità russe in Italia e la famiglia D`Alessandro è tenuta costantemente aggiornata sugli sviluppi della vicenda».