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Gentiloni: «Sfida globale al terrorismo» (L’Unità)

Fare il “tagliando” alla strategia internazionale anti-Daesh e valutare le nuove sfide che il terrorismo ci pone. Era questa l’agenda dello “Small Group” della Coalizione anti-Daesh, dal quale sono emersi tre messaggi politici che guideranno le future azioni.

Il primo riguarda i risultati sinora raggiunti. La strategia anti-Daesh sta funzionando. Sul piano simbolico, perché la riconquista di Ramadi, dopo Tikrit, Sinjar e Bayjil, ha colpito il suo alone di invincibilità. Sul piano dell’estensione del sedicente “Stato”, visto che nell’ultimo anno Daesh ha perso il 40% del territorio che controllava in Iraq e il 20% di quello in Siria. Sul piano finanziario, dal momento che gli introiti dei terroristi legati al contrabbando di risorse naturali sono crollati del 30%, tanto da costringerli a dimezzare i salari per i combattenti. Il secondo messaggio concerne la necessità di fronteggiare la forma mutevole della minaccia Daesh. Sotto pressione in Iraq e Siria, i jihadisti stanno cercando altrove successi e risorse, come dimostrano i recenti attentati a Parigi e Istanbul, e l’infiltrazione in Libia. Abbiamo di fronte un’organizzazione ibrida e resiliente, capace di pianificazione strategica. Dobbiamo pertanto combatterne le ambizioni globali, rafforzando la protezione dei nostri cittadini anche attraverso una più stretta cooperazione tra le agenzie di intelligence. Monitorare la situazione in Libia è inoltre una priorità assoluta, per impedire che diventi zona franca per i jihadisti. Il terzo spunto conferma una forte convinzione dell’Italia: per sconfiggere Daesh è necessaria una strategia multidimensionale. L’azione militare resta indispensabile, ma va accompagnata con un impegno diplomatico, economico e culturale. Lo sguardo lungo ci impone la costruzione di un nuovo ordine mediterraneo, non l’illusione di soluzioni rapide o “guerre lampo”. Dobbiamo investire nell’avvio del processo di transizione politica in Siria, nel sostegno all’applicazione di un’agenda riformatrice in Iraq, nel ruolo di stabilizzazione che potrà svolgere in Libia il Governo di Accordo Nazionale. È inoltre fondamentale rafforzare la resilienza sociale di Paesi come Tunisia, Giordania e Libano. Sullo sfondo di questi tre messaggi, è significativo che i partecipanti alla riunione – a cominciare dal Segretario di Stato, Kerry – abbiano rinnovato il grande apprezzamento per il contributo di primo piano che l’Italia assicura, sia in termini di sostegno logistico che di leadership nelle attività di addestramento dei peshmerga curdi e delle forze di sicurezza e di polizia irachene.