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Cinquant’anni di dialogo scientifico con gli emergenti

L’Italia da decenni ospita e finanzia alcuni dei più importanti centri di ricerca scientifica internazionale che lavorano con i Paesi in via di sviluppo e gli emergenti. È una storia importante, poco conosciuta, iniziata cinquant’anni fa, che dobbiamo conoscere.


Nel 1964 nasce a Trieste il primo centro internazionale per la fisica teorica delle Nazioni Unite (Ictp) con lo scopo di accogliere e sostenere i fisici del Terzo mondo. Non fu facile per l’Italia aggiudicarsi tale privilegio in tempi di guerra fredda. Da allora l’Ictp ha prodotto ricerche scientifiche notevoli, come i modelli di predizione del clima; ha accolto 80 premi Nobel per la fisica e oltre 120mila studenti stranieri, dei quali alcuni hanno fatto carriera, come il presidente dell’Albania tra il 1997 e il 2002 o l’attuale ministro dell’Istruzione del Senegal.


L’Ictp ha contribuito a disseminare a Trieste e in Italia altri centri scientifici internazionali. Nel 1984 viene istituita l’Accademia delle scienze per il Terzo mondo (Third World Academy of Science), che assegna contributi a giovani scienziati dei Paesi in via di sviluppo, favorendo gli scambi con i ricercatori italiani. L’Accademia ora conta circa 1.200 membri, provenienti da 90 Paesi, producendo 15 premi Nobel ed eminenti personalità, come l’ex presidente brasiliano Cardoso.


Passano altri dieci anni e viene istituito il Centro internazionale per l’ingegneria genetica e le biotecnologie (Icgeb), che con i suoi 63 Stati membri garantisce lo sviluppo delle biotecnologie per i Paesi in via di sviluppo. Grazie a ricerche dal forte impatto in aree come la rigenerazione dei tessuti, la Sla o il vaccino sulla malaria, l’Icgeb accoglie ogni anno circa mille ricercatori. Grazie al suo cluster scientifico, Trieste diventa un polo d’attrazione per organismi scientifici già costituiti. Nel 2000, le 106 accademie di scienze del mondo decidono di spostare il loro segretariato da Londra a Trieste.


Da Trieste la scienza internazionale s’irradia sulle coste adriatiche. Nel 2003 viene istituito a Pescara il Centro internazionale per la fisica relativistica (ICRAnet). In soli dieci anni gli oltre cento ricercatori ospitati hanno già pubblicato importanti scoperte, relative ai buchi neri e hanno contribuito a risolvere le equazioni di Einstein sul Big bang.


In cinquant’anni si è costruito e rafforzato nell’area adriatica un polo scientifico diffuso, che costituisce un’opportunità per l’Italia, perché ogni anno attira un numero importante di cervelli ad altissimo potenziale che poi si legano al nostro Paese, imparandone la lingua e talvolta scegliendolo come luogo di residenza.


Sono realtà che consentono al nostro Paese di avere una relazione previlegiata con molti Paesi emergenti, attirati dall’alta formazione scientifica. L’Ictp ha aperto due centri regionali in America Latina, a San Paolo e a Città del Messico; la Twas ha cinque uffici: Egitto, Kenya, India, Cina e Brasile; l’Icgeb ha un campus universitario in India e in Sudafrica e l’ICRAnet ha appena aperto una sede a Rio.


I circa 33 milioni di euro che lo Stato italiano stanzia ogni anno per tali centri sono un investimento per la ricerca scientifica del nostro Paese, ma anche catalizzatori di finanziamenti equivalenti da parte di donatori importanti come l’Unesco e l’Aiea, la Cina, il Brasile e la Svezia o la Fondazione Gates, che partecipano a numerosi progetti. Quest’attività ha ricadute positive sull’immagine e sul tessuto produttivo italiano, come sull’industria aerospaziale e le biotecnologie.


Ci sono ancora molte potenzialità da mettere a frutto. Tutti questi centri consentono di connettersi sempre più con attori economici, accademici e territoriali italiani. Il cinquantesimo anniversario dell’inizio di questa esperienza a Trieste è l’occasione per approfondire questa proficua relazione.

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