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Gentiloni e Hammond: “Roma e Londra assieme per migliorare l’Unione” (la Repubblica)

Caro direttore, Italia e Regno Unito hanno due idee profondamente diverse di Europa. A differenza di quella britannica, che ha come principale punto di riferimento il mercato unico, la visione italiana è d’ispirazione federalista e contempla un processo di integrazione europea sempre più stretta, sia in termini economici che sul piano politico-istituzionale. Nonostante obiettivi e approcci così distanti, nel corso degli anni Italia e Regno Unito hanno promosso i valori di pace, libertà e rispetto dei diritti umani sui quali si fonda la costruzione europea; hanno lavorato insieme per garantire più sicurezza e prosperità al nostro continente. L’Unione Europea che oggi conosciamo è stata costruita con l’apporto di tutti gli Stati membri. E se l’Italia, in quanto Paese fondatore, è stata protagonista delle tappe più significative che hanno scandito la costruzione europea anche il Regno Unito ha offerto un contributo rilevante nel plasmare l’Unione, soprattutto per quanto riguarda la costruzione del mercato unico e la realizzazione del processo di allargamento.

Oggi, Italia e Regno Unito concordano sull’esigenza di riformare profondamente l’Unione Europea, semplificandone funzionamento, procedure e regolamenti. E cioè giunto il momento di dotare la Ue di politiche e strumenti più efficaci per affrontare le nuove sfide internazionali. Abbiamo bisogno di favorire un’economia competitiva e far crescere l’occupazione, per sfruttare appieno le potenzialità del mercato unico oltre che nel settore dei beni, in quello dei servizi e del digitale. L’Ue dovrebbe fissare un obiettivo per la riduzione del carico complessivo di oneri normativi sulle imprese. Più in generale, abbiamo bisogno di una Ue migliore per governare con lungimiranza il fenomeno migratorio, per portare stabilità e sicurezza ai nostri confini, per concludere un Ttip ambizioso, per ricostruire un rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini europei.

Italia e Regno Unito sono convinte che sia possibile lavorare insieme su un pacchetto di riforme che affronti questioni specifiche come il ruolo dei Parlamenti nazionali, la competitività, il governo dell’economia e il welfare, in modo da rendere la Ue più semplice, più efficiente e meno burocratica. Il negoziato avviato sulla base della proposta di riforma del Regno Unito offre un’utile opportunità per creare una Ue più competitiva, democraticamente responsabile e flessibile. Per l’Italia, i membri della zona Euro hanno il diritto di procedere sulla strada di una maggiore integrazione, come modo per recuperare il potenziale di crescita economica e di credibilità politica dell’Europa. Questa strada può essere percorsa riconoscendo che c’è più di una moneta in uso nell’Ue e tenendo pienamente conto dei diritti e degli interessi degli Stati non-Euro, in particolare tutelando l’integrità del mercato unico che rimane un bene comune per tutta l’Unione. Il Regno Unito non ha aderito alla moneta unica e non intende farlo nel futuro prossimo. Ma una governance della zona Euro più forte per assicurare una moneta di successo nel lungo periodo, con le giuste salvaguardie per i Paesi che sono fuori dalla moneta comune, sarebbe nell’interesse di tutti. Rafforzerebbe le prospettive di sviluppo attraverso la stabilità macro economica e il miglioramento della competitività dell’Europa nel suo complesso.

Più in generale, Italia e Regno Unito ritengono che lo schema da seguire per conciliare le diverse visioni di Unione Europea che esistono oggi tra i suoi Stati membri è di adottare un nuovo modello di funzionamento della Ue che ruoti attorno al principio di flessibilità per gestire una maggiore o minore integrazione. Si tratta di un approccio che — di fatto — è già stato applicato. Del resto, la prospettiva di ricorrere a diversi livelli di integrazione europea è da tempo al centro del dibattito sul futuro della Ue. Alla riunione di giugno 2014, il Consiglio europeo ha concordato che: “il concetto di Unione sempre più stretta lascia spazio a percorsi di integrazione diversi per Paesi diversi, permettendo a quelli che intendono approfondire l’integrazione di andare avanti in tal senso e rispettando nel contempo il desiderio di chi non intende procedere oltre nell’integrazione”.

Un’Unione Europea che potrebbe arrivare a contare più di trenta Stati membri, avrebbe interesse ad accogliere una tale logica, permettendo così a tutti i Paesi di trovare il proprio livello di integrazione nella Ue, secondo la volontà dei rispettivi popoli. Talvolta, Italia e Regno Unito possono seguire percorsi differenti. Ma proprio per questo la loro disponibilità a dialogare e a lavorare insieme per individuare un punto di incontro tra le rispettive visioni ed esigenze è ancora più importante. Abbiamo bisogno di una Ue in grado di combinare positivamente queste differenti visioni di Europa e di accogliere pienamente tali diversità. Abbiamo bisogno di una Ue flessibile e riformata in cui differenti percorsi di integrazione possano coesistere con successo, rendendo l’Unione pronta ad affrontare il futuro. Lavoreremo insieme per raggiungere questo risultato.

I ministri degli Esteri di Italia e Regno Unito

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