Una riflessione politica che s`intreccia con una testimonianza diretta dei giorni caldi del Venezuela. Un Paese segnato dal caos, e da sanguinosi scontri di piazza, è quello che nei giorni scorsi ha visitato, in missione ufficiale, Mario Giro, sottosegretario agli Esteri. Con l`Unità, Giro fa il bilancio della missione, racconta degli incontri avuti e di ciò che ha potuto constare sul campo. Allargando l`orizzonte al continente latino americano, Giro afferma che per la «nostra politica estera rappresenta un asset strategico».
Sottosegretario Giro, partiamo da un`affermazione del presidente Nicolàs Maduro: «Il Venezuela ha bisogno di pace e dialogo per andare avanti». Ma gli avvenimenti di queste settimane vanno in tutt`altra direzione. Lei è reduce da una missione in Venezuela. Qual è la situazione del Paese?
«Innanzi tutto è una situazione preoccupante dal punto di vista economico. C`è una grande penuria di alimenti di prima necessità che colpisce tutti; gli scaffali nei grandi magazzini sono vuoti a metà e la società è molto polarizzata. L`Italia, tradizionalmente amica del Venezuela, è preoccupata per questa situazione».
Una situazione di caos. Un caos insanguinato.
«Ci sono tre crisi in atto: la prima è la crisi della sicurezza: una criminalità diffusa che colpisce alla cieca, la società tutta esprime un grande bisogno di sicurezza. C`è poi una seconda crisi, per l`appunto quella economica, che sorprende per un Paese così ricco di risorse. A queste due crisi si aggancia quella politica».
La politica, per l`appunto. È ancora possibile un compromesso?
«Credo di sì. Ho verificato sia negli incontri con esponenti del governo, sia in quelli con l`opposizione, una forte volontà di dialogo. Entrambi pensano che non si esce dalla crisi da soli, non con la violenza, anche se i programmi sono diversi. Ma c`è da superare una antica diffidenza tra le parti».
Quanto pesa il vuoto lasciato da Hugo Chavez?
«Chavez poteva decidere da solo. Oggi è un gruppo che governa e si deve mettere d`accordo».
In questo scenario, cosa può fare l`Italia per favorire il dialogo?
«Con la mia missione ho voluto testimoniare la vicinanza dell`Italia al popolo venezuelano. Come affermato dal ministro Mogherini in Parlamento, noi seguiamo con grande attenzione il Venezuela. Negli incontri che ho avuto, ho offerto tutto l`aiuto possibile per sostenere il dialogo che l`Italia pensa essere l`unica strada. Ho espresso la nostra preoccupazione per la violenza e chiesto la fine di tutti gli scontri».
In Venezuela è presente una forte comunità italiana.
«Ho iniziato la mia missione proprio incontrando i rappresentanti della comunità italiana e le mogli dei sindaci di origine italiana arrestati. Lo spirito degli italo-venezuelani è forte e ne sono rimasto colpito. Ho detto loro che faremo di tutto per proteggerli e per ottenere la liberazione di chi è incarcerato. Si tratta di una comunità storica che è d`esempio per il suo coraggio».
La crisi venezuelana non rischia di estendersi ai Paesi limitrofi?
«Non di estendersi, perché ogni Paese è diverso, ma certamente questa crisi preoccupa i vicini. A riprova vi è la decisione dei Paesi membri dell`Unasur, di designare tre facilitatori nella persona dei ministri degli Esteri di Brasile, Colombia ed Ecuador, che già sono andati a Caracas e vi ritorneranno fra pochi giorni. A questa facilitazione, l`Italia offre il suo appoggio. A tal proposito, è importante la missione che una delegazione di nostri parlamentari inizierà lunedì in Venezuela».
Allargano l`orizzonte geopolitico. Qual è il tratto politicamente più significativo del continente latino-americano?
«Sono molteplici. In questi ultimi dieci anni, l`America Latina ha vissuto una forte vitalità politica per tentare di rispondere alle sfide della globalizzazione e per ridurre la disuguaglianza. Ovviamente i risultati sono diversi da Paese a Paese, ma per noi europei, così statici, l`America Latina rappresenta sicuramente un tentativo a cui guardare con attenzione».
E per l`Italia?
«L`Italia è il Paese con maggiori comunità in America Latina. Deve molto al continente per avere accolto nel corso del tempo milioni e milioni di italiani. Oltre a questo, abbiamo migliaia di imprese che si sono stabilite in America Latina, e una nuova generazione di italiani che lì si stabilisce per lavorare e intraprendere. È tempo che la politica si accorga di questa lunga storia di presenza sempre rinnovata. Per la nostra politica estera, l`America Latina è un asset strategico per la crescita, per la nostra cultura e per la nostra lingua».