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Intervista al Ministro Mogherini in occasione della visita in Montenegro (Portale Analitika)

Traduzione di cortesia



Nell’augurarle un sincero benvenuto in Montenegro, ci teniamo particolarmente a sottolineare l’onore che ha fatto al nostro Portale Analitika rilasciandoci quest’intervista.Come spiega il fatto di essere il primo Ministro degli Affari Esteri d’Italia a recarsi in visita a Podgorica, dopo otto anni dall’indipendenza del Montenegro?


Io posso solo dire il motivo che mi ha spinto a essere qui ed è il fatto che il Montenegro, fin dall’indipendenza, è stato ed è una storia di successo in una regione ancora attraversata da instabilità. È vero che più spesso si corre al capezzale dei malati, non degli amici in buona salute, ma mi fa piacere essere io il primo ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana a compie una visita ufficiale in Montenegro, Paese che noi italiani sentiamo vicino non solo per ragioni geografiche. Inoltre sono qui a conclusione di un giro che mi ha condotto in cinque capitali dei Balcani Occidentali e da cui ho tratto ulteriore conferma degli stretti legami tra questa Regione e l’Italia. Non poteva mancare il Montenegro.Tenevo a questo viaggio e alla visita a Podgorica, meno di un mese dopo l’inizio del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, come segnale della fiducia dell’Italia nel futuro europeo dei Balcani occidentali e nel ruolo avanzato del Montenegro nel cammino euro-atlantico.Sul piano bilaterale abbiamo già un dialogo molto ben impostato, grazie alla frequenza degli scambi di visite istituzionali sin dalla riacquistata indipendenza del Montenegro. Con il Vice Premier, nonché Ministro degli Affari Esteri, Igor Luksic, ad esempio, questo di oggi è addirittura il nostro quarto incontro bilaterale in appena tre mesi e mezzo. Alla sua visita a Roma, lo scorso 15 aprile, lego anche il piacevole ricordo della firma del mio primo accordo internazionale dalla data del mio insediamento alla guida della Farnesina.


Come valuta i progressi che il Montenegro ha fatto sul cammino verso l’adesione all’UE?


Notevoli. Nei venticinque mesi dall’apertura dei negoziati di adesione sono stati avvuatindodici capitoli negoziali, due dei quali già provvisoriamente chiusi. Il Montenegro ha già aggiornato la sua Costituzione, ha varato riforme complesse e ha adottato strategie cruciali per l’avanzamento del negoziato.Questo risultato lusinghiero è stato conseguito grazie alla determinazione del Governo montenegrino, delle forze politiche nazionali e dei cittadini che li hanno sostenuti. Ma non sono consentite battute d’arresto: è essenziale che si prosegua insieme sulla tabella di marcia, nel rispetto degli obiettivi e delle scadenze, e che ci sia piena attuazione alle riforme.


Quali sono i maggiori ostacoli per il Montenegro nell’aderire all’UE? Secondo Lei, il Montenegro sta agendo in conformità all’agenda europea, in particolare riguardo ai capitoli 23 e 24? Sappiamo del miglioramento dei rapporti e della collaborazione tra le due polizie nel contrastare la criminalità organizzata. Come valuta la collaborazione tra l’Italia ed il Montenegro nella lotta congiunta alla criminalità organizzata?


