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Gentiloni: «Los esclavistas del siglo XXI» (El Pais)

Abbiamo tutti negli occhi le immagini dei bambini lasciati inermi sulle spiagge o dei migranti rinchiusi nelle stive di barconi fatti affondare.

La responsabilità di questi orrori non è solo da addebitare a guerre e carestie. Ci sono responsabili in carne ed ossa e sono i criminali che organizzano il traffico di esseri umani: gli schiavisti del XXI secolo.

Contro questi criminali operano le giurisdizioni di diversi Stati, ma è finora assente la giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Un’assenza che credo possa essere superata.

Come è noto, la Corte può agire solo riguardo ai crimini commessi sul territorio di uno Stato firmatario dello Statuto di Roma o da un cittadino di uno Stato Parte. Ma anche se vari Paesi dove operano i trafficanti non hanno aderito alla Corte, essa avrebbe giurisdizione territoriale sui crimini commessi in Libia, in ragione del fatto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espressamente riferito alla Corte la situazione successiva alla caduta del regime del Colonnello Gheddafi.

Ad avvalorare la possibile competenza della CPI, andrebbe tenuto conto che dei flussi migratori più recenti si sono resi responsabili non solo semplici scafisti, ma gruppi organizzati, oltre al sedicente “Stato Islamico”. Soggetti che – attraverso un’azione sistematica di torture, persecuzioni, omicidi, sequestri, “riduzione in schiavitù” – costringono intere popolazioni, in modo diretto o indiretto, a lasciare le proprie terre d’origine e a migrare verso altri Paesi. L’esercizio di questo tipo di violenza può essere configurato come crimine di guerra o contro l’umanità e rientrerebbe pertanto a pieno titolo nella giurisdizione della Corte Penale Internazionale nel caso in cui i Paesi dove tali crimini vengono perpetrati non siano in grado, o non vogliano, perseguirli.

Del resto lo Statuto della Corte si riferisce esplicitamente, tra gli atti assimilabili ai crimini contro l’umanità, alla “riduzione in schiavitù”.

Nel breve periodo, si tratterebbe di sensibilizzare la Procuratrice della Corte affinché possa avviare indagini laddove consentito dalle regole sulla giurisdizione dello Statuto di Roma. In una prospettiva di lungo corso, andrebbe messa in cantiere una revisione dello Statuto della Corte Penale Internazionale al fine di inserire esplicitamente nella sua giurisdizione il crimine di tratta delle persone.

Fare in modo che almeno alcuni dei responsabili delle organizzazioni di trafficanti di esseri umani possano essere giudicati dalla CPI non è un obiettivo semplice e immediato. Ma certo non possiamo rassegnarci al fatto che la principale istituzione della giustizia penale internazionale rimanga estranea ad alcuni dei crimini più efferati dei nostri giorni.