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Intervista al ministro Mogherini in occasione della visita in Serbia (Politika)

Traduzione di cortesia


L’Italia e’ dal primo luglio Presidente del Consiglio dell’UE. Quali saranno le priorità della presidenza italiana?


L’Italia ha presentato a Bruxelles un programma ambizioso, che nasce dalla volontà di raccogliere la sfida del cambiamento anche a livello europeo. In questo senso e’ un programma che punta ad aprire una fase nuova, che va oltre il Semestre di Presidenza italiana, con l’obiettivo di iniziare finalmente a lavorare per la crescita economica e l’occupazione. Sono due priorità fondamentali non solo per i cittadini dei 28 membri dell’Unione Europea, ma anche per quelli di Paesi candidati come la Serbia. Siamo convinti che insieme alla disciplina fiscale servano politiche che tornino a incoraggiare crescita e investimenti e che introducano meccanismi di rafforzamento del mercato interno, di sostegno alle piccole e medie imprese europee, puntando sull’innovazione tecnologica, la ricerca, la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile. Sono in parte temi che l’Italia pone al centro dell’appuntamento di EXPO Milano 2015, la grande fiera universale che il prossimo anno riunirà oltre 130 Paesi (inclusa la Serbia) sotto lo slogan “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”.


Vi e’ un’altra priorità del programma della Presidenza italiana dell’UE che riguarda direttamente la Serbia: l’integrazione dei Balcani occidentali, per completare il progetto originario dei padri fondatori dell’Europa unita. Ed e’ proprio per questo che ho programmato, nelle prime settimane del Semestre, questa visita nel Balcani occidentali che si conclude oggi con le capitali che sono più avanti nel processo di adesione.


Definire quelli che, in prospettiva, saranno i nuovi confini dell’Europa rafforzerà anche lla capacita’ di dialogare -e di farlo con una voce sola e autorevole- con i vicini e sulla scena globale. Proprio il rafforzamento del ruolo “esterno” dell’Europa e’ un altro tema centrale della nostra visione del futuro di un’Unione cui è sempre più di frequente richiesto di assumere responsabilità nella ricerca di soluzioni alle situazioni di crisi: dal Medio Oriente al Nord Africa, dall’Ucraina al Mali.


Quale messaggio Lei sta portando a Belgrado con riferimento alle prospettive della Serbia di adesione all’UE?


Il messaggio che sono venuta a portare oggi a Belgrado e’ di forte incoraggiamento a proseguire con convinzione lungo il percorso sul quale la Serbia si e’ incamminata negli ultimi anni e che pochi mesi fa ha prodotto i primi frutti con l’apertura dei negoziati di adesione all’Unione europea. In questo momento storico la Serbia condivide con l’Europa le stesse priorità di crescita economica, occupazione e cambiamento. E sono lieta di vedere che il Governo serbo,anche di fronte a una situazione resa più complessa dalla recente tragedia delle alluvioni, è molto determinata a promuovere l’agenda delle riforme indispensabili per modernizzare questo Paese, prima ancora che per adeguarsi agli standard europei. Pochi giorni fa il vostro Parlamento ha approvato un’importante riforma del mercato del lavoro e altri provvedimenti sono in corso di definizione per riavviare il motore dello sviluppo economico, migliorare il clima imprenditoriale e rendere l’economia serba più trasparente, competitiva e attraente per i nuovi investimenti. Ci sono quindi tutte le buone premesse affinché, continuando lungo questo percorso e potendo contare sul convinto appoggio della Presidenza italiana, la Serbia compia ulteriori passi per aprire già nei prossimi mesi i primi capitoli del negoziato di adesione all’Unione europea. Ma nel corso di questo Semestre l’Italia intende fare ancora di più portando l’Europa in Serbia. A settembre, infatti, su iniziativa italiana, i ventotto rappresentanti degli Stati membri dell’UE che a Bruxelles si occupano del percorso europeo della Serbia nel gruppo di lavoro COELA si riuniranno per la prima volta a Belgrado e potranno verificare direttamente sul campo i tanti progressi che il vostro Paese ha compiuto in questi ultimi mesi.


Come giudica lo stato dei rapporti tra i nostri due Paesi? Ritiene ci sia spazio per un ulteriore miglioramento?


Abbiamo parlato molto di crescita e di occupazione. Mi piacerebbe rispondere a questa domanda con pochi numeri che descrivono chiaramente la profondità dei nostri rapporti proprio sul terreno che vede le nostre imprese impegnate a cogliere opportunità di crescita che offre la Serbia. Festeggiamo quest’anno 135 anni di relazioni diplomatiche e, con3,5 miliardi di eiro di interscambio e 2 miliardi di euro di investimenti e oltre 500 imprese qui presenti, l’Italia e’ il primo partner commerciale e il primo paese investitore in Serbia. Siamo consapevoli che per continuare ad alimentare l’intensità di queste relazioni e’ necessario infondere nuova linfa e gettare le basi per nuove iniziative di cooperazione economica, ma anche nel settore della ricerca e dell’innovazione. Solo poche settimane fa, la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha guidato qui a Belgrado una delegazione di oltre trenta imprenditori sottoscrivendo intese proprio nei settori strategici per Italia e Serbia dell’energia, delle infrastrutture e trasporti e della ricerca scientifica.


Dopo le alluvioni che hanno così duramente colpito queste terre ci siamo tutti impegnati per l’assistenza immediata e la ricostruzione, da ultimo nella Conferenza di Bruxelles del 16 luglio. L’Italia sin da subito si è mobilitata e anche a Bruxelles si è impegnata contribuendo sul piano bilaterale oltre che su quello multilaterale. Ma non basta. Guardiamo già al futuro e, con la concretezza che caratterizza la tradizionale amicizia tra i nostri due paesi, pensiamo che la solidarietà debba ora tradursi in rilancio della cooperazione economica per sostenere la ripresa della Serbia grazie anche a imprese italiane che vedono nell’internazionalizzazione un via concreta per la crescita.


Come potranno conciliarsi i diversi interessi dei paesi dell’UE in politica estera e di sicurezza? Per esempio, i paesi baltici, il Gruppo di Visegrad e la Svezia sono per sanzioni piu’ severe contro Mosca, mentre molti altri membri non lo sono.


Quando si parla di crisi così gravi non si può ragionare in termini di interessi particolari, ma di rispetto del diritto internazionale. L’Ue fin qui ha avuto una linea comune e unanime e sono certa che così sarà in tutte le decisioni, anche le più difficili. Così è stato anche in questi giorni, con la decisione comune di estendere la lista di persone ed entità colpite da sanzioni.


Insistere sulla necessità di una soluzione politica in Ucraina. Cosa significa?


Significa richiamare tutti alla consapevolezza che Paesi vicini condividono, insieme alle frontiere, anche un destino comune, e che il dialogo politico è l’unico strumento per risolvere anche le controversie più dure. Per questo l’Unione Europea ha sempre insistito sulla necessità che tacciano le armi e vengano realizzati gli impegni presi in diverse occasioni per una soluzione negoziale. Alle parole però devono seguire i fatti, e questo finora non è avvenuto. Cosa ancora più grave di fronte all’abbattimento del volo della Malaysia Airlines.

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