L’Europa non pone ostacoli né al Montenegro, né ad altri Paesi candidati ai fini dell’adesione. Parlerei piuttosto di sfide che in effetti sono molte. E di opportunità, poiché non dobbiamo dimenticare che il negoziato di adesione offre soprattutto opportunità. Pensiamo ai molti programmi di assistenza forniti dai Paesi dell’Unione o all’aiuto finanziario arrivato da Bruxelles. Negoziare l’ingresso nell’Unione Europea comporta per ciascun Paese candidato la costante volontà di fare riforme, grazie a decisioni politiche radicali che incidono profondamente nel tessuto istituzionale del Paese, nel suo ordinamento giuridico, nel funzionamento del mercato.Il perfezionamento dello stato di diritto costituisce la sfida principale, non foss’altro che per la mole di revisione normativa e di interventi attuativi che esso comporta. Non meno fondamentale è il contrasto alla criminalità organizzata e alla piaga della corruzione, che corrode gli stati dall’interno, sino a rappresentare una potenziale minaccia alla sicurezza e alla sovranità nazionale. L’auspicio dell’Unione Europea è che quanto prima il Parlamento montenegrino possa eleggere il procuratore speciale dello Stato, indispensabile per una incisiva strategia contro ogni forma di crimine, da quello organizzato, alla corruzione, agli atti intimidatori e le aggressioni contro esponenti degli organi di informazione. Sono certa che le forze politiche individueranno un candidato di elevatissimo profilo sul quale far convergere il necessario consenso. La scelta di aderire all’Unione, per quel che essa comporta, richiede un’assunzione di responsabilità nazionale che impegna l’intero arco parlamentare, non solo il Governo.A livello bilaterale, l’Italia è molto soddisfatta della cooperazione avviata fra la magistratura del Montenegro e quella italiana, fra le nostre forze di polizia e le vostre. Una collaborazione che si è espressa attraverso la forte intensificazione degli scambi di visite registrata più di recente, a livello politico e tecnico, e attraverso contatti sempre frequenti e fruttuosi tra gli investigatori. Nei giorni scorsi abbiamo anche avviato un dialogo inedito fra la polizia di frontiera montenegrina e la Guardia costiera italiana che in futuro potrebbe condurre a pattugliamenti congiunti.In autunno l’Italia avvierà un importante progetto regionale finanziato dall’Unione Europea sul tema della collaborazione di polizia. Abbiamo deciso che qui a Podgorica avrà sede l’Ufficio di coordinamento dell’intero progetto. Un riconoscimento importante per il Governo del Montenegro e un’occasione ulteriore della quale avvalerci per promuovere la cooperazione bilaterale di polizia.Detto questo, esistono ancora notevoli margini per approfondire la nostra collaborazione. È in questo spirito che oggi i nostri Paesi compiono un ulteriore passo avanti attraverso la firma, mia e del Vice Premier Luksic, del Protocollo bilaterale che dà attuazione all’Accordo tra Bruxelles e Podgorica sulla riammissione dei residenti illegali.


Quando l’Italia ha assunto la Presidenza di turno dell’UE, i media hanno citato il Primo Ministro Renzi che ha dichiarato che le priorità del Governo di Roma nel corso del semestre di presidenza saranno la crescita economica e le riforme interne, mentre l’allargamento non veniva menzionato. D’altro canto, il suo predecessore Franco Frattini, nella sua veste di Presidente della SIOI, ha dichiarato di recente in un’intervista rilasciata ad uno dei media montenegrini che il Montenegro è “un fattore di stabilità dei Balcani occidentali” e che diventare membro della NATO e dell’UE è di “particolare importanza” per il nostro Paese. Ci dica “di prima mano” qual è la posizione del Governo Renzi sull’allargamento dell’UE, essendo il Montenegro uno dei Paesi per i quali l’adesione all’UE è una delle priorità della politica estera?


“Crescita economica e più posti di lavoro” costituiscono la priorità immediata che caratterizza proprio il semestre di Presidenza italiana. Le misure per la crescita si rivolgono all’interno dell’Unione, ma le ricadute positive si avvertiranno anche all’esterno, specie nell’immediata periferia: se le economie degli Stati membri riprendono a correre anche il Montenegro ne avvertirà l’onda d’urto e i benefici.L’integrazione è una priorità, che investe la Presidenza italiana, ma comincia per noi ben prima e va ben oltre il nostro mandato semestrale. La posizione italiana in materia di allargamento, al Montenegro e agli altri Paesi dei Balcani occidentali, è chiarissima: siamo a favore del loro ingresso quanto prima. Questa non è una novità di oggi, non nasce dal programma della nostra Presidenza di turno. E’ una costante della politica estera italiana cui vogliamo dare ancora maggiore impulso. La politica sull’allargamento è la chiave di volta del successo dell’Unione Europea – e della NATO – nel promuovere pace, democrazia e sicurezza in Europa. Lo riconoscono esplicitamente le motivazioni del Premio Nobel per la pace all’Unione del 2011.Proprio quest’anno commemoriamo il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale. La scintilla fu qui nei Balcani, ma i semi risiedevano nei nazionalismi e negli sterili disegni egemonici, gli stessi che fecero precipitare nuovamente l’Europa nel secondo conflitto mondiale. È su quelle rovine che abbiamo costruito l’integrazione europea, finalmente consapevoli che “la pace non è solo assenza di guerra, che la pace è cooperazione, è comunanza di sforzi, è solidarietà”, come ha detto il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.Allargamento dell’UE ai Balcani occidentali, per la politica estera italiana, e adesione all’UE, per la politica estera montenegrina sono due facce della stessa medaglia. La priorità è identica. Tuttavia l’adesione del Montenegro all’Unione Europea non si decide tanto a Bruxelles, si decide a Podgorica: sarà il frutto dei negoziati di adesione, e sarà determinata dall’esito delle riforme varate e attuate dal Montenegro.


Indipendentemente dalle aspirazioni del Montenegro a diventare fra qualche anno un membro dell’UE come lo è l’Italia, i nostri due paesi sono comunque molto vicini, uniti da profondi e permanenti legami storici. In quale posizione si piazza il Montenegro nell’attuale politica estera italiana?


Ha ragione. I nostri Paesi condividono alcuni passaggi della loro storia, un retaggio di rapporti e di contatti positivi che abbiamo ereditato e che ci consentono di dialogare in maniera proficua. Non abbiamo ombre che pesino sulle relazioni bilaterali tra Montenegro e Italia. Al contrario, possiamo far leva anche su un non comune e schietto patrimonio di mutua comprensione e di reciproca simpatia, alimentato dall’intensità dei contatti fra i nostri popoli, resi più vivaci dalle nuove generazioni. La nostra contiguità geografica offre notevoli potenzialità di sviluppo e approfondimento delle relazioni bilaterali, ma è anche motivo di responsabilità.Vorrei aggiungere che il Montenegro costituisce una straordinaria porta di accesso alla regione balcanica, cui guardano con crescente interesse le nostre imprese. Anche questo contribuisce a rendere così speciali i rapporti fra Roma e Podgorica.


L’Italia, almeno nel settore dell’energia, è un leader nel campo degli investimenti esteri in Montenegro. È una posizione sicuramente destinata ad essere rafforzata a seguito della posa del cavo energetico sottomarino. Ci sono anche indicazioni per gli investimenti nel campo del turismo per il quale l’Italia finora, sorprendentemente, non ha dimostrato un interesse particolare?


Siamo effettivamente un investitore molto importante in Montenegro e possiamo concederci il privilegio di affermare che rappresentiamo un partner strategico di questo Paese nel campo dell’energia. (SI: togli! io toglierei tutto questo: A2A e Terna sono già presenti con i loro progetti; mi auguro che presto possa aggiungersi ad esse anche ENI, con la sua straordinaria esperienza e affidabilità nelle esplorazioni off-shore alla ricerca di gas e petrolio. Sono qui a Podgorica anche per discutere con le Autorità del Montenegro di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e di grandi progetti infrastrutturali come quello sul gasdotto Ionico-Adriatico, destinato in un orizzonte mi auguro non troppo distante ad allacciarsi a quello transadriatico).l’Italia è stata il primo Paese a investire in Montenegro dopo il referendum sull’indipendenza nazionale. Si è trattato di un importante segnale di fiducia verso questo Paese e oggi i rapporti economici accomoagnano il Montenegro nel suo percorso di avvicinamento all’Unione Europea. Questo avviene attraverso il continuo esercizio di condivisione di regole e di modalità di gestione aziendale tra i manager italiani e i manager locali.Il turismo è effettivamente uno dei settori che potrebbe offrire le maggiori potenzialità, ove si considerino le bellezze del Montenegro, la sua natura incontaminata e la varietà degli ambienti paesaggistici. Potenziali investitori italiani non mancano, ma probabilmente dobbiamo riflettere sulla possibilità di compiere uno sforzo aggiuntivo per mettere a loro disposizione ogni necessaria informazione. È necessario poi che trovino un quadro giuridico moderno, una disciplina di mercato che consenta la libera concorrenza e un contesto di sicurezza.


È certo che il Montenegro al prossimo summit in Galles non avrà l’invito alla NATO. Le interpretazioni di questa decisione sono diverse. Qual è la posizione del Ministero degli Affari Esteri italiano a riguardo?


Dopo un approfondito dibattito in Consiglio Atlantico è emerso l’orientamento a non invitare nuovi membri immediatamente, in occasione del Vertice di Celtic Manor, pur riaffermando esplicitamente il principio che la porta dell’Alleanza rimane aperta. Lo ha ribadito di recente il segretario generale Anders Fogh Rasmussen e il vertice offrirà al Montenegro una prospettiva concreta di apertura in tempi rapidi.Grazie alle riforme varate nel campo dello stato di diritto e alla revisione del modello di difesa nazionale, il Montenegro si trova nella posizione più avanzata per entrare nell’Alleanza. Questo è quanto abbiamo riconosciuto, sia l’Italia sia gli altri alleati, a fine giugno a Bruxelles. Abbiamo preso atto dei notevoli progressi già compiuti dal Montenegro e offerto un dialogo ancora più intenso, affinché a fine 2015 si possa finalmente fare stato dei passi avanti che consentano di estendere al Montenegro l’invito ad aderire. Da parte dell’Italia c’è l’impegno e la fiducia che questo percorso si realizzi.L’Italia, e io personalmente come ministro degli Esteri, ha fortemente sostenuto quest’apertura a Podgorica. Siamo ora disponibili a fornire ogni assistenza, se richiesta, per consentire al Montenegro di arrivare pronto all’appuntamento del 2015.Il Montenegro è un partner importante della Nato. I vostri soldati sono schierati in teatri difficili, ad esempio in Afghanistan, per contribuire a riportare la pace e la sicurezza, ed è un contributo per il quale l’Italia e gli tutti gli Alleati sono profondamente grati al Montenegro.


Lei, essendo un politologo ed avendo scritto una tesi in politica filosofica, era incaricata nel suo Partito per Iraq, Afghanistan e la pace al Medio Oriente. Quindi, parliamo di temi di politica internazionale molto complessi. Anche i Balcani sono un tema complesso. Contribuirebbe l’ingresso del Montenegro nella NATO ad una stabilità permanente nei Balcani?


Non sono un politologo, faccio politica e da molti anni. Sicuramente la Nato offre garanzia di sicurezza ai suoi membri, ma proietta anche sicurezza e stabilità intorno al proprio perimetro, non diversamente da quanto fa in termini politici ed economici l’Unione Europea. E’ in quest’ottica che si parla d’integrazione euro-atlantica dei Balcani occidentali. E’ evidente che ogni ingresso di un “pezzo” della regione, nell’Alleanza o nell’Unione, ne accresce la stabilità complessiva. Come del resto è avvenuto, ormai da mezzo secolo, in Europa occidentale, e nell’ultimo ventennio nell’Europa centrorientale. Questo vale, senza ombra di dubbio, anche per l’ingresso del Montenegro nella NATO; questo il motivo per cui mi auguro possa avvenire nei tempi brevi di cui parlavamo.Vorrei aggiungere che vi è uno specifico interesse dell’Italia e del Montenegro. Si chiama Adriatico. La consolidata presenza dell’Alleanza in Adriatico produce anch’essa ricadute positive in termini di sicurezza per l’intera regione dei Balcani Occidentali. Di fatto, dal punto di vista geostrategico l’Adriatico è già prossimo a diventare definitivamente un lago di sicurezza e di prosperità, un lago NATO e UE, con effetti positivi anche per la Serbia, il Kosovo o FYROM. Manca il tassello montenegrino e speriamo possa presto essere colmato.Oggi le minacce alla sicurezza non sono solo di natura territoriale, anzi lo sono sempre meno. Siamo confrontati a minacce che in gergo diplomatico chiamiamo non convenzionali: dal terrorismo, ai cyberattacchi, sino alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. La NATO è al momento l’unica organizzazione di sicurezza che ha dato prova sul campo di saper di affrontare con successo queste minacce e contrastarle efficacemente; ed è, tengo a ricordarlo, un’organizzazione politica e militare. Questa doppia natura ne rappresenta il punto di forza, a maggior ragione in presenza di minacce non convenzionali. Non vedo neppure all’orizzonte soluzioni in grado di sostituire l’Alleanza nella sicurezza europea.


Dobbiamo infine notare che il Presidente della Repubblica Italiana non ha mai visitato Podgorica ufficialmente. Il Presidente Sandro Pertini aveva visitato la città di Pljevlja nel lontano 1983, in occasione della commemorazione della brigata dei Garibaldini, ed è stata l’ultima volta che il Montenegro ha avuto l’onore di ospitare un presidente italiano. Quando ci farete di nuovo questo onore?


Apprezzo molto la considerazione e l’affetto che anche in Montenegro circondano la figura del Presidente della Repubblica Italiana.Gli incontri passati tra il Capo dello Stato e il Presidente del Montenegro sono sempre stati improntati ad autentica cordialità, in linea con l’intensità dei rapporti bilaterali fra i nostri Paesi. Sarò lieta, al mio rientro a Roma, di trasmettere al Presidente Napolitano le aspettative per una sua missione qui.